Sono ore drammatiche negli uffici dell'ambasciata degli Stati Uniti a Kabul. Da quando venerdì è arrivato il primo ordine di distruggere i documenti sensibili, il lavoro è diventato frenetico. E la paura dell'arrivo dei talebani ha iniziato a dilagare per i corridoi di un edificio che non è solo una rappresentanza diplomatica, ma un simbolo. Come lo era stato l'ambasciata a Teheran durante la rivoluzione di Khomeini o come lo fu a Saigon nel 1975. Gli elicotteri sono arrivati alle prime luci dell'alba, mentre una parte del personale ha già lasciato l'edificio nella notte a bordo di veicoli blindati in direzione dell'aeroporto.
I talebani premono mentre Ghani lascia il Paese
Il rappresentante speciale per l'Afghanistan, Zalmay Khalilzad, avrebbe chiesto ai talebani di evitare l'ingresso a Kabul almeno fino a che tutti i cittadini statunitensi non siano evacuati. Per adesso i guerriglieri sembrano aver accettato l'accordo. Agli "studenti coranici" non interessa entrare in massa nella capitale con il rischio di colpire un cittadino americano. Ora hanno la vittoria in pugno: commettere un errore del genere significherebbe scatenare i battaglioni di marines giunti a Kabul per proteggere i civili durante l'evacuazione. E adesso che il presidente afgano, Ashraf Ghani, ha lasciato il Paese diretto in Tagikistan (e forse con destinazione finale in Russia), tutto sembra proiettato verso la vittoria delle forze dei taliban.
Le procedure per la chiusura dell'ambasciata
Per gli Stati Uniti non si tratta solo della chiusura di una rappresentanza diplomatica. L'ambasciata di Kabul è stata per venti anni il cuore della politica Usa in Afghanistan e un fondamentale centro di intelligence. Qui c'erano migliaia di persone, tra afghani e statunitensi, che lavoravano assiduamente con il governo locale, il Pentagono e l'amministrazione americana. I documenti contenuti nei server e negli scaffali di quel luogo sono di assoluta priorità per la sicurezza nazionale. Washington non vuole commettere l'errore che fece a Teheran nel 1979: per questo i funzionari hanno subito attivato la distruzione di tutti i documenti, fogli, file, di tutti i materiali sensibili, di qualsiasi cosa "possa essere utilizzata dalla propaganda". Secondo Axios, anche i desktop dei computer andranno ripuliti immediatamente. Insieme all'ambasciata, le stesse procedure saranno applicate anche alla residenza dell'ambasciatore e ai luoghi frequentati abitualmente dal personale, dai militari e dai giornalisti.
Già ammainata la bandiera Usa
Tutto il personale dell'ambasciata potrebbe lasciare l'Afghanistan nelle prossime ore. Si pensava di avere tempo fino a martedì, ma le cose sembra che abbiano avuto una forte accelerazione non appena Ghani ha lasciato il Paese, tanto che la Cnn racconta che la bandiera a stelle e strisce sarebbe già stata ammainata e consegnata al rappresentante diplomatico Usa. Il piano di evacuazione prevede che i primi a lasciare gli uffici siano i dipendenti dell'ambasciata, poi i cittadini americani invitati ad abbandonare il Paese e infine le persone con visto speciale (Siv). Gli ultimi a essere esfiltrati sono gli uomini del Diplomatic Security Service e l'ambasciatore. È suo compito proteggere la bandiera e portarla in un luogo sicuro, o farla rientrare direttamente negli Stati Uniti.
Molti sono già presenti all'aeroporto, dove arrivano notizie di un incendio e di alcuni spari: l'ambasciata americana, secondo fonti Usa, avrebbe chiesto ai suoi concittadini di prestare particolare attenzione a causa della rapida evoluzione degli eventi. Il caos dilaga: la presenza statunitense rischia già di essere un ricordo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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