Non si è fatta attendere la risposta del presidente turco Recep Tayyip Erdogan al presidente del consiglio Mario Draghi. Quest'ultimo, nel corso di una conferenza stampa, nei giorni scorsi aveva chiamato dittatore il leader del Paese anatolico.
Nelle scorse ore da Ankara è arrivata la replica di Erdogan: “Le dichiarazioni del primo ministro italiano – si legge in una sua dichiarazione riportata dall'agenzia Anadolu – che ha definito il presidente turco dittatore, sono impertinenti e maleducate”.
La risposta non sembra soltanto di circostanza. Al contrario, in questo modo Erdogan ha di fatto aperto una vera e propria crisi diplomatica. Del resto, già nei giorni scorsi diversi leader dell'Akp, il partito del presidente turco, si erano lamentati per quanto dichiarato da Mario Draghi: “Caro Draghi da noi non c'è alcun dittatore – ha dichiarato alla tv di Stato Numan Kurtulumus, capogruppo Akp in parlamento – se vuole vedere un dittatore guardi alla storia del suo Paese, guardi Mussolini”.
Anche Omar Celik, portavoce del partito, si è scagliato contro il nostro presidente del consiglio, pur tenendo aperti i fili del dialogo: “Quelle di Draghi parole fuori dai limiti – ha dichiarato lunedì scorso – ma che non rispecchiano l'attuale andamento dei rapporti tra Italia e Turchia”.
Dopo aver mandato in avanscoperta gli uomini a sé più vicini, adesso Erdogan ha quindi deciso di rispondere direttamente. Segno di come tra Roma ed Ankara la ruggine si è fatta forse più profonda dello screzio personale tra i due capi di governo.
Tutto è partito nella conferenza stampa tenuta da Draghi a Palazzo Chigi con il quale, tra le altre cose, ha commentato il gesto di Erdogan di non far sedere Ursula Von Der Layen durante un incontro tra i vertici di Ankara e quelli della commissione europea: “Ci sono rimasto molto male per l'umiliazione subita dal presidente della commissione – ha quindi dichiarato Draghi – la considerazione da fare è che con questi dittatori, chiamiamoli per quel che sono, di cui si però bisogno per collaborare, uno deve essere franco per esprimere le proprie diversità di vedute”.
In ambito diplomatico il sospetto è che quelle del presidente del consiglio non sono state parole pronunciate per caso. Al contrario, tra Italia e Turchia sono profonde le divergenze su interessi contrapposti.
A partire dal dossier libico, dove Ankara dal novembre del 2019 si è posta come principale alleato del governo di Tripoli.Da qui dunque degli screzi solo apparentemente relativi a scambi di frasi tra i due leader, ma che dietro potrebbero sottintendere aspri contrasti sui dossier ancora aperti.
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