Spagna, Sanchez adesso accelera per legge sull'eutanasia

Il governo della Spagna, guidato dal leader del PSOE Pedro Sánchez, approverà entro la fine della legislatura l’eutanasia. Forti le proteste dei cattolici.

Spagna, Sanchez adesso accelera per legge sull'eutanasia

In Spagna il Pleno del Congreso, vale a dire la sessione plenaria del Congresso dei Deputati deciderà, martedì 26 giugno, sulla proposta di legalizzare l'eutanasia avanzata dal PSOE, il Partito Socialista, che dal primo giugno scorso esprime il premier, Pedro Sánchez.

I socialisti avevano registrato questa proposta di legge all'inizio del mese di maggio e la maggior parte dei gruppi politici si erano dichiarati favorevoli (PSOE, Unidos Podemos, PNV, ERC, PDeCAT e Compromís. Solo PP e UPN si erano opposti).

La maggioranza parlamentare pro eutanasia ha fatto dire, alla portavoce socialista presso il Congresso, Adriana Lastra, che questa misura ha "un grande consenso sociale", dichiarandosi "convinta che si riuscirà ad approvarla in Parlamento".

La legge che si discuterà vuole considerare l’inclusione dell'eutanasia come un altro vantaggio (un "servizio fondamentale per la salute pubblica") nel portafoglio dei servizi comuni offerti dal Sistema Nacional de Salud (SNS) e sarà il paziente stesso – secondo i suoi "valori vitali", con una disabilità "grave", con sofferenze fisiche e psichiche "intollerabili, insopportabili e irreversibili", con una dipendenza "altissima" sulle altre persone e con una diagnosi realizzata da un professionista sanitario – a chiedere il suicidio assistito.

Si tratta degli stessi argomenti che sono stati inizialmente utilizzati nei Paesi Bassi o in Belgio per introdurre l’eutanasia, stati dove non è più necessario adesso alcun requisito e anche contro l'opinione dei genitori un minore può essere sottoposto a suicidio assistito.

L’ultima iniziativa spagnola segue una proposta simile che era stata promossa al Congresso dalla Generalitat della Catalogna che, dopo un dibattito in Plenaria avvenuto l'8 maggio, era stata presa in considerazione con il sostegno della maggioranza del Congresso.

La proposta del Parlament de Cataluña si riferisce alla depenalizzazione dell'eutanasia, modificando la sezione 4 dell'articolo 143 del codice penale spagnolo. Il progetto catalano afferma che coloro che aiutano un paziente che soffre di "una grave malattia che necessariamente porterà alla morte o una patologia incurabile che provoca gravi sofferenze fisiche o mentali" dovrebbero essere dichiarati "esenti da responsabilità penale".

Attualmente il citato articolo del codice penale punisce con pene tra i quattro e gli otto anni di carcere chi "induce al suicidio un altro" e tra i due e i cinque anni chi collabora al suicidio altrui. Una sanzione aggravata (tra i sei e i dieci anni di carcere) se la cooperazione termina con la morte.

Il movimento Ciudadanos pur chiedendo un regolamento in materia ha criticato la fretta che è emersa tra le parti. "Non è meglio discutere prima il quadro e poi procedere con il processo di depenalizzazione?" si è chiesto Francisco Igea. Secondo lui, l'attuale proposta "porta solo protezione per coloro che praticano l'eutanasia" e i pazienti vengono dimenticati.

Il PSOE e altri gruppi a favore della regolamentazione dell'eutanasia hanno affermato che la depenalizzazione proposta dalla Catalogna deve essere elaborata in modo da adeguarla alla proposta che domani vedrà i parlamentari discutere di regolamentazione delle condizioni mediche, dei protocolli da seguire e delle garanzie legali che devono essere fornite per applicare l'eutanasia.

La regolarizzazione dell'eutanasia era uno dei punti del programma dell'ex presidente José Luis Rodríguez Zapatero, anche se alla fine non era stata attuata. Ora, Sánchez salva l'iniziativa e, come ha sottolineato in un'intervista al quotidiano El País, è uno dei suoi "principali impegni". Per la Spagna Sánchez vuole "che questa legislatura termini con una legge dell'eutanasia" e che sia "riconosciuta come servizio dalla salute pubblica, un servizio fondamentale".

Pilar Cortés, a nome del Partito Popolare ha respinto sia l’eutanasia che la depenalizzazione

affermando che "il paziente non vuole morire, vuole vivere senza sofferenza e dolore". Pertanto, ha indicato che il modo di alleviare questa sofferenza può solo arrivare dalle cure palliative e non dal suicidio assistito.

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