In questi giorni è stato pubblicato un rapporto, realizzato da un think tank con sedi in varie capitali europee, circa i “rischi per la sopravvivenza dell’Ue” derivanti da un eventuale “exploit” dei “partiti sovranisti” in occasione delle elezioni europee di maggio.
Il dossier, redatto dall’European Council on Foreign Relations, presenta infatti l’ascesa dei movimenti anti-establishment, principalmente del Rassemblement national di Marine Le Pen e del Fidesz di Viktor Orbán, come “nociva per il funzionamento delle istituzioni dell’Unione”. Il documento prevede quindi che le forze sovraniste, alle consultazioni per il rinnovo dell’assemblea di Strasburgo, dovrebbero aggiudicarsi “oltre il 30%” dei seggi di quest’ultima. In virtù di tale risultato elettorale, i partiti in questione godranno di un “enorme potere di interdizione” e saranno capaci di “paralizzare” l’attività degli organi Ue.
Ad esempio, il consistente blocco anti-élite potrebbe ostacolare “all’infinito” la nomina della nuova Commissione europea, oltre che “pregiudicare” lo sviluppo della politica estera perseguita finora dall’esecutivo Juncker, fondata sulla promozione di “accordi di libero scambio” con le principali economie del pianeta. Il numeroso gruppo parlamentare sovranista, sempre a detta del rapporto, potrebbe anche determinare l’arresto delle “procedure di infrazione” avviate nei mesi precedenti da Bruxelles ai danni di Paesi tacciati come “illiberali”, ossia “Ungheria e Polonia”.
L’European Council on Foreign Relations sostiene quindi che, all’indomani delle elezioni di maggio, il reiterato esercizio di tale “potere di interdizione” da parte degli eurodeputati anti-establishment porterà, in “poco tempo”, alla
“distruzione dell’Unione”. Obiettivo dei movimenti sovranisti, accusa il think tank, sarebbe proprio impiegare l’assemblea di Strasburgo come “avamposto per erodere le istituzioni Ue dall’interno”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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