Nuove accuse piovono su Facebook. Un'inchiesta del Daily Telegraph mostra come il social network più popolare del pianeta soffra ancora di diverse vulnerabilità tecniche e di come esse possano essere sfruttate in maniera molto discutibile. Secondo il quotidiano inglese infatti numerosi utenti di orientamento Lgbt sono stati oggetto nell'ultimo periodo di operazioni di targeted advertising - la più classica delle forme di pubblicità sui social, in cui gli inserzionisti indirizzano i post verso segmenti di pubblico caratterizzati da tratti comuni ed inerenti al prodotto da vendere, in modo che siano maggiormente invogliati a comprarlo - mirate a pubblicizzare terapie per la cura dell'omosessualità o a promuovere la purezza sessuale. Inserzioni alquanto bizzarre e misteriose, addirittura in contrasto con il tipo di pubblico al quale erano indirizzate, che tuttavia trovavano una spiegazione una volta che gli utenti cliccavano sulla funzione di Facebook "Perché visualizzo quest'inserzione?". A quel punto si poteva infatti scoprire come gli annunci pubblicitari fossero specificatamente mirati a colpire gli omosessuali, dato che il target impostato era ristretto a coloro che avevano mostrato interesse per le tematiche Lgbt o legate alle questioni di genere.
Numerose sono le testimonanze di questa vicenda, come quella di Tessa Ann Schwarz, una donna lesbica che navigando su Facebook è incappata in un video pubblicitario, intitolato "L'omosessualità era la mia identità", che promuoveva le discusse terapie di conversione sessuale volte a far diventare etero le persone gay. La stessa Schwarz ha in seguito commentato: "Io non capisco come Facebook possa permettere a queste persone di indicizzare gli individui Lgbtq, chiaramente accomunati dallo stesso tipo di interessi, per poi poterle umiliarle attraverso un odio mascherato da amore".
Dello stesso tenore le dichiarazioni di un ragazzo omosessuale, Alistair Ryder, il quale si è detto scosso non appena ha visto quel tipo di inserzioni sulla sua newsfeed, aggiungendo inoltre: "Nelle pubblicità che ho potuto vedere non c'è nulla di apertamente omofobo, ma sono scritte e strutturate in modo da far credere alle persone che se si sentono depresse o disgustate la loro stesse potrebbe essere a causa del proprio orientamento sessuale. Penso sia abbastanza irresponsabile da parte di Facebook permettere che sulla propria homepage vi siano inserzioni di questo tipo, che si pongono nei confronti degli omosessuali con problemi di salute mentale in modo così negativo. Io non credo di essere stato targettizzato per qualche specifica ragione che vada oltre il mio essere omosessuale, ma di tutte le persone che conosco e a cui ho chiesto, sono l'unico a cui è arrivato questo tipo di pubblicità".
Sul piede di guerra nei confronti di Facebook sono immediatamente scese le organizzazioni a difesa dei diritti dei consumatori e degli omosessuali, che hanno esortato la compagnia a porre fine a queste pubblicità aggressive e manipolatorie. Griff Ferris, avvocato dell'organizzazione no-profit Big Brothers Watch ha infatti dichiarato: "Il fatto che Facebook non abbia solo permesso, ma lucrato su una pubblicità così mirata, che mascherata da richiesta d'aiuto offendeva decine di uomini su un qualcosa di così personale come la loro sessualità, è veramente disgustoso e distopico." - aggiungendo - "Il targeted advertising utilizza le informazioni private per sfruttare le paure, i desideri e i pregiudizi più profondi della gente. È una pratica che deve essere limitata per proteggere i diritti delle persone".
Paul Twocock, direttore del reparto Campaigns, Policy & Research dell'organizzazione no-profit per i diritti gay Stonewall ha affermato: "Questi contenuti sono un tentativo insidioso ed offensivo di minare l'autostima delle persone Lgbt. Ci sono chiare evidenze di come le terapie di conversione procurino gravi danni alle persone Lgbt ed il governo britannico si è impegnato in passato ad eradicare questo tipo di pratiche dal Regno Unito. Chiediamo a Facebook di agire rapidamente per rimuovere i contenuti che pubblicizzano tale pratica". Frederike Kaltheuner, responsabile di Privacy International ha dichiarato: "Vedere un annuncio mirato che pubblicizza la terapia di conversione può chiaramente causare un grosso disagio. Il fatto che esso sia stato mostrato per settimane dimostra che la priorità dell'azienda non è il benessere degli utenti ma il rispetto delle proprie stesse regole".
In risposta alle accuse, un portavoce di Facebook si è limitato ad affermare che le inserzioni incriminate sono state cancellate e non stanno più circolando sulla piattaforma.
Le norme di Facebook per gli inserzionisti prevedono infatti che: "Gli annunci pubblicitari non devono sfociare in pratiche pubblicitarie predatorie o contenere contenuti che discriminano, molestano, provocano o screditano le persone che usano Facebook o Instagram". Una politica già attuata in passato per limitare le sponsorizzazioni delle pagine che producevano fake news.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.