Francia, nuova grana per Macron: indagato il presidente dell'Assemblea nazionale

Il recente scandalo ai danni di Ferrand è esploso proprio nei giorni in cui il governo Macron ha presentato in parlamento una legge anticorruzione

Francia, nuova grana per Macron: indagato il presidente dell'Assemblea nazionale

In Francia è appena esploso uno scandalo giudiziario ai danni di uno stretto collaboratore del presidente Emmanuel Macron.

Richard Ferrand, presidente dell’Assemblea nazionale nonché ex ministro per la Coesione territoriale nei governi a guida La République En Marche!, è stato infatti indagato dalla procura di Lille, riporta l’emittente tedesca Deutsche Welle, per “iniziative finanziarie illegittime”. A fare partire le indagini è stata una denuncia avanzata dall’ong anti-corruzione Anticor.

La condotta contestata all’esponente del partito di Macron risalirebbe al 2011, quando Ferrand era direttore generale della compagnia di assicurazione Mutuelles de Bretagne. A detta della pubblica accusa, il politico avrebbe impiegato i fondi della società per effettuare “investimenti immobiliari illeciti”, poiché finalizzati a favorire la sua fidanzata. Gli appartamenti acquistati dal membro de La République En Marche! con il denaro di Mutuelles de Bretagne sarebbero infatti serviti ad acquistare alla propria convivente degli “appartamenti”.

Lo staff dell’attuale presidente dell’Assemblea nazionale ha reagito all’offensiva giudiziaria e giornalistica ribadendo l’onestà di Ferrand e affermando che la battaglia legale promossa dal gruppo Anticor sarebbe stata finora “sempre dichiarata priva di fondamenti” da parte di numerose Corti transalpine. Le recenti accuse sottoposte da tale ong all’attenzione dei magistrati di Lille, sostiene l’ufficio-stampa del sodale di Macron, sarebbero state appunto, nei mesi precedenti, “rigettate” da tanti altri consessi giudiziari perché puntualmente ritenute “insussistenti”.

I presunti favori accordati alla propria compagna dal rappresentante de La République En Marche! erano stati per la prima volta oggetto di accertamenti penali nel giugno del 2017 e, in effetti, gli inquirenti avevano allora archiviato il caso per insufficienza di prove. Tuttavia, Ferrand, all’epoca ministro per la Coesione territoriale, decideva in quel frangente di dimettersi per riparare l’esecutivo di Parigi da qualsiasi insinuazione.

La condotta di Ferrand, in passato, è finita più volte sotto la lente di ingrandimento della stampa d’Oltralpe, che, in verità, non ha mai usato verso di lui toni pacati. Ad esempio, ricorda sempre Deutsche Welle, il settimanale satirico parigino Le Canard enchaîné, nel 2014, aveva puntato il dito contro la decisione del politico in questione di assumere suo figlio come “assistente parlamentare”. Il futuro collaboratore di Macron si era difeso in quell’occasione dichiarando che l’incarico da lui conferito al membro della sua cerchia familiare era “di scarso rilievo” e comunque a tempo determinato.

L’ultima grana giudiziaria ai danni di Ferrand si è materializzata proprio nei giorni in cui il partito dell’inquilino dell’Eliseo ha presentato all’Assemblea nazionale un disegno di legge sulla prevenzione della corruzione nella vita pubblica.

Ciononostante, Sibeth Ndiaye, portavoce dell’esecutivo Macron, non ha voluto, per il momento, rilasciare commenti ufficiali sullo scandalo dei presunti favori accordati dal membro de La République En Marche! alla rispettiva compagna.

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