Funzionari francesi complici nel genocidio del Ruanda

L'associazione transalpina Survie ha presentato una denuncia alla magistratura francese nella quale, col sostegno di prove e testimonianze, accusa politici e militari in carica nel '94 di aver venduto armi al governo ruandese durante il genocidio

Soldati congolesi vicino alla città di Kibumba, al confine con il Rwanda
Soldati congolesi vicino alla città di Kibumba, al confine con il Rwanda

''Complicità in genocidio e crimini contro l'umanità'', è questa la denuncia presentata dall'associazione Survie alla magistratura transalpina rivolta a funzionari francesi, militari e politici, in carica nel '94 e accusati di aver venduto e consegnato armi al regime ruandese non solo prima del genocidio ma anche quando le violenze erano già iniziate.

Tutsi vennero massacrati nel cuore dell'Africa. La storia di quanto avvenne in Ruanda, oggi, è nota. Come è risaputa la disattenzione mostrata dalla comunità internazionale mentre andava in scena la violenza. Ma ancora oscuri rimangono alcuni risvolti della vicenda, in primis le complicità che ebbe l'occidente. Ciò che vuole fare l'associazione Survie è portare la giustizia francese ad avviare un'inchiesta nei confronti degli uomini della politica e dell'esercito che si resero complici dell'orrore ruandese.

Tra gli elementi presentati ci sono documenti già pubblicati in passato e inchieste fatte dagli stessi attivisti che puntano a confermare che c'è stato un rifornimento di armi da parte di Parigi ai genocidari.

Tra le prove portate da Survie c'è anche la dichiarazione del colonnello della Nazioni Unite, Luc Marchal che racconta di aver visto all'epoca aerei militari francesi consegnare mortai e munizioni e in più l'associazione presenta la testimonianza di tre ex ministri, uno dei quali è Hubert Vèdrine che nel 2014, davanti alla Commissione di Difesa dell'Assemblea nazionale riconobbe che le consegne di armi continuarono anche dopo l'inizio del genocidio.

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