Ma come poteva Giuseppe Conte credere, anche solo lontanamente, che Emmanuel Macron stesse davvero dalla sua parte? Davvero non gli è mai venuto il dubbio che nella strategia dell’Eliseo non ci fosse la benché minima intenzione di fare sponda con Palazzo Chigi? Eppure è la stessa persona che in più di un’occasione ha dato prova di essere più che propenso a pugnalare alle spalle. Lo ha fatto quando c’era in ballo l’emergenza sbarchi. Ma non solo. Ha tramato in lungo e in largo per estromettere Roma dal tavolo internazionale sulla Libia. E ha pure giocato sporco quando in ballo c’erano gli asset del suo Paese. Eppure, nonostante tutti questi precedenti, “Giuseppi” gli è andato dietro, manco fosse il suo migliore amico.
Il risultato? Alla fine Macron ha stretto il patto con il suo vero (e unico) sodale: Angela Merkel. Il gatto e la volpe.
L’ultimo colpo basso all’Italia arriva nella trattativa sugli aiuti per l’emergenza economica scatenata dall’epidemia da coronavirus. Mentre nelle nostre città muoiono a migliaia, a Bruxelles si sono messi a litigare su quanti soldi in più si possono spendere per salvare le vite in pericolo o per far ripartire un sistema in ginocchio. Si sta cavillando anche (e questo è sicuramente il punto più rischioso) sulle clausole per la restituzione di questi soldi. Perché in Europa nessuno dà niente per niente. E così, mentre il presidente Donald Trump inonda l’America di dollari, Conte si è andato a invischiare in una lite senza senso con la Merkel per trovare lo strumento più adatto a far entrare in Italia qualche euro in più. Sul tavolo le ipotesi dei coronabond e dell’accesso al Mes ma senza quelle condizionalità che portano alle riforme lacrime e sangue imposte dalla Troika.
Macron e Sanchez si sono subito schierati al fianco di Conte. Sembrava fatta: la Merkel, dopo tutto, era in minoranza. Ma poi? Poi è finita come doveva finire. Ha deciso ancora una volta la Germania. Vi sembra strano? Macché. Dopo tutto ai vertici di Commissione Ue, Fondo salva Stati e Banca europea degli investimenti non ci sono tre tedeschi? Che poi, in uno sprazzo di sincerità, nei giorni scorsi proprio Ursula von der Leyen aveva detto chiaro e tondo che i coronabond erano “solo uno slogan” lasciando intendere che l’unica strada aperta è quella del Mes. Si, ma a quali condizioni? Ovviamente quelle imposte da Berlino. Venerdì, infatti, Macron ha lasciato solo Conte e ha appoggiato l’idea della Merkel di adottare “condizionalità light”. Ogni Paese che ne farà richiesta accederà a un 2% del Pil nazionale. All’Italia, tanto per intenderci, arriveranno 36 miliardi di euro che, a ben guardare sono poco e niente, per far fronte all’imponente crisi che ci sta travolgendo.
Niente Troika, dunque? Assolutamente no (se vogliamo fidarci di quanto dichiarato dal ministro delle Finanze tedesco Olof Scholz). C’è ovviamente un ma. Ad oggi la Commissione Ue ha sospeso il patto di stabilità ma, non appena verrà riattivato, Conte (o chi sarà al suo posto) dovrà trovare i soldi per rientrarci. E allora sì che sarà dura. Secondo indiscrezioni, infatti, “per accedere alla linea di credito gli Stati membri dovrebbero firmare un memorandum di intesa impegnandosi a destinare le risorse all’emergenza sanitaria e economica e a rispettare il Patto di Stabilità”. Quindi investire ma in base ai parametri della austerity. Il tutto sperando che la Bce continui ad attuare il piano di aiuti, consci del fatto che ad armare Christine Lagarde, dopo aver assicurato di non essere interessata a “chiudere gli spread”, non è la tenuta del sistema europeo in generale quanto i vertici di certe banche del Nord Europa che di questi tempi non se la stanno passando troppo bene.
Gli interessi dell’Italia, insomma, non sono in cima agli interessi di chi comanda in Europa. E Parigi non può essere l’alleato con cui fermare gli egoismi di Berlino. Il gatto e la volpe non si faranno mai la guerra sul serio. Continueranno a tramare alle nostre spalle per fare i propri interessi.
Ora non resta che lo capisca anche Conte che non deve fidarsi di certe persone… almeno finché in Europa ci saranno politici, come il ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra, che credono che “in passato il Fondo Salva Stati ha dato ottimi risultati”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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