In Germania ha avuto inizio in questi giorni un processo a carico del novantaquattrenne Johann Rehbogen, ex membro delle Ss. Tra il 1942 e il 1944, egli aveva ricoperto l’incarico di guardiano del campo di concentramento di Stutthof, vicino Danzica. In tale lager furono uccise circa 60mila persone, prevalentemente ebrei originari della Polonia e dei Paesi baltici.
Secondo il Procuratore Andreas Brendel, magistrato del tribunale di Münster, Rehbogen avrebbe partecipato alle esecuzioni di centinaia di detenuti del lager e avrebbe utilizzato metodi “raccapriccianti” per infliggere la morte ai prigionieri: iniezioni letali, avvelenamento mediante fenolo (un gas tossico), prolungate privazioni di cibo e assideramento. La Pubblica accusa, sulla base delle testimonianze rese in questi mesi da diversi sopravvissuti agli orrori di Stutthof, ha quindi incriminato l’ex esponente delle Ss per “crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità”. L’imputato, vissuto per oltre settant’anni nell’anonimato in un villaggio al confine tra Germania e Olanda, ha reagito al recente rinvio a giudizio proclamandosi “innocente”. Andreas Tinkl, avvocato dell’ex guardiano del lager, ha subito accusato la Corte di volere montare un “caso mediatico” ai danni di un anziano “gravemente malato”.
Nonostante la gravità dei reati attribuiti a Rehbogen, il tribunale, secondo i media tedeschi, avrebbe già concesso al presunto criminale nazista diversi “benefici”, motivati dalle “precarie condizioni di salute” del novantaquattrenne. I magistrati di Münster, quale gesto di “clemenza” nei confronti dell’imputato, avrebbero stabilito una “durata limitata” per le udienze del processo. Il dibattimento, infatti, potrà avere luogo soltanto due giorni non consecutivi a settimana e ogni udienza non potrà durare più di due ore. L’indignazione degli organi di informazione e dei familiari delle vittime è però definitivamente esplosa nel momento in cui gli inquirenti hanno deciso di affidare a un “tribunale minorile” il fascicolo relativo a Rehbogen. I giudici istruttori di Münster hanno motivato la scelta di affidare il caso a una Corte munita di poteri sanzionatori limitati evidenziando il fatto che i crimini attribuiti all’imputato si sarebbero verificati in un periodo in cui quest’ultimo era “ancora minorenne”. All’epoca della commissione degli illeciti, l’allora guardiano del campo di Stutthof avrebbe avuto, ad avviso dei giudici istruttori, “meno di ventuno anni di età”.
La giustificazione fornita dai magistrati è stata bollata dai familiari delle vittime come “cavillosa” e “offensiva”. Anche il Simon Wiesenthal Center, ong impegnata a raccogliere documenti e testimonianze sui crimini nazisti, ha duramente criticato gli “atti di clemenza” decisi dal tribunale di Münster nei confronti di Rehbogen.
Efraim Zuroff, direttore dell'associazione, ha tuonato: “Il fatto che l’imputato sia una persona anziana non cancella le atrocità da egli commesse in passato. L’età avanzata non deve affatto costituire una protezione per gli individui responsabili di crimini contro l’umanità.”- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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