In Germania sono stati di recente pubblicati dei dati che certificano una vera e propria “fuga dal cristianesimo” da parte della popolazione.
La Conferenza episcopale tedesca, insieme con la Chiesa evangelica nazionale (Ekd), ha realizzato ultimamente una ricerca sul numero di cittadini che, nell’ultimo anno, hanno notificato alle autorità civili la loro rinuncia all'appartenenza alla millenaria comunità religiosa. Nel Paese teutonico, è infatti necessario manifestare davanti a un funzionario pubblico, generalmente un cancelliere di una Corte distrettuale, la propria volontà di abbandonare un credo. Una volta sottoscritta una dichiarazione di “dissociazione”, senza specificare i motivi alla base della scelta, il singolo viene finalmente riconosciuto dallo Stato come “privo di legami con qualsiasi culto”.
I vertici ecclesiastici tedeschi, dopo avere contato le dichiarazioni in questione firmate in tutto il 2018, hanno quindi annunciato che “oltre 430mila fedeli” avrebbero rigettato il cristianesimo e tale numero sarebbe “uno dei più alti mai riscontrati nell’ultimo decennio”. La Chiesa cattolica e l’Ekd avrebbero appunto perso circa “200mila seguaci a testa”: 216,078 membri la prima e 220mila la seconda. Malgrado l’elevata percentuale di abbandono, la storica confessione sarebbe ancora professata dalla maggioranza (53,2%) dei connazionali della Merkel.
La “fuga dal cristianesimo” verificatasi nell’ultimo anno ha di conseguenza coinciso con una progressiva contrazione del flusso di offerte a beneficio dei due enti ecclesiastici. In Germania, infatti, professare una determinata fede comporta, a carico del credente, il pagamento di un’imposta aggiuntiva, intesa a finanziare le attività istituzionali intraprese dai vertici dell’organizzazione religiosa di appartenenza e pari a un’aliquota che può arrivare fino al 9% della base imponibile.
Il rapporto curato dalla Conferenza episcopale e dai rappresentanti evangelici delinea quindi il futuro della comunità cristiana stanziata in Germania, segnalando che la storica confessione, se persisterà l’alto tasso di abbandono, rischia di divenire “minoritaria”. Nel caso in cui nei prossimi anni dovesse registrarsi un livello di defezioni pari o superiore a quello accertato nel 2018, i cristiani presenti in Germania scenderebbero appunto a poco più del “30%” della popolazione già nel 2035, per poi crollare al “12%” nel 2060.
Hans Langendörfer, segretario generale della Conferenza episcopale teutonica, ha commentato i dati concernenti la “fuga” verificatasi nell’ultimo anno etichettandoli come “spaventosi”. Heinrich Bedford-Strohm, a capo dell’Ekd, ha poi affermato: “Ogni abbandono è una pugnalata al cuore. Oggi, l’adesione individuale a un determinato culto è molto labile, insidiata da centri di attrazione che si moltiplicano senza sosta. Noi chierici dobbiamo quindi dimostrare la massima coerenza e spiegare con sempre maggiore chiarezza perché il messaggio racchiuso nel Vangelo è l’unico vero fondamento della vita dell’uomo”.
I media locali hanno subito cercato di profilare le cause della galoppante contrazione in Germania del credo in questione. Secondo gli esperti interpellati dall’emittente pubblica Deutsche Welle, alla base del crescente rigetto della dottrina cristiana vi sarebbe, in primo luogo, il fatto che le giovani coppie, inclini a seguire “orientamenti libertari”, non trasmetterebbero più i valori tradizionali alla rispettiva prole.
A indurre i cittadini a lasciare la comunità cristiana avrebbero contribuito in maniera decisiva anche i numerosi “scandali sessuali” abbattutisi sulle gerarchie cattoliche e protestanti teutoniche negli ultimi anni, in quanto avrebbero “fortemente compromesso” il prestigio delle istituzioni ecclesiastiche nazionali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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