Tokyo 2020, Seul ricorre al Cio per vietare la bandiera del Sole nascente

La bandiera con il Sole nascente apparirà durante le prossime olimpiadi estive. Ma scatena l’ira della Corea del Sud

Tokyo 2020, Seul ricorre al Cio per vietare la bandiera del Sole nascente

Il 6 settembre 2019, ilGiornale.it ha pubblicato un articolo poi rivelatosi infondato in cui si sosteneva che il Giappone aveva provveduto a cambiare la propria bandiera in favore di quella del Sole nascente. L’articolo è stato in seguito modificato nella versione che è possibile leggere qui sotto. Ci scusiamo con i lettori.

Tre sono i simboli del Giappone: la bandiera, il crisantemo e l’inno nazionale. Tre simboli con una storia e una tradizione profonda, come spesso accade in questo Paese dove nulla è lasciato al caso e tutto ruota attorno all’ordine e alla ricerca quasi spasmodica della bellezza e della perfezione. O almeno così è stato per lungo tempo, come spiega l’Hagakure.

Ma è attorno alla bandiera giapponese che, in questi giorni, si è accesa una polemica internazionale. Tutto è iniziato, come riporta la Cnn, quando la commisione parlamentare per lo sport della Corea del Sud ha chiesto al comitato organizzatore di Tokyo 2020 di proibire l’uso della vecchia bandiera del Giappone, quella, per capirci, con i 16 raggi e nota come Sole nascente (Kyokujitsu-ki).

“Abbiamo spiegato la storia che c'è dietro quella bandiera e abbiamo chiesto che sia bandita durante le Olimpiadi in quanto si tratta di un chiaro simbolo politico”, si legge in una nota diffusa del ministro dello Sport di Seul, il quale ha accostato questo simbolo “agli incubi che la svastica evoca per gli europei”.

La polemica tra Giappone e Corea del Sud

La bandiera del Sole nascente è stata introdotta durante il rinnovamento Meiji, uno dei periodi più importanti della storia del Giappone in quanto segnò il ritorno al potere dell’imperatore, dopo secoli di dominio shogun, ed è tutt’oggi in uso nelle Forze di autodifesa del Giappone (quelle terrestri ne usano una versione a otto raggi, mentre la Forze marittime di autodifesa ne utilizzano una a 16). Nulla di nuovo, dunque, nella decisione del comitato olimpionico perché questo vessillo, come scritto, fa parte della storia e della tradizione del Paese.

Il motivo della polemica, però, è da ricercare nelle rimostranze mosse da Seul, che vede in questa bandiera un simbolo della dominazione del Giappone sulla penisola coreana che iniziò nel 1905 e che terminò solamente nel 1945. Come riporta la Cnn nell’articolo già citato, in quel periodo, “la penisola coreana fu colonizzata dal Giappone e molti coreani furono brutalizzati, assassinati e ridotti in schiavitù”.

Una delle polemiche tra i due Paesi riguarda inoltre le donne di conforto, ovvero le tanti giovani coreane costrette, durante i primi decenni del XX secolo, a soddisfare sessualmente i soldati giapponesi. Questa ferita è ancora aperta, soprattutto tra gli anziani, nonostante i due Paesi abbiano firmato un primo accordo nel 1965 che normalizzava la situazione tra le due nazioni, e, successivamente, uno nel 2015, anno in cui Tokyo ha chiesto nuovamente scusa e ha offerto 8 milioni di dollari, pari a un miliardo di yen, per la creazione di una fondazione in grado di aiutare le “donne di conforto” ancora in vita.

Ma non solo.

Per comprendere quanto questo tema sia sentito in Corea del Sud, basti pensare che solamente il mese scorso Sean Ono Lennon - il figlio di Yoko Ono e John Lennon – si è trovato al centro di una polemica simile dopo aver difeso la sua ragazza che indossava una maglia con il Sole nascente.

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