Eleggere Donald Trump presidente Usa, "nominarlo nostro commander in chief sarebbe un errore storico". Così Hillary Clinton sferra il suo duro attacco, il più energico fino ad ora, contro il rivale repubblicano, additandolo come un pericolo per la sicurezza dell'America e del mondo, con quelle sue idee "pericolosamente incoerenti". Lui, dice, che l'America non la "capisce. Non capisce il mondo", mentre la scelta a novembre "è tra un'America impaurita, meno sicura e una America forte che tiene il suo popolo al sicuro".
Ai cavalli di battaglia di Trump, Hillary Clinton contrappone il suo curriculum da segretario di Stato. Come capo della diplomazia americana dal 2009 al 2013 può rivendicare di aver assistito il presidente Barack Obama nel processo che ha portato alla eliminazione di Osama bin Laden; può raccogliere credito per il lavoro preparatorio che ha poi portato alla firma dell'accordo sul nucleare iraniano, può citare anche quel 'reset' con la Russia che aveva consolidato un processo di disgelo con Mosca e di riavvicinamento alla Nato, sebbene oggi se ne riscontrino evidenti rallentamenti. C'è però anche Bengasi, la Siria e l'emergere dell'Isis, oggi minaccia principale che Hillary ha già più volte additato con la promessa di annientarla ma con una 'nuova guerrà soltanto come ultima risorsa.
Trump però intanto incassa una importante vittoria: dopo lunghi tentennamenti e non senza duri botta e risposta a distanza, lo speaker della Camera, Paul Ryan, il più alto dirigente
repubblicano eletto, ha annunciato che voterà per il candidato presidenziale Donald Trump, dicendosi "fiducioso" che trasformerà in legge l'agenda del Grand Old Party. Garantire l'unità del partito, ha poi affermato, è la priorità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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