Il governo austriaco ha comunicato la chiusura di sette moschee e l'imminente espulsione di una quarantina di imam dell’ATIB (l’Unione turco-islamica perla collaborazione culturale e sociale in Austria). A rischio sono inoltre i permessi di soggiorno di altri esponenti islamisti dai dubbi legami internazionali. La Turchia ha immediatamente accusato l’Austria di razzismo tramite il portavoce di Errdogan, Ibrahim Kalin: "questo è il frutto dell'ondata anti-islamica, razzista, discriminatoria e populista nel Paese". In realtà Erdogan ha ben poco di cui lamentarsi viste le foto che erano state segnalate lo scorso aprile con alcuni tweet della “AKP Watch”, foto riprese dal sito “Clarion Project” nelle quali si vedono minorenni vestiti da militari che si improvvisano martiri con delle bandiere turche e che marciano per la sala di preghiera con modalità che ricordano certe parate dittatoriali di stampo mediorientale che mai si vorrebbero vedere in Europa. Nel “luogo di culto” vi era inoltre la presenza di ragazzine minorenni vestite di bianco, anche loro in modalità “shahid” (martire).
Lo scorso febbraio il presidente turco Erdogan aveva glorificato il martirio dei minorenni, dicendo a una bambina di soli sei anni in lacrime che “se fosse diventata una martire l’avrebbero avvolta in una bandiera turca, Allah volendo”.
Il provvedimento del governo austriaco è dunque più che doveroso perché in Europa non può e non deve esserci spazio per quelle organizzazioni che pensano di utilizzare i luoghi di culto per portare avanti la propria propaganda radicale di stampo islamista, che si tratti di salafismo, wahhabismo, Fratellanza Musulmana o chi che sia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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