Nelle scuole, nei negozi e nei pub. L'islam radicale, in Francia, è ormai una metastasi che piano piano si è disseminata in tutto il Paese. Lo dicono i fatti. Édouard Philippe ha presentato oggi a Strasburgo l'ultimo rapporto sulla questione, facendo un bilancio del 2018. Secondo quanto dichiarato dal primo ministro francese, in totale quattro scuole musulmane fuori contratto, sette luoghi di culto, otto associazioni culturali e ben 89 locali sono stati chiusi l'anno scorso. In particolare, si tratta di kebab, sale da tè e shisha bar i cui gestori, secondo quanto riportato dalla polizia, sono vicini a movimenti radicali.
Come riporta il quotidiano francese Le Parisien, inoltre, dall'aprile 2018, quasi 300 immigrati clandestini schedati come radicalizzati sono stati espulsi dal territorio nazionale. Philippe non ha specificato le città o le regioni in cui si sono verificate queste chiusure, ma ha indicato che si sono svolte "nei quartieri in cui abbiamo concentrato la nostra azione".
La scelta della capitale alsaziana per l'incontro interministeriale di oggi non è casuale. Solo quattri mesi fa, infatti, un attentato terroristico di matrice jihadista nello storico mercatino natalizio della città ha fatto cinque morti. L'ultimo di una lunga scia di sangue in Francia.
L'autore della strage è Chérif Chekatt, 29enne di origine algerine che all'ormai solito grido di Allahu Akbar ha dato il via alla mattanza, inziando a sparare e ad accoltellare la gente intorno a sè. Tra i morti anche il giornalista italiano Antonio Megalizzi.
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