Inizia ritiro Usa dall'Africa: "Lotta a jihadismo non è più priorità"

I soldati che lasceranno l’Africa verranno impiegati in “operazioni di contenimento” dell’“espansione russo-cinese”

Inizia ritiro Usa dall'Africa: "Lotta a jihadismo non è più priorità"

Il governo americano ha in questi giorni deciso una riduzione del personale militare anti-terrorismo stanziato in Africa. In base ai piani del Pentagono, gli effettivi dell’U.S. Africa Command si ridurranno, entro la fine dell’anno, del 10%.

La nuova National Defense Strategy (Nds) elaborata dal segretario alla Difesa James Mattis prevede infatti il rimpatrio di 700 soldati attualmente dispiegati in Libia, Somalia e Gibuti. Nel 2019, invece, le operazioni di rientro sperimenteranno una significativa accelerazione, andando a coinvolgere “migliaia” di effettivi. La diminuzione della presenza militare Usa nei teatri di crisi del “continente nero” si accompagnerà con un maggiore dispiegamento in tali aree di truppe anti-terrorismo fornite dai Paesi dell’Unione africana (Ua) e con una più stretta collaborazione a livello di intelligence tra Washington e questi ultimi. Il maggiore coinvolgimento dei partner locali nella gestione dell’emergenza jihadista verrà supportato dall’amministrazione Trump assicurando “finanziamenti adeguati” ed “equipaggiamenti moderni” agli eserciti delle nazioni Ua.

In base alla nuova strategia delineata da Mattis, i 700 soldati che lasceranno l’Africa verranno inviati in Europa e in Estremo Oriente, al fine di prendere parte a “operazioni di contenimento” dell’“espansione russo-cinese”. Ad avviso del Pentagono, infatti, la lotta al terrorismo jihadista non sarebbe più un “obiettivo prioritario”. Nella recente Nds, il principale pericolo alla sicurezza nazionale Usa sarebbe invece l’“aggressiva politica estera sviluppata da Russia e Cina”.

Per fronteggiare la sfida lanciata da tali “grandi potenze”, il Pentagono propugna appunto un “rafforzamento” della presenza militare statunitense nelle aree del pianeta oggetto delle “ingerenze” di Mosca e Pechino. La Nds, inoltre, non esclude che il confronto tra Washington e l’asse russo-cinese possa “presto” sfociare in una vera e propria “guerra”.

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