In Iran è stata da poco chiusa la versione locale del quiz televisivo Chi vuol essere milionario?.
Il programma in questione, trasmesso finora dall’emittente pubblica Islamic Republic of Iran Broadcasting (Irib) e condotto dall’attore e modello Mohammad Reza Golzar, permetteva ai concorrenti di vincere, rispondendo a quesiti di difficoltà crescente, fino a un miliardo di riyāl (circa 25mila dollari) e, inoltre, consentiva ai telespettatori di giocare da casa mediante un’apposita app e di aggiudicarsi così le somme in palio.
Lo show era stato però violentemente attaccato dalle frange islamiche conservatrici, che ne denunciavano l’esaltazione del gioco d’azzardo. Chi vuol essere milionario? era stato quindi costantemente bollato dai vertici sciiti oltranzisti come un “impuro casinò televisivo”. Le lamentele di tali settori religiosi miravano a indurre le autorità a vietare la messa in onda del programma incriminato e, alla fine, le istituzioni di Teheran hanno soddisfatto le richieste dell’ala conservatrice.
La massima carica religiosa e politica del Paese, ossia la Guida Suprema Ali Khamenei, ha infatti interdetto la continuazione del quiz, facendo proprie le accuse di “immoralità” sollevate finora dal clero contro Chi vuol essere milionario?. Lo stop allo show tv è stato motivato dall’Ayatollah Khamenei biasimando il gioco a premi per danneggiare “i valori del duro lavoro e della produttività”, centrali nella morale islamica.
Subito dopo la chiusura del programma, decretata direttamente dalla Guida Suprema, la dirigenza dell’emittente pubblica Irib ha emesso un comunicato in cui conferma l’"interruzione sine die” della messa in onda della versione iraniana del format inglese.
Nonostante la messa al bando di Chi vuol essere milionario?, l’offensiva del clero sciita contro il gioco d’azzardo in tv non accenna ad arrestarsi. I leader religiosi conservatori hanno infatti deciso di esasperare la loro campagna di moralizzazione dei media nazionali. Ad esempio, il Grande Ayatollah Nasser Makarem-Shirazi, stretto collaboratore di Khomeini nonché, nel 1979, membro dell’assemblea costituente iraniana, ha emesso una fatwa che rende i vertici dell’Irib “passibili di morte” qualora dovessero azzardarsi a mandare nuovamente in onda programmi analoghi a quello da poco interdetto.
Lo stesso verdetto emesso da Shirazi, inoltre, commina la pena capitale a ogni cittadino che decidesse di sintonizzarsi su qualsiasi canale tv, stazione radio o sito web che invogli la popolazione al gioco d’azzardo mettendo in palio dei montepremi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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