È un'Irlanda sempre più secolarizzata quella fuoriuscita dai due referendum costituzionali svoltisi quest'anno. Se infatti in quello dello scorso 25 maggio gli abitanti dell'isola di smeraldo si sono espressi a gran voce a favore della legalizzazione dell'aborto, quello di ieri ha invece sancito la cancellazione di un ingombrante lascito della cultura cattolica nella società irlandese: il reato di blasfemia. Secondo gli exit poll diramati poche ore fa, il fronte abolizionista avrebbe raggiunto oltre il settanta per cento dei voti contro trenta per cento circa di chi invece chiedeva il mantenimento dell'attuale articolo 40 della Costituzione, risalente al 1937, che punisce il reato di blasfemia e che recita così: "La pubblicazione o l'enunciazione di materiale blasfemo, sedizioso o indecente rappresenta un'offesa punibile secondo la legge". Una normativa che nonostante fosse in vigore da più di ottant'anni non aveva mai visto nessuno essere realmente perseguito per tale reato. L'ultimo caso di applicazione della legge risale infatti al 1855, quando un prete cattolico bruciò accidentalmente una Bibbia durante un falò di libri considerati irreligiosi.
Proprio per poter ovviare alla sostanziale inefficacia che l'articolo 40 aveva sempre avuto, nel corso degli ultimi anni sono state implementate numerose modifiche volte a rendere la norma maggiormente incisiva nonché aderente agli standard legislativi attuali. Dopo l'estensione dell'articolo a tutte le religioni teiste - oltre a quella cristiana cattolica - avvenuta nel 1972, nel 2009 venne approvato il cosiddetto Defamation Act, che ridefiniva il reato di blasfemia, da allora inteso come: "Produzione di materiale gravemente offensivo in relazione ad elementi considerati sacri da qualsiasi religione, nel caso in cui l'intento ed il risultato siano ritenuti oltraggiosi da un numero considerevole di aderenti alla suddetta religione". Il Defamation Act prescrive inoltre l'ammenda massima comminabile per il reato di blasfemia: 25 mila euro.
Nonostante ciò, da molti anni l'opinione pubblica irlandese spinge perché l'articolo 40 venga completamente abolito, in quanto considerato obsoleto ed anacronistico. Un'operazione che tuttavia è sempre stata rimandata a causa dei costi elevati che avrebbe avuto un referendum per la modifica di un singolo articolo della Costituzione. Per questo motivo l'attuale consultazione elettorale - indetta nel giugno di quest'anno - è stata accorpata alle concomitanti elezioni presidenziali, che secondo le ultime rilevazioni diffuse dalla televisione pubblica Rte vedono attualmente in testa il presidente uscente Michael D. Higgins con il 56 per cento dei voti, riconfermato quindi per un altro settennato.
Si prospetta un referendum dall'esito facilmente prevedibile quindi, che appariva già fortemente sbilanciato solo osservando le posizioni delle principali forze politiche del paese. A favore dell'abrogazione del reato di blasfemia sono infatti schierati praticamente tutti i partiti politici presenti nel Parlamento irlandese, oltre alla Chiesa Anglicana d'Irlanda e all'associazione Atei d'Irlanda. Non a favore del referendum ma nemmeno esplicitamente contraria al mantenimento della norma è invece la Conferenza Episcopale Irlandese, la quale oltre ad aver definito l'articolo 40 come obsoleto ha anche precisato come legislazioni simili siano state in passato utilizzate nel resto del mondo per giustificare violenze e discriminazioni nei confronti delle minoranze religiose.
Unici contrari all'abrogazione sono infine il senatore conservatore Rónán Mullen, ex delegato al Consiglio d'Europa e leader dell'Alleanza per la Dignità Umana, e i musulmani del Centro Culturale Islamico d'Irlanda, associazione di orientamento sunnita fondata dalla Fondazione al-Maktoum di Dubai.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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