Il ramo mediatico dell’Isis, Alhayat Media Center, ha pubblicato il tredicesimo numero di Rumiyah. Rumiyah, "Roma" in arabo, deriva da "Rum", termine con cui si indicavano i bizantini e, col passare del tempo, gli occidentali. È uno dei tanti strumenti utilizzati dall’Isis per la radicalizzazione a distanza di simpatizzanti e fondamentalisti sparsi per il mondo. 44 pagine tradotte in inglese, francese, russo, tedesco, cinese e urdu. Per la prima volta sono stati inseriti gli inserti dedicati alle nuove applicazioni che l’Isis ha sviluppato per Android e PC su sistemi operativi Microsoft. Le applicazioni “Imparare il Corano” e “Lezioni vocali” sono destinate ai bambini che vivono nei territorio occupati dai terroristi.
La copertina del tredicesimo numero di Rumiyah è dedicata ai recenti attentati avvenuti in Spagna. Gli attentati di Barcellona e Cambrils ricevono solo una infografica nell’ultima pagina.
“Allah ha portato il terrore nei loro cuori”
Così come avvenuto nel precedente numero, la prefazione non ne è titolata ne firmata
“Quando il mujahidin procede verso la battaglia, la morte non è solo una possibilità, ma un desiderio che cerca di raggiungere per la causa di Allah. Solo attraverso tali opere il credente raggiunge il massimo riconoscimento dal Signore dei cieli e della terra. Tuttavia i crociati non hanno ancora capito la realtà dei fatti. Vivono in un altro mondo come se i loro eserciti non fossero coinvolti in una guerra contro lo Stato islamico, come se ignorassero i loro sforzi per distruggere le terre dell'Islam ed uccidere donne e figli dei musulmani. Non è la prima volta (il riferimento è alla strage di Barcellona e Cambrils) che i crociati pagano il prezzo della loro guerra contro i musulmani”.
Il testo non andrebbe tradotto in maniera letterale. L’autore nel passaggio “vivono in un altro mondo” rileva che l’Occidente non si aspetta di essere colpito nel cuore delle proprie città.
“La coalizione crociata guidata dall'America per combattere lo Stato islamico, non ricorda le lezioni apprese in passato. Gli Stati crociati che fanno la guerra contro i musulmani, molto più potenti della Spagna e con migliori capacità di intelligence come Gran Bretagna, Francia, Germania e Stati Uniti, hanno comunque affrontato l’ira dei nostri soldati”
L’autore sottolinea che la Spagna non ha adottato adeguate misure di sicurezza così come avvenuto in altri luoghi. L’azione terrena (l’attentato) avviene sempre tramite volere divino, ecco perché il riferimento alle nazioni “più potenti”.
“Con il volere di Allah, gli attacchi in Spagna e negli altri stati degli infedeli continueranno fino a quando saranno in guerra con lo Stato islamico. Non potranno mai impedire le nostre azioni, nonostante le precauzioni che adotteranno. Lasciateli preparare. Che i crociati possano dissanguarsi nell’elaborare le migliori misure difensive esistenti: non avranno scampo”.
Nella prefazione del dodicesimo numero di Rumiyah avevamo notato un linguaggio sconnesso, probabilmente scritto a più mani ed in tempi diversi. Nel tredicesimo numero, l’editoriale ritorna alla sua forma metrica specifica, riscontrabile nelle passate pubblicazioni.
“Le regole della Shari’ah” è l’ennesima dissertazione teologica a supporto degli omicidi contro gli infedeli.
Secondo la distorta visione dell’Isis, gli attentati sono da considerare giusti e non violano assolutamente le Sacre Scritture. La reinterpretazione della teologia islamica risale al 2014, durante i primi sermoni di Abu Mohammed al-Adnani, portavoce del gruppo e del califfo autoproclamato Abu Bakr al-Baghdadi. Il linguaggio jihadista non va inteso come letterale, ma interpretato ed incastonato in un preciso contesto con un chiaro obiettivo strategico. Al Baghdadi, nella sua prima apparizione pubblica in una moschea nella città irachena di Mosul, gettò le basi della nuova mentalità radicale islamista sostenendo la liceità e la natura obbligatoria della jihad nel Ramadan. Il discorso di al Baghdadi, decontestualizzava le classiche prescrizioni del Corano per garantire un supporto religioso ad omicidi e missioni di martirio.
“Durante il Ramadan, gli atti virtuosi (omicidi) varranno mille volte più di qualsiasi altro periodo dell’anno. Questo è il mese in cui il profeta ha ordinato agli eserciti di combattere contro i nemici di Dio. E Dio ama chi uccide i nemici in suo nome”. Un semplice passaggio che, di fatto, elevò la jihad durante il Ramadan ad obbligo per i musulmani. L’omicidio degli Occidentali, che è sempre di ispirazione divina, durante il Ramadan acquisiva un valore ulteriore poiché avrebbe moltiplicato le ricompense spirituali. La Sacra Scrittura Islamica è stata così stravolta da messaggi che invocano a “guadagnare il massimo beneficio durante il Ramadan”.
I testi di propaganda, spesso ritenuti fuorvianti ed irrilevanti, vanno intesi come veri e propri manuali di formazione per la radicalizzazione a distanza per contrastare e screditare la narrazione distorta promossa dall’Occidente. E' uno degli strumenti della narrativa pubblica, anche se ne esiste una parallela privata. In preparazione del Ramadan, l’Isis iniziò ad utilizzare in diversi messaggi ed articoli pubblicati su Rumiyah la parola ribat. Quest’ultima inserita gradualmente nei testi, è stata poi associata al Ramadan per un binomio linguistico divenuto costante. Non si trattava, così come erroneamente inteso, di semplice propaganda con riferimento al Medioevo islamico. Con il termine Ribat ci si riferisce ad un avamposto di frontiera ai confini del mondo islamico. Una struttura fissa quindi, in grado di assolvere ad un duplice scopo di natura spirituale e militare. Frasi come “Fare Ribat”, nella raffigurazione moderna della jihad con la scrittura islamica classica, iniziarono a ripetersi costantemente nei testi e nei messaggi dei terroristi. Poiché la legittimità dell’Isis tra i suoi seguaci si basa sulla rivendicazione delle dottrine islamiche, contestualizzare il Ramadan a momento di lotta divina contro i nemici di Dio aveva pienamente senso. I seguaci dell’Isis credono di osservare l'Islam nella sua forma più efficace.
Per i veri musulmani praticanti sparsi per il mondo, il Mese Santo si onora con pace e profonda introspezione. L’Isis, tuttavia, si definisce come il ramo puro dell’Islam nella sua forma più vera. L’omicidio durante il Ramadan non era una violazione della Sacra Scrittura, ma un obbligo in rispetto alla nuova rivisitazione moderna della teologia islamica. Poiché sono le azioni terrene che garantiscono le ricompense divine, l’omicidio durante il Ramadan ha pienamente senso. Se l'Occidente non capisce come l'Isis elabora e decontestualizza la teologia islamica, non sarà mai in grado di combatterlo efficacemente.
“Occupa meglio il tuo tempo libero prima che sia troppo tardi”
Ossessivo, asfissiante il riferimento religioso a supporto dell’azione terrena nell’articolo “Occupa meglio il tuo tempo libero prima che sia troppo tardi”. La realizzazione delle aspirazioni ideologiche sono molto più importanti della gestione permanente di qualsiasi pezzo di terra. Per il terrorismo jihadista, il territorio fisico in senso stretto è un’idea, mentre le sconfitte sono semplicemente prove per determinare la fede di un vero credente. La perdita fisica di un territorio limiterà sia la capacità economica che quella di reclutamento massiccio, ma la natura fortemente decentralizzata del gruppo assicurerà una presenza costante nel tempo.
“Il ruolo dell’Imamah nella religione”
“Che i musulmani possano rendere la religione dell'Islam dominante e trionfante su tutte le altre. La parola di Allah è suprema. Allah desidera che la Sua religione cancelli le altre”.
La ripetizione costante dei pronomi è determinante per tracciare una linea diretta tra il campo dei musulmani e quelli di crociati, ebrei e delle religioni di Kufr.
“La Sua religione è verità. Egli darà la vittoria sui seguaci delle altre religioni, fino a quando non collasserà la loro struttura. Allah ha già sconfitto l’impero persiano e romano, presenti ancor prima che la luce del profeta si palesasse. La religione di Allah si è manifestata trionfando sugli infedeli, poiché così era stato stabilito per i musulmani. Così anche oggi, i musulmani sono impegnati nel conseguire una vittoria e diffondere l’autorità dello Stato islamico in tutta la terra”.
A differenza dei precedenti articoli, il linguaggio utilizzato è molto semplice ed è probabilmente destinato ai combattenti in Siria ed Iraq. Per questi ultimi, il compimento delle profezie di epoca abbaside riguardanti la fine del mondo, con battaglia a Dabiq, la Megiddo della fede islamica, non è più imminente, ma posticipata ad un giorno.
Le caratteristiche dell’Ipocrisia
“È una malattia incurabile che divora l’uomo dall’interno mentre è del tutto ignaro. E’ un male che porta l’uomo, inconsapevole, a diffondere la corruzione”. Il Corano considera i Munafiqun non sinceri, diffusori di false notizie ed inclini a danneggiare i musulmani.
Il testo è molto simile nei contenuti all’approfondimento “Siate un sopporto non un ramo secco” pubblicato nel decimo numero di Rumiyah, dove si analizzano le paure ed i timori di coloro che tradiscono la causa e offendono Dio. E’ un monito al nucleo familiare e di riflesso all’intero collegio musulmano. Nessuno può abbandonare la strada rivelata ed imposta da Dio.
“In guerra le tribolazioni e le difficoltà abbondano. Le preoccupazioni aumentano ed attanagliano i cuori. Alcuni non perdono la Strada grazie ad Allah attraverso i loro iman, mentre altri periscono smarrendo la via. Tornano indietro, rinnegano la propria religione e tradiscono i fratelli. Invece di portare la sconfitta nei cuori dei nemici, la diffondono nel collegio musulmano. Essi spaventano i musulmani e li invitano a non combattere. E’ una pratica diffusa tra i deboli: iman, uomini e donne. La fine per questi uomini è già stata discussa, mentre le donne saranno colpite da calamità perché infettano con la loro lingua le loro case, il proprio marito ed i bambini. Le notizie false provocano confusioni e disorientano. Quanti diffondono le voci che indeboliscono i cuori, dovranno chiedere perdono ad Allah, ammettendo la propria colpa. Se cercate aiuto, lo troverete. Se sarete puniti è allora questo ciò Allah ha disposto. La donna musulmana non deve vacillare, ma essere sentinella e baluardo contro le falsità. Niente dovrà far vacillare il sostegno ad Allah, non importa quanto possano essere i suoi nemici”.
Ampio spazio dedicato alle gesta dell’eroe del mese: solitamente la storia romanzata di un martire che ha trascorso la vita ad uccidere, sfruttando la stupidità dei crociati. Questa volta protagonista è una donna.
“Hijrah”
“Il mio precedente marito si era unito ai mujahidin dello Stato islamico. Io rimasi in Australia con i nostri bambini, attendendo un suo segnale per raggiungerlo. Nel dicembre del 2013 ricevetti un suo messaggio”
“Ti confermo la mia fedeltà allo Stato islamico. Non combatto per la democrazia per il nazionalismo, ma per imporre la Shari'ah”.
“Poche settimane dopo, durante un’imboscata, mio marito fu mortalmente ferito da un proiettile nella mascella. Il mio cuore era pieno di gioia conoscendo il suo desiderio di dare la sua vita per Allah. Per me ed i miei figli era giunto il momento di fare hijrah. Lo Stato islamico aveva liberato Raqqah e implementato la Shari'ah in tutte le sue fortificazioni. Tuttavia, questo non ha impedito che in Australia si diffamassero i sostenitori dell'Islam e della jihad. Hanno condannato le loro azioni per applaudire i kuffar, accusando lo Stato islamico di distorcere l'Islam. In realtà quelli che chiamano studiosi hanno distorto il nostro puro credo. Ho sempre voluto che i miei figli diventassero mujahidin e sono parte di questa nobile campagna. Ho sempre voluto che i miei figli venissero nutriti sotto l’ombra della Khilafah, dove avrebbero appreso il Corano in un luogo vuoto di infedeli e senza quell’apertura all'immoralità ed alla glorificazione dei peccati dell’Occidente. Volevo che crescessero con la jihad che è la nostra realtà. Non potevo più sopportare di vivere in Australia: la guida dei nostri studiosi era insopportabile. La loro soluzione per il salvataggio dei deboli e degli oppressi non andava oltre i trenta dollari di offerte. Questo è il limite dei vigliacchi. Il vero uomo segue il percorso della Jihad per raggiungere la vittoria. I primi passi sul sentiero dell'Hijrah iniziarono subito dopo la fine del mio lutto. Vivevo con i miei genitori e non sapevo come lasciare la casa senza che se ne accorgessero. Pochi giorni dopo mio padre ricevette una telefonata di lavoro che lo avrebbe portato all’estero. Mia madre lo avrebbe accompagnato. L’ASIO (Australian Security Intelligence Organization) non è mai stata in grado di raccogliere informazioni sufficienti per impedirmi di volare nonostante i loro continui sforzi. Avevo progettato con altre mie sorelle il volo per il Libano, fingendo andassimo a trovare la mia famiglia. Tuttavia il mio piano era chiaro: ad Abu Dhabi avrei preso i biglietti per la Turchia. Nelle 14 ore di volo verso Abu Dhabi i miei figli si sono comportati molto bene essendo stati ben educati. Ero nervosa, poiché le mie finanze erano limitate ma sapevo che Allah non mi avrebbe abbandonato. Dopo aver raggiunto Abu Dhabi, ci siamo diretti a Dubai, dove abbiamo organizzato il nostro volo per la città turca di Gaziantep via Istanbul. Quando arrivammo a Gaziantep ero esausta. Vennero a prenderci con un auto all’aeroporto e dopo mezz'ora ci dissero che eravamo entrati in Siria. Sapevo che il confine fosse distante qualche ora: quando ci dissero di scendere dall’auto, mi sono rimessa alla protezione di Allah. Ci dissero di attendere il loro ritorno e sparirono dalla nostra vista. L'oscurità fu interrotta da decine di auto e luci che si dirigevano verso la nostra posizione: eravamo ancora in Turchia. Ci hanno puntato le pistole ed ordinato di rimuovere i nostri niqab per mostrare loro il nostro volto. Per un attiamo ci siamo svelate dinanzi i loro occhi pervertiti. Subito dopo ci hanno fatto salire su un mezzo blindato e portato in una caserma dove ci hanno interrogato. Durante il mio interrogatorio c'era una ufficiale che ho particolarmente disprezzato. Il suo nome era Abu Qasim. Mi diceva di essere leale allo Stato islamico, ma non si sono mai fidata di lui. Poche ore dopo ci trasferirono al ramo turco dell’Interpol, dove un ufficiale ci disse che saremmo state consegnate alle rispettive ambasciate. Ritornate in cella, la mia sorella Umm Layth ci disse di avere con se un cellulare. Riuscì a chiamare suo marito che le disse di stare organizzando il nostro rilascio. Mosul, intanto, era stata liberata. Da quel momento i soldati turchi furono gentili. Divennero più amichevoli, erano educati, ci portavano cibo regolarmente e ci hanno permesso di prendere i nostri figli e farli giocare nel cortile”.
Dopo varie peripezie, le donne raggiungono le aree sotto controllo dello Stato islamico.
Tre le pagine dedicate alle operazioni compiute dai martiri nel mondo, solo un grafico è interamente dedicato agli attentati avvenuti in Spagna.
L’ultima pagina è dedicata alle applicazioni per i più piccoli.
Ciò dimostra la priorità delle organizzazioni terroristiche nel campo della tecnologia social. Dimostrare di essere in grado di gestire app multimediali su più fronti, contribuisce a proiettare una legittima statualità. Una strategia elaborata nel documento Media Operative, You Are a Mujahid, Too, disponibile sulla rete.
Media Operative, You Are a Mujahid, Too
È una edizione riveduta ed aggiornata delle precedente guida pubblicata dallo Stato islamico nel 2014. 55 pagine che rappresentano la guida strategica jihadista, concepita per fornire gli strumenti essenziali per sfruttare la copertura dei media. L’uso della rete è essenziale sia per continuare ad attirare reclute che per preservare la lealtà dei seguaci. Nel documento si spiegano le ragioni dell’importanza dei media ed il ruolo di coloro che materialmente realizzano i messaggi, considerati alla stregua dei mujahidin.
E’ evidente l’obiettivo di tale struttura verbale: consacrare la partecipazione di un’altra frangia di guerrieri, classificandone il loro ruolo grazie al loro attivismo. Grazie a questa nuova visione, la distinzione tra supporto ed appartenenza non esiste più. L'Isis si rivolge quindi ai propri sostenitori che possono contribuire alla causa con il minimo sforzo, favorendo l’assorbimento degli aspiranti sostenitori. Il documento offre l’esortazione teologica e la consulenza strategica per gli operativi dei media. Testi come il Media Operative, You Are a Mujahid, Too, sono stati erroneamente giudicati come semplice propaganda dall’Occidente. Rappresentano, invece, dei validi strumenti per migliore la comprensione della logica alla base della strategia mediatica e di propaganda dell’Isis. Il Media Operative, You Are a Mujahid, Too rappresenta un cambiamento nella strategia di comunicazione salafita-jihadista per tutte le future operazioni di informazione strutturate su tre linee guida.
Nel primo capitolo intitolato Date il lieto annuncio ai credenti, si spiega il concetto della narrazione alternativa.
Si consiglia di parlare della verità, intesa come “strumento per confutare le bugie dei crociati”.
“I messaggi dovranno incoraggiare e guidare, così da aprire gli occhi sul valore dell’esistenza dello Stato islamico.
Il concetto di verità nei messaggi è particolare. I destinatari dovranno provare soddisfazione nel leggere o nell’ascoltare quei messaggi carichi di speranza. Appelli comunque generalizzabili, che dovranno tenere conto delle necessità quotidiane dei credenti e dei mujahidin sparsi nel mondo”. L’obiettivo è quello di offrire una identità partecipativa, che rafforzi il concetto di califfato come organo rappresentativo per tutti i musulmani sunniti.
“Sarebbe opportuno raccontare alla gente un semplice e reale quadro della battaglia senza esagerazioni e bugie. Non possiamo nascondere gli aspetti negativi della vita, ma dobbiamo trasmettere anche tutte le sfaccettature positive dell’esistenza sotto lo Stato islamico”.
Il secondo capitolo “Contrastare e screditare la narrazione distorta promossa dall’Occidente”, è dedicato all’invasione intellettuale dei media occidentali. Fornisce le linee guida per “rispondere alla frenetica campagna dei media ed ai suoi modi ingannevoli per scoraggiare i musulmani”.
Si menziona l’arma della contro-propaganda, intesa come “serbatoio di argomenti e confutazioni per ripudiare le false affermazioni”. Nella contro-propaganda si rileva il ruolo della linea intellettuale del gruppo “per contrastare le bugie quotidiane e la falsificazione professionalizzata dei moderni media occidentali”. L’ultima parte del documento è dedicata ai proiettili della propaganda, nel capitolo “Le armi che fanno arrabbiare i nemici di Allah”.
“Se effettuate in modo efficace, le armi dei media possono essere più potenti delle bombe atomiche. Messaggi espliciti e vigorosi, spezzeranno il morale del nemico”.
E’ interessante notare l’importanza della parola bomba, intesa non più nel senso letterale del termine, ma in riferimento all’importanza nelle operazioni dei media. Elevando tali operazioni alla stregua delle deflagrazione di un ordigno bellico sul campo, se ne consacra il loro ruolo e l’attivismo.
“I media offrono un modo per intimidire, minacciare obiettivi sensibili civili e militari, così da spingere gli avversari ad agire in modo irrazionale. I messaggi devono essere calibrati per scioccare il pubblico che supporta i militari all’estero”.
Isis: L’importanza delle App
Le applicazioni sono strumenti preziosi non solo per reclutare, ma anche per fornire canali stabili di informazioni al di fuori degli account dei social media, spesso bloccati dagli amministratori. Per queste ragioni, tali progetti per adulti e bambini continueranno a diffondersi. Tutte le applicazioni iOS devono prima passare attraverso un rigoroso processo di approvazione da parte di Apple. Allo stesso modo Google, prima di renderle disponibili per il download sul Play Store ufficiale per le applicazioni Android. Tuttavia, la differenza principale tra i dispositivi iPhone ed Android è che quest'ultimo consente agli utenti di creare e installare nuove applicazioni anche al di fuori del suo App Store designato. A differenza di iOS, le applicazioni Android possono essere create ed installate in modo indipendente (come file APK) senza mai entrare nel Google Play Store. Con questa tecnica, conosciuta come sideloading, si bypassano i parametri di sicurezza standard. L’Isis ha riconosciuto la diffusione sulla rete di false app contenenti malware, con la pubblicazioni di diversi messaggi e procedure per l’autenticazione delle applicazioni.
La profondità strategica digitale
La propaganda è essenziale per la sopravvivenza dell’Isis, sia come gruppo che come idea per coltivare quella profondità strategica digitale. È un meccanismo prezioso con il quale far valere l’acquiescenza nel suo proto-Stato ed un’arma penetrante con cui affermare la propria egemonia terroristica all’estero. Negli anni a venire, servirà come bandiera attorno alla quale i veri credenti del califfato si raduneranno, una volta perduti i territori.
Il tredicesimo numero di Rumiyah
Il ricordo di Mosul continuerà ad infervorare negli anni i cuori dei veri credenti, esempio dell'utopia jihadista. Storia insegna che la vittoria non si basa sulla conquista fisica del territorio, ma sulla volontà di piegare la forza di volontà ed il desiderio di combattere del nemico. La narrativa Isis ha già ben delineato il ruolo dell’attuale generazione, destinata a non poter assistere al compimento delle profezie. L’Isis non ricostituirà le forze per riconquistare i territori perduti in Siria e Iraq (non è questo l’obiettivo di una forza irregolare), mentre annuncia azioni ispirate al Dominio Rapido. Il vero ruolo dell’attuale generazione jihadista fedele all’Isis sarà quello di colpire sistematicamente l’Occidente con l’evoluzione dei lupi solitari in forza insurrezionale. L’obiettivo della propaganda (tattica di rivendicazione strutturata per dare l’illusione di una portata globale) nel breve e medio termine, sarà quello di continuare ad incentivare l’espansione del gruppo nelle regioni dove la penetrazione jihadista è stata relativamente debole. All’attuale generazione Isis è stata già affidata la responsabilità di una guerriglia urbana a lungo termine così da minare la volontà politica dei paesi occidentali allineati contro l’Isis. La leadership dell’organizzazione terroristica è ben consapevole che l’elemento più vulnerabile delle democrazie occidentali è la volontà del popolo. La donna, definita Pastore, Guida, Protettrice, Sentinella, Baluardo etc…etc…nei precedenti numeri, ricopre per la prima volta un ruolo da protagonista nella sezione solitamente dedicata all’eroe del mese. Assente la sezione Just Terror Tactics. L’opera, a differenza della precedente uscita, presenta una certa integrità strutturale, sia nella forma metrica che nei contenuti. Tutti gli articoli non sono firmati, mentre non si notano i grossolani errori di battitura e punteggiatura del dodicesimo numero. Le forme di saluto classiche sono presenti in ogni articolo con ossessivo riferimento religioso a supporto dell’azione terrena. Il linguaggio utilizzato, in alcuni articoli, è molto semplice, mentre cresce in toni e contenuti nella dissertazione teologica e filosofica sul concetto dogmatico della giustizia divina a supporto delle azioni terrene. Presente la ripetizione costante dei pronomi, determinante per tracciare una linea diretta tra il campo dei musulmani e quelli di crociati, ebrei e delle religioni di Kufr. Nuovamente riproposto il concetto del leone.
Figura importante per l'arte e la cultura islamica, il leone evoca doti di coraggio, forza e valore. Secondo la tradizione islamica, la frase “il leone giacerà con l'agnello” è utilizzata per descrivere la pace escatologica che sarà costituita sotto un sovrano giusto e degno nel giorno del giudizio. Il leone è diventato un motivo chiave nella propaganda jihadista come simbolo di onore o per designare un martire, alla stregua dei messaggi in presenza di uccelli verdi (presenti nel tredicesimo numero).
La dottrina islamica della migrazione
Il tredicesimo numero di Rumiyah è dedicato alla la dottrina islamica della migrazione, una forma di jihad senza armi. Emigrare per predicare la parola di Allah è considerato nell’Islam come uno degli atti più nobili.
Il concetto di Hijrah va inteso come una chiamata alle armi per unirsi alla causa dei mujahedin. La dottrina islamica della migrazione si trasforma quindi in obbligo per i musulmani così da rinfoltire i ranghi in Siria ed in Iraq.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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