Islamici italiani vogliono più moschee contro l'Isis

Davide Piccardo a Il Fatto: "La semplificazione che ricomprende tutto sotto l’ombrello del 'terrorismo islamico' è falsa e soprattutto pericolosa"

Islamici italiani vogliono più moschee contro l'Isis

L’intervista rilasciata oggi al Fatto Quotidiano dal coordinatore del Caim, Davide Piccardo, non solo suona poco credibile, ma appare anche di cattivo gusto perché potrebbe sembrare un tentativo di strumentalizzare l’attentato di Nizza per chiedere più luoghi di culto, diritto di voto e cittadinanza ai musulmani residenti in Italia.

Andiamo a vedere i punti salienti dell’intervista di Piccardo, che fa acqua da tutte le parti. Il coordinatore del Caim, punta il dito contro una semplificazione utilizzandone un’altra che non trova concreta conferma però sul piano analitico, affermando: "A volte è l’integralismo religioso inquadrabile in un conflitto globale, a volte è il disagio delle periferie, altre è pura criminalità. La semplificazione che ricomprende tutto sotto l’ombrello del “terrorismo islamico” è falsa e soprattutto pericolosa".

Al di là del fatto che Piccardo rifiuta il termine “integralismo islamico”, preferendo la parola “religioso”, sembra non rendersi conto che è proprio il terrorismo islamico a utilizzare personaggi a volte provenienti dalle periferie degradate e con precedenti penali per attuare attentati. L’indottrinamento che fa breccia nelle menti degli attentatori trova fondamento nell’ideologia di personaggi come Ibn Taymiyya, Hassan al-Banna, Sayyd Qutb, Omar Bakri Muhammad. Ideologia che ha fornito le basi teoriche a gruppi terroristi come Hamas, al-Qaeda, Gia, Gamaa al-Islamiyya ed altri ancora. Dunque Piccardo dovrebbe prendere atto di ciò ed esprimersi chiaramente sulle sue posizioni ideologiche, visti i suoi precedenti.

Piccardo

Non dimentichiamo infatti che il coordinatore del Caim è l’autore del post su Facebook “è finita la pacchia”, come commento all’assalto a una sinagoga francese da parte di islamisti anti-israeliani. Un’uscita che generò forte imbarazzo all’interno degli ambienti politici milanesi a lui vicini e forti proteste da parte della comunità ebraica.

Sono inoltre ben note le sue posizioni a favore di Tayyp Erdogan in Turchia, a capo di una violenta repressione contro giornalisti, oppositori politici, accademici e apparati istituzionali non allineati al suo Akp.

È buffo come Piccardo invochi l’unità di tutti i musulmani quando, allo stesso tempo, con le sue prese di posizione a livello di Islam politico, è il primo a generare divisioni all’interno della comunità islamica.

Non è certo un caso che nell’estate del 2013, quando Morsi venne rovesciato, furono segnalate risse all’interno di centri islamici tra sostenitori e oppositori dell’ex presidente egiziano. Del resto le divisioni interne sono emerse anche durante questo Ramadan, con i seguaci del Caim che hanno osservato la fine del mese sacro in data differente da quella osservata da altri per allinearsi alle direttive della European Council for Fatwa and Research. Organizzazione legata alla Fratellanza e con a capo quel Yusuf Qaradawi che invocava la jihad in Siria? Insomma, di che alleanza sta parlando Piccardo, se continua a prendere posizioni politiche (anche in questi giorni, in cui Erdogan è sempre più indifendibile) e non riesce nemmeno a far accordare qualche centinaio di musulmani milanesi sulla data dell’Eid? Le foto della preghiera all’Arena Civica mostrano chiaramente lo scarso numero di partecipanti.

Del resto i media hanno più volte dimostrato la vicinanza tra diversi esponenti del Caim e i Fratelli Musulmani, non c’è nulla di sorprendente se hanno seguito le direttive della ECFR e di Qaradawi.

Davide Piccardo parla poi di “diritto di voto” agli immigrati musulmani, di “piena cittadinanza”, ma forse dimentica che gran parte dei foreign fighters partiti dall’Europa per arruolarsi nell’Isis e al-Nusra hanno passaporti occidentali che bruciavano e strappavano davanti alle telecamere. Piccardo dimentica che personaggi come Mohamed Merah, Salah Abdeslam e Mohamed Lahouaiej Bouhlel (l’attentatore di Nizza) avevano passaporti europei, giusto per fare qualche nome, ma ce ne sono tanti altri. Anwar al-Awlaki, leader qaedista in Yemen e maestro dell’indottrinamento, era cittadino statunitense. Non dimentichiamo inoltre che Francia e Gran Bretagna, paesi con un alto tasso di musulmani con cittadinanza, hanno anche il tasso più elevato di foreign fighters in Europa (con questo non si vuol certo dire che tutti i musulmani sono terroristi). Come può dunque Piccardo affermare che la cittadinanza rafforza gli anticorpi contro il radicalismo?

La cittadinanza facile e la partecipazione politica potrebbe semmai rafforzare il corpus elettorale di eventuali candidati vicini al Caim? Come Sumaya Abdel Qader? Citata proprio da Piccardo nell’intervista? Questa è una questione su cui ponderare.

Piccardo tira in ballo “polemiche” sulla neo-eletta consigliera del PD milanese, senza citare però le motivazioni di queste polemiche, come ad esempio le numerose immagini a favore del jihad e di Hamas postate dalla madre della candidata su Facebook (poi rimosse dopo lo scandalo, quando ormai era troppo tardi) e l’immagine del padre di Sumaya, imam di Perugia, assieme a Mohamed Morsi (anche questa successivamente rimossa).

Piccardo lamenta poi il fatto che il marito di Sumaya, Abdallah Kabakebbji, vive da 38 anni in Italia e non ha cittadinanza. Si potrebbe chiedere alle istituzioni le ragioni di tale carenza, magari emergono informazioni interessanti.

Se vogliamo poi tenere in considerazione i post in Facebook dove Abdallah Kabakebbji definisce Israele un errore storico, politico e una truffa, suggerendo un “ctrl-alt-canc” o dove inneggia ad Hamas, indicandola come “quella che meglio interpreta il conflitto” e fa riferimento alla

resistenza armata come “unica strada per avviare un processo di pace”, o ancora dove inneggia a Osama Alisawi, ex ministro dei trasporti di Hamas, allora tutto diventa più chiaro. Insomma, di cosa sta parlando Davide Piccardo?

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