È consuetudine che in Israele l’incarico di formare un governo venga dato al leader del partito che ottiene la maggioranza relativa, solo in un secondo momento il presidente della Repubblica può pensare di conferirlo ad uno degli sfidanti.
Questa volta si propende per un discorso diverso: il presidente Reunen Rivlin infatti, al termine del primo round di consultazioni post elettorali, dona l’incarico al premier uscente Benjamin Netanyahu. Questo nonostante il suo Likud nella nuova Knesset uscita dalle elezioni di giorno 17 ottenga due seggi in meno di Blu&Bianco, la lista guidata da Benny Gantz che nella prossima legislatura può contare su 33 parlamentari. Una decisione, quella assunta dal capo dello Stato, figlia del numero delle indicazioni a favore del numero uno del Likud date dai vari capilista alternatisi nella sede della presidenza.
Netanyahu infatti viene indicato da 55 deputati, Gantz invece da 54. Nessuno dei due ha i 61 seggi indispensabili per formare un nuovo governo, dunque Rivlin preferisce conferire l’incarico a chi, anche se per un solo seggio, appare più vicino all'obiettivo della maggioranza.
Ed appare quindi determinante la scelta di una lista in particolare, quella denominata “Balad”. Si tratta di una delle formazioni politiche più importanti degli arabo israeliani, i quali decidono alla vigilia del voto di fare fronte comune e presentare una sola lista. Quest’ultima ottiene 13 deputati, che appaiono orientati ad indicare Gantz come premier. Ma all’ultimo momento, i tre della lista Balad si sfilano: da 57, la maggioranza a favore del leader di Blu&Bianco scende a 54, con Netanyahu che quindi ottiene per tal motivo l’incarico.
Tra gli arabo israeliani sono giornate molto concitate: possibile che il passo indietro di Balad, si chiedono molti esponenti della lista, sia complice del mantenimento del potere dell’arci nemico Netanyahu? Un paradosso a cui nessun vuol credere ed oggi, con le trattative coordinate dal premier uscente che stentano a decollare, c’è chi è pronto a fare un passo indietro.
Tra questi vi è Ahmad Tibi, uno dei tre parlamentari che si defila nel sostegno a Gantz. Intervistato dall’Huffington Post, le sue dichiarazioni sembrano presagire un passo indietro: “Siamo pronti a sostenere dall’esterno un governo guidato da Gantz”, dichiara ad Umberto De Giovannangeli.
Netanyahu ha 28 giorni di tempo per formare un governo, può chiedere ulteriori 15 giorni di proroga qualora il premier uscente ne ravvisi la necessità. Ma sembra che per il Likud è difficile formare una maggioranza solida: unendo solo i partiti religiosi e Yamina, il nuovo partito di destra, Netanyahu ha 55 parlamentari. Anche perché se dentro ci sono le formazioni religiose, Avigdor Lieberman fa sapere che con i suoi otto deputati di Yisrael Beiteinu non vuol far parte della maggioranza. Quest’ultimo invece è disposto ad entrare solo in un governo di unità con Blu&Bianco.
Gantz però, che rivendica il diritto di formare un governo, non ha intenzione di entrare in una coalizione guidata da Netanyahu. Un’intricata matassa quindi, che si potrebbe sciogliere solo qualora il presidente dia a Gantz l’incarico per il nuovo esecutivo.
A quel punto, ecco che gli arabo israeliani tornerebbero in gioco questa volta con tutti e 13 i deputati: “Non vogliamo ministri – ripete Tibi nell’intervista – Ma possiamo dare un appoggio esterno in grado di far arrivare a 61 una maggioranza composta dai partiti di centro – sinistra e da quelli religiosi”.
La lezione sembra essere stata imparata: piuttosto che continuare, come avviene dal 1992 a questa parte, a non sostenere alcun premier, le liste arabe questa volta potrebbero entrare in una maggioranza. Il tutto anche senza avere ministri o persone all'interno dell'esecutivo. In poche parole, sembra che l’obiettivo principale degli arabo israeliani è evitare la formazione di un nuovo governo Netanyahu, considerato il leader più “razzista”, come afferma lo stesso Tibi, della storia israeliana.
Soltanto il tempo dirà, a questo punto, cosa accadrà nel paese: fra circa due settimane
scadrà il tempo a disposizione del premier uscente, il presidente tornerà ad avere quindi in mano il cerino. Nuove elezioni anticipate od incarico a Gantz saranno, in quel momento, le due opzioni in mano al capo dello Stato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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