Israele, bruciata una moschea in Cisgiordania. Attaccata sinagoga

Resta alta la tensione. I palestinesi accusano i coloni per il rogo. Domani incontro tra Abbas e Kerry

Scontri tra giovani arabi e la polizia israeliana a Kfar Kana / 10 novembre
Scontri tra giovani arabi e la polizia israeliana a Kfar Kana / 10 novembre

Non accenna a placarsi la tensione in Israele e nella West Bank. Una moschea è stata data alle fiamme nella notte, vicino alla città di Ramallah, in Cisgiordania, mentre una sinagoga non utilizzata come luogo di culto è stata attaccata a nord.

Tutto il primo piano dell'edificio religioso del villaggio di Mughayir, stando alla sicurezza palestinese, è stato danneggiato dalle fiamme appiccate da coloni israeliani. Il sindaco, Faraj al-Naasan, ha aggiunto che già due anni fa la moschea era stata attaccata

Poche ore dopo, a quanto scrive il sito YnetNews, una bottiglia molotov ha raggiunto una sinagoga a Shfaram, una città araba nel nord di Israele, causando danni minori.

I fatti di questa notte sono soltanto l'ultimo episodio in un periodo di crescente tensione, che ha visto susseguirsi attentati, disordini, dopo manifestazioni in cui alcuni gruppi ebraici rivendicavano il possesso della zona del Tempio di Salomone, la Spianata delle Moschee dove si trovano oggi edifici di culto islamici.

Contro le proteste si è schierato anche il capo rabbino sefardita d'Israele, Yitzhak Yosef, che alcuni giorni fa, ai funerali di un 17enne morto dopo un attacco messo a segno da un militante di Hamas, ha lanciato un appello per dire che "è proibito agli ebrei di recarsi al

Monte del Tempio". Incontrando il nunzio apostolico in Israele ha chiesto ieri ai leader religiosi di riaffermare "il concetto centrale della sacralità della vita e l'obbligo di astenersi dal versare il sangue di altri".

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