Kazakistan, si avvicina il giorno dello storico referendum

Kazakistan, si avvicina il giorno dello storico referendum

Fra poco meno di un mese, il 5 giugno, i cittadini kazaki saranno chiamati alle urne per dire la loro sulla riforma dell'attuale Costituzione. Un momento storico per il Kazakistan, che si appresta a dire (definitivamente) addio all'era Nazarbaev, e per il resto dell'Asia centrale, che potrebbe subire la fascinazione del moto riformistico di Kassym-Jomart Tokayev per dare vita a simili processi di cambiamento.

Cambiare la Costituzione per cambiare la nazione

Il 5 giugno sui kazaki peserà l'onere-onore di riformare una Costituzione vetusta, da loro approvata la prima (e unica) volta nel vicino eppure lontano 1995, la cui futura conformazione inciderà in maniera significativa sulla traiettoria dell'economia, della società e della politica della nazione. La cittadinanza, invero, sarà chiamata a decidere sul destino di più di un terzo dell'intero corpo costituzionale, cioè 33 emendamenti.

Se approvati nella loro interezza, uno per uno, gli emendamenti darebbero de iure et de facto vita ad un nuovo Testo fondamentale e, di conseguenza, ad un nuovo regime politico-istituzionale. Più rappresentatività. Più decentralizzazione. Più indipendenza del potere giudiziario. Passaggio dall'attuale super-presidenzialismo ad un presidenzialismo moderato, affiancato da un parlamento tanto forte quanto influente. Una garanzia di democraticità. Un segnale potente ad una società recentemente scossa da una violenta sedizione. L'inizio di una nuova era: la Seconda repubblica.

L'epocalità dell'evento

Secondo Tiberio Graziani, politologo e direttore del think tank Vision and Global Trends, il referendum è il naturale (e necessario) punto di arrivo di un processo trasformativo in parte legato "al cambio generazionale", con una società che chiede un cambiamento tangibile, e in parte da inquadrare nell'"articolato e complesso processo di costruzione del moderno stato nazionale" che ha guidato i passi della classe dirigente sin dall'indipendenza dall'Unione Sovietica. "Oggi", prosegue Graziani, "la trasformazione socio-economica, ma anche culturale, della repubblica eurasiatica impone un profondo cambiamento sistemico cui le nuove generazioni dovranno dare il proprio contributo".

Sulla stessa lunghezza d'onda è Stefano Vernole, vicedirettore del Centro Studi Eurasia-Mediterraneo (CeSEM), per il quale il referendum del prossimo 5 giugno "è innanzitutto il mantenimento di una promessa", cioè "la volontà di [Tokayev] di procedere verso un Nuovo Kazakistan" a seguito dei moti di inizio anno. Una volontà, anche qui, promanante dalla consapevolezza di avere a che fare con una società diversa rispetto al passato.

"Quella lanciata da Tokayev", secondo Vernole, "è una grande sfida che vuole coniugare tradizione e innovazione basandosi su un proposito coraggioso; dopo quanto accaduto lo scorso gennaio, invece di farsi intimorire e ripiegare all'indietro, il suo Presidente tenta di proiettare il Kazakhstan nel futuro, tenendo ben dritta la barra dell'interesse nazionale: sviluppo interno e contemporaneamente attrazione di investimenti esteri". Un "tentativo riformistico [che] avviene in un momento chiave della geopolitica globale", cioè sullo sfondo della pandemia, della guerra in Ucraina e dell'aggravamento della competizione tra grandi potenze, e che ha sensibilizzato la dirigenza sull'importanza di "mantenere un equilibrio strategico dettato dalla posizione geografica del Paese, ispirandosi a quella tradizionale politica estera multivettoriale tanto più idonea nell'attuale sistema multipolare".

Verso il nuovo Kazakistan

Il 5 giugno, qualora la cittadinanza optasse effettivamente per la riscrittura ex novo della Costituzione, potrebbe essere realmente gettato il primo mattoncino di quello che Tokayev ha già definito il "Nuovo Kazakistan". Un nuovo edificio per ospitare un'antica nazione i cui membri chiedono, a gran voce, rinnovamento e cambiamento. Un nuovo edificio per mettere in sicurezza l'ordine costituito dalle onde di instabilità promananti dalla competizione tra grandi potenze, che a loro volta potrebbero e possono ricevere slancio da malumori interni – come hanno ampiamente dimostrato i brevi ma intensi moti di inizio anno.

Il progetto del Nuovo Kazakistan si inquadra, dunque, in due contesti: uno macro e uno micro. Con il macro che è direttamente legato agli accadimenti geopolitici e geoeconomici che stanno scuotendo il mondo, ed in particolare l'Eurasia.

Con il micro che riguarda la volontà di non uscire dalla traiettoria che ha caratterizzato il Kazakistan indipendente, ma di migliorarla in maniera tale da dar vita ad un modello socioeconomico realmente arricchente per tutti – per ogni cittadino e per ogni regione. E il primo passo verso l'implementazione di questa riforma strutturale dal duplice obiettivo verrà compiuto, spera la presidenza Tokayev, il 5 giugno.

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