Hilary Benn è il ministro degli Esteri "ombra" di Jeremy Corbyn, leader del partito laburista britannico. È lui che, nel caso in cui dovesse vincere le elezioni la sinistra, guiderebbe il Foreign Office. Perché nel Regno Unito da sempre è così, l'opposizione non fa solo chiacchiere e demagogia da bar, si prepara in modo costruttivo a prendere il posto di chi siede al governo. Durante la discussione, alla Camera dei Comuni, che ha preceduto il voto sull'allargamento delle operazioni militari in Siria, contro l'Isis (chiesto dal premier Cameron), Benn ha tenuto un discorso molto accorato e apprezzato, a giudicare dagli applausi ricevuti. Il parlamento ha dato il via libera alla richiesta del governo di autorizzare i raid aerei. La sinistra si è spaccata. La linea ultra pacifista di Corbyn è stata sconfitta. Aveva chiesto ai suoi di votare contro i raid ma, dopo una dura contestazione, ha lasciato libertà di voto. E in 66 hanno seguito Benn, schierandosi con Cameron.
I laburisti molto probabilmente hanno trovato un nuovo leader. Gli sono bastati 15 minuti per far vedere a tutti di che stoffa è fatto. Benn ha parlato quasi alla fine della discussione, poco prima del voto decisivo. Non ha mai attaccato Corby, dal quale dissentiva. Anzi, lo ha difeso, chiedendo a Cameron di scusarsi perché lo aveva definito "amico dei terroristi". "Volevamo che le nazioni del mondo agissero insieme contro le minacce alla pace e alla sicurezza", ha detto Ben ricordando la posizione inglese prima della nascita delle Nazioni Unite. E l'Isis "è inequivocabilmente questo", un nemico che mette in pericolo la pace e la sicurezza.
La parte più apprezzata del discorso è stata quando Benn ha parlato dei pericoli del fascismo islamico. "Siamo fronteggiati da fascisti. Non solo per la loro brutalità, ma per la loro convinzione di essere superiori a ognuno di noi in questa Camera e a tutte le persone che rappresentiamo. Disprezzano i nostri valori. Disprezzano il fatto che crediamo nella tolleranza e nel decoro. Disprezzano la nostra democrazia, il modo con il quale prenderemo questa sera le nostre decisioni. E quello che sappiamo dei fascisti è che vanno sconfitti". Toccando queste corde, sensibili, ha ricordato ai propri colleghi, di ogni schieramento, che quella stessa Camera alcuni decenni prima si era alzata in piedi per combattere Hitler e Mussolini: "Noi dobbiamo fare la nostra parte, dobbiamo fronteggiare questo male".
"Che cosa dobbiamo fare - si è domandato Benn - per affrontare una minaccia per i nostri cittadini, il nostro Paese, gli altri paesi e le persone che soffrono sotto il giogo, il crudele giogo, di Daesh? Il massacro a Parigi ci ha portato in casa il pericolo chiaro e attuale che ci pone Daesh. Sarebbe potuto accadere a Londra, Glasgow, Leeds o Birmingham, e ancora può accadere. Penso che abbiamo il dovere morale e pratico di estendere le operazioni militari che già facciamo in Iraq anche alla Siria. Sono anche convinto, e lo dico ai miei colleghi, che le condizioni poste nella risoluzione d’emergenza adottata dal Labour alla conferenza di partito di settembre sono soddisfatte. C’è una risoluzione dell’Onu chiara e senza ambiguità, la 2249, paragrafo 5, che chiede specificatamente agli stati membri di adottare tutte le misure necessarie per raddoppiare e coordinare gli sforzi in modo da prevenire e sopprimere atti terroristici commessi dallo Stato islamico, e per sradicare le roccaforti che Daesh ha creato in molte parti dell’Iraq e della Siria".
In pochi minuti Benn ha sgombrato il campo dalle ipocrisie, superando le sterili divisioni politiche per combattere il nemico comune. Come ai tempi della Seconda guerra mondiale. E non ha avuto bisogno di dire bugie (le armi di distruzione di massa di Saddam), come fece Tony Blair. Questo nuovo pragmatismo laburista chiama a raccolta un popolo intero. Benn si candida a prendere il posto di Corbyn per la leadership dei laburisti e, se i britannici lo vorranno, di tutto il Paese.
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