Il Senato non trova l'accordo e manda l'America in shutdown

Fallite le trattative su bilancio e migranti. Ora la macchina federale si ferma

Il Senato non trova l'accordo e manda l'America in shutdown

Non è nel modo migliore che Donald Trump ha festeggiato il primo anniversario del suo giuramento da presidente. Nella notte, con una stretta di mano tra i Democratici che siedono al Senato, è arrivato infatti lo "shutdown" per il governo americano, dopo che l'accordo sulla legge di bilancio per autorizzare la spesa pubblica (e sul tema dell'immigrazione) non è stato raggiunto.

Gli uffici amministrativi federali si fermano così, nella notte americana, a distanza di anni dall'ultima volta. Era allora il 2013 e nello Studio ovale c'era Barack Obama, ma a rendere quell'occasione diversa era il colore dell'amministrazione. Oggi i due rami del Congresso sono entrambi in mano al Partito repubblicano, ma la risicata maggioranza del Senato non è bastata a garantire che lo shutdown si evitasse.

Furente la reazione di Trump, che sui social media pochi minuti prima dello scadere del tempo utile, aveva già accusato i suoi avversari di voler "sminuire il grande successo dei tagli alle tasse, e ciò che stanno ottenendo per la nostra economia in forte espansione".

Diametralmente opposta l'opinione dei Democratici, che invece accusano la Casa Bianca di non avere cercato di mediare, soprattutto sulla questione dei Dreamers, i figli di immigrati arrivati irregolarmente negli Stati Uniti da bambini. Chuck Schumer, leader della minoranza, aveva malvolentieri ventilato anche la possibilità di accettare un finanziamento del muro al confine messicano, se una soluzione fosse stata trovata.

E ora punta il dito: "La responsabilità è del tutto sulle spalle di Trump".

"I democratici - è tornato poi ad attaccare Trump - sono molto più preoccupati per gli immigrati illegali che per i nostri grandi militari o per la sicurezza ai nostri pericolosi confini meridionali".

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