Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ammesso per la prima volta che Israele ha effettuato raid mirati in Siria contro decine di convogli che trasportavano armi avanzate destinate a Hezbollah.
È il primo riconoscimento pubblico dell’impegno militare di Israele in Siria. I due paesi sono ufficialmente ancora in guerra: Damasco non ha mai firmato un trattato di pace con la capitale de facto Gerusalemme. Lo scorso dicembre Netanyahu affermò chiaramente che Israele non avrebbe mai permesso il transito di forniture militari dalla Siria al Libano. Israele, sarebbe ufficialmente neutrale nella guerra civile siriana, ma dal 2013 ha effettuato una dozzina di attacchi aerei in tutta il paese colpendo anche strutture governative.
Fino ad oggi, Israele si è sempre rifiutata di confermare il coinvolgimento in specifici attacchi mirati. I caccia israeliani hanno quindi distrutto decine di convogli destinati alle truppe Hezbollah, presenti in Siria a sostegno delle forze lealiste del presidente Bashar al-Assad.
Dobbiamo agire quando la situazione lo richiede – ha detto Netanyahu poche ore fa durante una visita alle truppe sulle alture del Golan – continueremo a colpirli ovunque, l'organizzazione sciita non dovrà mai acquisire sistemi avanzati, siamo orgogliosi delle nostre capacità a difesa di Israele. Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha minacciato più volte nei mesi scorsi di colpire i siti nucleari di Israele.
Sabato scorso, secondo le fonti del quotidiano tedesco Bild, Hezbollah avrebbe acquisito una batteria di missili SA-17 appartenente al regime di Assad. Israele teme proprio la capacità di tali sistemi terra-aria a medio raggio, in grado ci colpire un bersaglio a 50 chilometri di distanza ad un altitudine massima di 25.
Confermato il raid avvenuto nel 2013 quando caccia (israeliani) distrussero un presunto carico di missili SA-17 in viaggio verso il Libano. Mercoledì scorso, Stratfor ha rivelato che a nord del confine tra Siria e Libano, le forze Hezbollah hanno consolidato le posizioni precedentemente conquistate dai ribelli siriani nel giugno del 2013. Le immagini satellitari hanno rivelato una base fortificata che potrebbe, in teoria, ospitare missili balistici per colpire Israele. Secondo Stratfor, la base ospiterebbe missili a lungo raggio di fabbricazione iraniana Shabab-1, Shabab-2 e Fateh-110. E’ ovviamente impossibile stabilire tali dati, ma se fossero davvero stati schierati, le opzioni di lancio sarebbero comprese tra i 200 ed i mille chilometri. Israele, quindi, sarebbe alla portata dei vettori balistici.
Appare evidente che i raid israeliani avvenuti dallo scorso ottobre ad oggi, hanno ricevuto il visto del Cremlino. Lo scorso ottobre, infatti, poche ore dopo il dispiegamento russo in Siria, i due paesi crearono un canale di coordinamento per “evitare spiacevoli malintesi”. Più volte, così come confermato dal Ministro della Difesa Moshe Ya'alon, i velivoli russi hanno violato lo spazio aereo di Israele.
Noi non li ostacoliamo - disse Moshe Ya'alon il 29 novembre scorso - quando si avvicinano nel nostro territorio, ma anche loro non intervengono quando i nostri caccia agiscono a protezione degli interessi della nazione.
Mosca, dallo scorso ottobre, ha istituto una no-fly zone che comprende la maggior parte della Siria e parte di
Israele (Golan compreso). Lo schermo difensivo copre anche la zona meridionale della Turchia e le basi utilizzate dagli USA per i raid in Siria. Il consenso russo per ogni tipo di volo nelle zone controllate è implicito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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