Amedy Coulibaly è entrato nel minimarket sparando con il suo kalashnikov, uccidendo subito tre delle sue quattro vittime. Tensione e orrore.
In quei tragici momenti, però, c'è chi non ha perso la calma e ha provato a parlare con l'attentatore. Si tratta di Elie O., un ebreo di origine marocchina, che è riuscito a scambiare qualche parola con Coulibaly, venendo a sapere che "il giorno prima, giovedì mattina, avrebbe voluto sparare sui bambini della scuola ebraica di Montrogue per vendicare quelli palestinesi uccisi a Gaza".
Il suo piano è però fallito grazie alla giovane poliziotta municipale che era di guardia di fronte alla scuola materna e che Coulibaly ha barbaramente ucciso. L'attentatore si è così diretto verso l'Hyper cacher perché "lì ci sono gli ebrei". Pare quindi che gli attentatori non volessero colpire solamente la Francia, ma anche - e soprattutto - gli ebrei francesi.
E la comunità ebraica di Parigi è ora intimorita. Shlomo Malka, direttore ella redazione de "l'Arche", la rivista del giudaismo francese, commenta così la chiusura delle sinagoghe: "Nemmeno dopo l'11 settembre, era forse dai tempi della guerra che non accadeva".
Ora gli ebrei francesi non si sentono sicuri. Desiderano tornare in Israele, compiere l'"aliyà", il viaggio di ritorno nella terra dei padri.
538em;">Durante un incontro con la comunità ebraica francese, Hollande ha assicurato che "tutte le scuole, tutte le sinagoghe verranno protette, se necessario, oltre che dalla polizia anche dall'esercito".
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