Il kamikaze dell'Isis-K, sigla della costola locale dello Stato Islamico, che ha azionato l'esplosivo all'esterno dell'aeroporto di Kabul era stato liberato dal carcere nel giorno della presa di potere dei talebani. Non è un dettaglio da poco quello emerso nelle scorse ore dalla capitale dell'Afghanistan.
Abdul-Rahman al-Logari, questo il nome del terrorista, da anni si trovava rinchiuso all'interno del carcere Pul-e-Charkhi, uno dei più importanti della capitale afghana. Qui stavano scontando le pene numerosi jihadisti catturati negli anni nelle province circostanti Kabul. A confermare questa indiscrezione sono stati gli stessi miliziani dell'Isis.
L'attentato del 26 agosto scorso
L'azione kamikaze portata avanti giovedì scorso ha preso di mira le centinaia di persone disperate assiepate all'ingresso dell'aeroporto di Kabul. Nel tardo pomeriggio, al Logari si è fatto esplodere nei pressi del Gate Abbey causando più di 170 vittime. Tra queste la maggior parte erano civili, mentre tra i soldati Usa sono stati contati 13 morti.
Una strage arrivata a pochi giorni dalla fine dei ponti aerei tra l'Afghanistan e i Paesi occidentali, attivati subito dopo l'arrivo dei talebani per dare la possibilità a molti di lasciare Kabul. Oltre che per l'elevato numero di vittime, la tragedia dell'aeroporto ha avuto anche importanti conseguenze politiche.
Gli Usa hanno accelerato le procedure per i ponti aerei e hanno anticipato di alcune ore la fine della missione in Afghanistan, prevista per il 31 agosto. A Washington il presidenteJoe Biden ha dovuto affrontare un importante calo della popolarità per via delle vittime tra i marines e della cattiva gestione del ritiro da Kabul.
Dal canto loro i talebani hanno sì condannato l'attacco, ma hanno cavalcato l'onda emotiva per quanto accaduto per accusare gli americani di non aver saputo gestire la sicurezza in una zona aeroportuale in quel momento di loro competenza.
L'ambiguità talebana
La posizione proprio degli studenti coranici, dopo la notizia relativa alla scarcerazione del kamikaze dell'Isis, è apparsa ancora più contraddittoria. Tra i talebani e la costola locale dello Stato Islamico c'è sempre stato molto astio. I due gruppi sono entrati in conflitto già nel 2015 e sono considerati avversari all'interno della galassia islamista.
Tuttavia sono stati proprio i talebani a liberare le carceri di Kabul dopo il loro arrivo. Era ben noto anche a loro che le prigioni della capitale afghana in quel momento erano piene di terroristi dell'Isis-K e di altre sigle jihadiste.
Dunque era possibile aspettarsi un rafforzamento del califfato. Il kamikaze autore della strage è potuto entrare in azione grazie alla liberazione ad opera dei talebani.
Da qui l'ambiguità dei nuovi padroni di Kabul: da un lato gli islamisti hanno condannato l'attacco e ribadito la loro inimicizia con l'Isis, dall'altro hanno permesso a soggetti radicalizzati di pianificare attacchi durante gli ultimi giorni della presenza occidentale nel Paese. Una contraddizione che, sul piano politico, non è passata inosservata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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