Julian Assange potrebbe a breve essere espulso dall’ambasciata ecuadoriana a Londra, nella quale vive come rifugiato politico dal giugno del 2012. Secondo i media britannici, il viaggio nel Regno Unito di Lenin Moreno, Presidente del Paese sudamericano, potrebbe coincidere con la revoca della protezione diplomatica concessa sei anni fa al fondatore di WikiLeaks da Rafael Correa. Il predecessore di Moreno aveva infatti strenuamente difeso l’attività informativa condotta da Assange e aveva definito quest’ultimo “un paladino della libertà di espressione e della libertà di stampa”.
Giunto a Londra per partecipare a un summit internazionale sulle disabilità, il Presidente Moreno avrebbe subito avuto contatti con esponenti dell’intelligence e delle Forze dell’ordine di Sua Maestà. In base a indiscrezioni riportate dal sito The Intercept, la trattativa diretta alla consegna di Julian Assange alle autorità britanniche sarebbe in fase avanzata. Il Governo ecuadoriano non considererebbe più sussistenti i pericoli all’incolumità del giornalista australiano riscontrati nel 2012. Il Capo dello Stato sudamericano, durante l’incontro con i vertici della Sicurezza britannica, avrebbe dichiarato: “La vicenda che vede protagonista Assange è un problema che il mio Governo ha ereditato dalla passata Presidenza”. Secondo The Times, incontri tra funzionari dei due Paesi avrebbero avuto luogo già una settimana fa, al fine di concordare le modalità del trasferimento dell’attivista australiano dalla sede diplomatica ecuadoriana. Fonti anonime citate dall’agenzia Reuters sostengono che l’accordo tra i due Governi sarebbe imminente e che il creatore di WikiLeaks sarebbe molto preoccupato per la propria sorte.
A smentire le ricostruzioni ottimistiche della stampa ci ha pensato il Ministro degli Esteri di Quito, María Fernanda Espinosa. In visita ufficiale nel Regno Unito insieme al Presidente Moreno, il capo della diplomazia ecuadoriana, pur confermando la tesi secondo la quale sarebbero in corso trattative per la consegna dell’Australiano alle autorità di Londra, ha affermato che l’esito dei negoziati non sarebbe affatto scontato: “L’ultima parola sulla sorte di Julian Assange spetta all’Ecuador. Il Governo che io rappresento non si è ancora pronunciato riguardo alla sussistenza dei presupposti che hanno determinato nel 2012 la concessione al signor Assange dello status di rifugiato politico. Ogni provvedimento inteso a modificare tale status verrà preso dal Presidente Moreno nel pieno rispetto della normativa internazionale vigente.” Dopo avere ribadito la competenza esclusiva delle autorità ecuadoriane nel decidere la sorte del creatore di WikiLeaks, la Espinosa ha precisato: “Ogni nostra scelta sul futuro del signor Assange verrà presa sempre sulla base di intese con il Governo britannico.” Il Ministro ha quindi evidenziato la complessità delle trattative in corso tra funzionari dei due Paesi: “I due Governi devono effettuare valutazioni estremamente complicate. La normativa internazionale è lacunosa e la prassi sviluppatasi negli ultimi anni in tema di diritto di asilo non gode di un consenso unanime all’interno della comunità internazionale”.
Anche l’Esecutivo di Sua Maestà ha invitato la stampa a non alimentare aspettative circa un imminente accordo tra Londra e Quito sulla sorte di Julian Assange. Alan Duncan, Ministro per i Rapporti con l’Europa e le Americhe, ha infatti dichiarato: “Obiettivo del Primo Ministro May è conseguire un risultato ottimale nel più breve tempo possibile. Il cammino verso tale risultato è pieno di ostacoli. Le trattative con la Presidenza ecuadoriana rischiano di arrestarsi. Il tempo non gioca a nostro favore. Le condizioni di salute di Assange stanno peggiorando. La nostra priorità è trasferirlo rapidamente dall’ambasciata al più vicino ospedale. Abbiamo assicurato al Presidente Moreno che le nostre Forze dell’ordine non arrecheranno il minimo danno all’incolumità del rifugiato. Speriamo che l’Ecuador risponda presto alle nostre sollecitazioni”. L’imminente consegna del giornalista australiano alle autorità di Londra è stata ipotizzata anche da WikiLeaks. L’organizzazione non governativa ha dato subito credito alle indiscrezioni riportate dalla stampa britannica, pubblicando sulla propria pagina Twitter tutti gli articoli sulla sorte di Julian Assange comparsi in questi giorni nel Regno Unito.
Negli ultimi mesi, alcune decisioni delle autorità del Paese sudamericano sono state interpretate dai media anglosassoni come la dimostrazione della volontà di Quito di revocare all’attivista la protezione diplomatica. Ad esempio, a marzo di quest’anno, Lenin Moreno ha interdetto al creatore di WikiLeaks ogni comunicazione con l’esterno, vietandogli di utilizzare i server dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. A maggio, inoltre, il Capo dello Stato ha disposto una significativa riduzione della sorveglianza intorno alla sede diplomatica nella quale Assange è ospitato dal 2012. Il giornalista ha sempre denunciato all’opinione pubblica mondiale ogni tentativo dei Governi di “costringere WikiLeaks al silenzio”. Egli si è costantemente presentato come un “combattente per la libertà di informazione”. Assange ha rifiutato ogni forma di collaborazione con le autorità britanniche e ha accusato l’Esecutivo di Sua Maestà di volerlo arrestare per poi estradarlo negli Stati Uniti.
Il Governo americano ha aperto nel 2016 una indagine a carico dell’attivista, incriminato per avere pubblicato, durante le ultime Presidenziali, documenti compromettenti su Hillary Clinton. Per avere tali documenti, Assange sarebbe entrato in contatto con hacker del Cremlino.
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