Se tra i suoi molti soprannomi c'è quello di "Imprendibile" un motivo c'è. Sono le molte presunti morti di Mokhtar Belmokhtar ad essergli valse quel nomignolo. Perché il jihadista algerino, che secondo nuove informazioni era morto pochi giorni fa in Libia, anche questa volta sembra averla scampata.
Certo non è ricomparso in video, né sono state diffuse prove concrete sul fatto che non sia deceduto in un attacco aereo degli Stati Uniti, ma la fazione maghrebina di al-Qaeda giura che lui, sotto quelle bombe, non c'era.
I nomi di chi è rimasto ucciso ad Ajdabiya sono stati pubblicati, ma quello di Belmokhtar non c'è. E allora sembra venire meno quella convinzione che il terrorista responsabile del maxi-sequestro di In Amenas sia stato eliminato.
L'obiettivo era lui? Il governo di Tobruk, l'autorità libica riconosciuta dalla comunità internazionale, sembrava certa del fatto che Belmokhtar fosse stato colpito. Un po' più cauto era stato il ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian, che in un'intervista a BFM TV era rimasto sul vago.
Una prudenza giustificata, perché il jihadista algerino, leader di al-Murabitun ed ex militante del Gia (Gruppo islamico armato) e delle successive mutazione della sigla, era già stato dato per spacciato in passato. E più di una volta.
Era successo nel 2012, nella sua roccaforte a Gao, nel Mali, nel bel mezzo di un tentativo degli islamisti di rovesciare le autorità locali. Poi a marzo dell'anno successivo, quando del suo decesso avevano parlato le forze armate del Ciad, ma poi i forum jihadisti avevano smentito la cosa. E anche oggi la storia si ripete.
Il jihadista guercio è ancora uccel di
bosco. Tra gli atti terroristici per cui è ricercato c'è il sequestro del 2013 all'impianto di gassificazione di In Amenas, in Algeria. La crisi degli ostaggi si concluse con almeno 67 morti, quasi la metà occidentali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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