Parla di "settarismo" e toni "totalitari", Jörg Meuthen. Per questo l’economista sessantenne, eurodeputato di Alternative für Deutschland, ha annunciato le sue dimissioni dal ruolo di co-presidente del partito. "Il cuore dell’Afd batte molto forte a destra", ha spiegato all’emittente pubblica tedesca Ard. Ampie parti del movimento, accusa, "non si muovono più sul terreno dell'ordinamento liberale e democratico". La pandemia, ha attaccato ancora Meuthen, ha portato l’AfD a svilupparsi come "qualcosa di simile ad una setta".
Fallita la coabitazione con l'ala radicale
Sullo sfondo della rottura c’è un braccio di ferro che va avanti da mesi con la corrente più conservatrice del partito. Quella che fa capo a Björn Höcke e che continua a raccogliere consensi record nelle regioni della ex Ddr, come Turingia, Sassonia, Sassonia-Anhalt e Meclemburgo-Pomerania. Proprio il risultato elettorale del settembre scorso ha avuto l’effetto di rafforzare ulteriormente il peso degli ex appartenenti all’"Ala" la corrente più oltranzista, sciolta nel 2020, all’interno del partito. La mediazione per cercare di ricondurre la formazione su binari più moderati è "fallita", ha ammesso Meuthen ai microfoni dell’Ard annunciando il suo passo indietro.
Professore di Economia e Finanza all’Accademia di Kehl e vicino ai Liberali, si era avvicinato all’AfD nel 2015, per le sue posizioni euroscettiche e contro l’immigrazione. Nel 2016 è stato eletto nel parlamento del Baden-Württemberg e successivamente al Parlamento europeo. Dopo l’annuncio delle dimissioni, Meuthen ha chiarito che intende mantenere il suo seggio in Europa e che sarebbe già "in trattativa con altri partiti". Difficile però che i maggiori partiti conservatori accolgano un ex leader della destra estrema.
"Meuthen si allontanato dal partito perché non è stato in grado di realizzare i suoi obiettivi personali come voleva. Le valutazioni politiche espresse ora sono improprie", è la replica di uno dei big del partito, il vice capogruppo al Bundestag, Sebastian Münzenmaier. "Le persone sono sostituibili. I contenuti e le convinzioni di base dell'AfD sono e rimangono corretti e condivisi da gran parte dei cittadini. La Germania ha bisogno dell'AfD e per questo il partito continuerà ad andare avanti per la sua strada senza esitazioni".
La crisi dopo il voto di settembre
L’ex co-presidente dell’Afd era inizialmente tra i sostenitori dell’ala più radicale, ma da qualche anno lavorava per un avvicinamento alla Cdu. Un vero e proprio scontro fra correnti che si era manifestato in maniera evidente nella conferenza stampa per commentare il risultato delle ultime elezioni politiche, dove tra Meuthen e la candidata Alice Weidel c’era stato un duro botta e risposta davanti ai cronisti. L’eurodeputato aveva parlato di "mancato successo" da imputare "ai candidati e alla campagna elettorale che fanno". "Non permetterò a nessuno di parlare male di questo risultato", aveva replicato Weidel stizzita.
In quella stessa occasione aveva ribadito che l’Afd avrebbe dovuto mandare "forti segnali" al "centro" del Paese e riconsiderare le proprie posizioni sull’uscita della Germania dall’Ue. Un mese dopo, ad ottobre, Meuthen aveva fatto sapere che non si sarebbe ricandidato per la presidenza al successivo congresso di dicembre. Oggi, l’annuncio delle sue dimissioni.
Secondo un sondaggio di YouGov attualmente l’Afd potrebbe contare sui voti del 12% degli elettori tedeschi. Gli iscritti al partito, stando ai dati dell’agenzia di stampa Dpa, sono circa 30mila, 4mila in meno rispetto al 2020.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.