Oltre alla letteratura convenzionale diffusa sulla rete con istruzioni prevalentemente entry level e dedicata prevalentemente ai terroristi radicalizzati a distanza, ne esiste una parallela. La leadership jihadista si basa oggi su un nutrito numero self-starters e fanatici opportunisti che traggono ispirazione prevalentemente dalle guide disponibili sulla rete.
Tuttavia, esiste anche un’altra letteratura parallela a quella periodicamente pubblicata. È davvero possibile credere che i terroristi debbano, mensilmente, annunciare le nuove procedure ed i bersagli? Perché si dovrebbe periodicamente informare il nemico dei propri piani? Una risposta potrebbe essere la natura fortemente decentralizzata e la dispersione, ma considerare i testi diffusi sulla rete come l’unica fonte di conoscenza per i jihadisti sarebbe un errore.
Inspire e Rumiya rappresentano soltanto la parte entry level della sterminata letteratura jihadista: riferimento immediato e diretto dedicato alla fascia bassa sparsa per il globo, che si è rivelato ugualmente letale nell'ispirare attentati in Occidente.
La letteratura parallela
I primi manuali anti-drone, scritti a mano, furono scoperti nel 2013 a Timbuktu, nel Mali dall’Associated Press. Per contrastare la minaccia dei droni inviati dall’Occidente in operazioni hunter killer e targeting leader, teorici come Abdullah bin Mohammed, avevano già intuito la necessità di una nuova strategia. Erroneamente scambiata per una semplice guida contro i droni, è un breve saggio (la prima pietra chiamata) sulla nuova strategia di logoramento in risposta agli omicidi mirati. Le prime semplice misure di camuffamento di al Qaeda nella penisola araba furono sperimentate all’inizio del 2000. I primi video come “nascondere il corpo”, volto a ridurre la firma a infrarossi dell'individuo, nascevano come guida strategica per eludere e contrastare la minaccia dei droni dell’Occidente. Al di là della valenza tattica, le tre pagine scritte a mano svelano gli sforzi di al Qaeda nel Maghreb islamico nell’adattarsi alla minaccia, non rappresentata letteralmente dai droni, ma dalla tattica americana.
La letteratura jihadista va interpretata, non semplicemente tradotta in modo letterale. Prendiamo ad esempio il manuale del 2013, scritto nel giugno del 2011. Il linguaggio è comprensibile, mai banale. Non vi sono forme di saluto all’inizio ed alla fine del testo, segno che potrebbe essere parte di un’opera più complessa. L’autore si presenta ad interlocutori noti senza la consueta benedizione, citando (invitando) a leggere le sue precedenti opere. Vi è corrispondenza tra i contenuti. Nessun riferimento (tipico nei testi diffusi periodicamente sulla rete) alla religione per motivare gli omicidi contro l’Occidente. Nessuna dissertazione filosofica. Il testo rappresenta la chiara ed immediata posizione dell’autore nel contrastare la strategia gli Stati Uniti. Soltanto la guida, composta da 22 passaggi, è stata pubblicata sui canali ufficiali. Ignorata dalla letteratura tradizionale la posizione di Abdullah bin Mohammed. Quest’ultimo ha scritto diversi articoli sulle strategie di al Qaeda. Tra le sue opere disponibili online, Diari strategici e La strategia della guerra regionale in Siria. Sostenitore della strategia politica di logoramento interna ed esperto di sicurezza ed affari militari, Mohammed aveva intuito la necessità di contrapporre la guerriglia alla guerra convenzionale. Nell’articolo “Guerriglie politiche”, Abdullah bin Mohammed sostiene nel concetto della strategia flessibile, che “un confronto aperto con un nemico forte come gli Stati Uniti sarebbe il suicidio. L'Occidente ha il potere di indebolirci, esercita pressioni sulle nostre società e alla fine potrebbe sradicarci. Pertanto, dobbiamo costruire una nuova strategia che possa migliorare la nostra resilienza”.
“Dobbiamo capire che gli americani utilizzano i droni perché non possiedono le risorse necessarie per far volare costantemente la loro flotta aerea. Li abbiamo portato al quindicesimo anno di guerra, con enormi perdite umane ed economiche. La pressione pubblica ha spinto il Congresso e la Casa Bianca verso un ritiro responsabile delle truppe, cercando metodi alternativi per continuare a combattere una guerra economicamente sostenibile. I droni rappresentano la scelta migliore: non hanno equipaggio umano ed il loro costo è irrisorio se paragonato ad un caccia. Perdere un drone non comporta alcuna conseguenza nell’opinione pubblica e nessuno americano scenderà per strada se non dovesse ritornare alla base. Gli americani hanno scelto una strada confortevole in una guerra senza fine. E’ quindi richiesta una nuova strategia per contrastare la minaccia dei droni”.
Il registro utilizzato nella parte iniziale e finale del documento è totalmente diverso alla guida. Potrebbero anche essere due o più persone. Potrebbe essere un semplice depistaggio qualora fosse finito in mani sbagliate.
La guida contro i droni
22 passaggi scritti a mano. Gli sforzi di al Qaeda si erano inizialmente concentrati sulle tattiche di camuffamento ed evasione, con tentativi non riusciti di interrompere il segnale GPS del drone. Il gruppo non possedeva il know-how tecnologico necessario per sviluppare efficaci griglie elettroniche per interdire un’area. Diversi i consigli nella guida del 2011. Dal ricorso al software russo SkyGrabber disponibile per 2500 dollari (le forze armate Usa ritengono neutralizzata tale minaccia dopo il 2009) all’utilizzo di dispositivi che trasmettono alte frequenze in grado di interrompere o confondere il segnale radio con il drone. Dagli specchi per camuffare i possibili bersagli, alla protezione delle aree sensibili con dei cecchini. Dalle frequenze dei forni a microonde per confondere i dispositivi elettromagnetici di ricerca all’utilizzo del contesto, come gli alberi per la copertura. Ed ancora. Nascondigli sotterranei con entrate ed uscite multiple: “i sistemi d’arma utilizzati sono solitamente anti-uomo e non concepiti per la distruzione delle infrastrutture. Barricate naturali come le caverne, ma anche il fumo dei copertoni bruciati”. L’ultimo passaggio è dedicato alla leadership: “Capi e ricercati non dovranno mai utilizzare strumenti di comunicazione, poiché il nemico utilizza software per il riconoscimento vocale e potrebbe facilmente localizzarvi”.
Alcuni passaggi nella guida potrebbero destare ilarità, ma potrebbero aver avuto tale obiettivo. L’ultimo passaggio, sempre scritto a mano, datato 17 giugno 2011, è stato ignorato.
Livellare i livelli
L’ultimo passaggio della guida di Abdullah bin Mohammed è dedicato alle operazioni deterrenti. Nel breve paragrafo “Livellare i livelli”, si spiega che “chiunque possa essere collegato nell’identificazione di un bersaglio dovrà essere impiccato in un luogo pubblico con un cartello che reciterà testualmente: spia americana, israeliana o di qualsiasi altro paese ci attacchi. Il messaggio deve essere chiaro ed univoco. Dobbiamo istruire anche il nostro popolo e renderlo pronto così da disattivare la strategia americana. Per colmare il gap tecnologico, dobbiamo scuotere l’opinione pubblica americana che diventerà nostra alleata. Alla strategia dei droni, risponderemo con rapimenti e omicidi. Le operazioni dovranno essere alla portata di tutti i sostenitori della jihad con istruzioni chiare, semplici ed immediate (siamo ancora nel 2011). Inizieremo a sequestrare e colpire i cittadini occidentali in qualsiasi posto del mondo, fino a quando non sospenderanno i raid. Procureremo danni inaccettabili.
Sequestri ed omicidi ci garantiranno il supporto mondiale necessario e la pressione necessaria sull'opinione pubblica per far desistere i governi”“Ciò che è ho scritto rappresenta solo una pietra. Siete pregati di aggiungere altre tattiche, mezzi deterrenti o qualsiasi altra strategia, che possa salvarci dagli intrighi americani”.
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