L'Inghilterra nega il visto al dissidente Ai Weiwei per non offendere la Cina

Londra evita così l'imbarazzante incrocio col presidente cinese in visita a ottobre

L'Inghilterra nega il visto al dissidente Ai Weiwei per non offendere la Cina

Ai Weiwei non è ben accetto in Inghilterra. Londra ha, infatti, negato un visto di sei mesi all’artista e dissidente cinese con la motivazione che ha mentito nella domanda presentata. In questo modo, però, il Regno Unito evita che Ai Weiwei si trovi nel Paese a ottobre quando arriverà anche il presidente cinese Xi Jinping.

Una mostra di opere di Ai Weiwei si terrà in settembre alla Royal Academy of Arts di Londra. Le autorità cinesi hanno restituito la scorsa settimana ad Ai Weiwei il passaporto che gli era stato sequestrato nel 2011. L'Ambasciata britannica a Pechino, nella lettera con cui respinge la richiesta e concede all'artista un visto di soli venti giorni, sostiene che Ai Weiwei non ha scritto di aver subito una "condanna criminale" e che per questo la richiesta è stata respinta. In realtà Ai Weiwei è stato detenuto nel 2001 per 81 giorni e non è mai stato accusato e tantomeno condannato per alcun reato. Non solo. Secondo esperti di diritto cinese ed internazionale la detenzione dell'artista è stata illegale secondo le stesse leggi della Repubblica Popolare.

Nella lettera, pubblicata dallo stesso Ai Weiwei su Instagram, l’entry clearing manager della sezione visti dell’Ambasciata spiega che "è di pubblico dominio il fatto che lei è stato condannato in passato per attività

criminali in Cina, e lei non l’ha dichiarato". Ai Weiwei spiega in un altro post di Instagram di aver "più volte" cercato di chiarire l'equivoco con l'Ambasciata, senza essere ascoltato.

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