"In Algeria gli islamisti mi lanciano la fatwa, e adesso in Occidente c'è chi mi accusa di islamofobia". La denuncia di Kamel Daoud non risparmia nessuno e anzi punta il dito tanto contro il suo Paese d'origine che contro la Francia che in fondo l'ha adottato, spiegando al Corriere della Sera perché ora abbandonerà il giornalismo.
Lo scrittore algerino, autore del caso letterario "Il caso Meursault", pubblicato anche in Italia da Bompiani, ha preso una decisa irrevocabile. Ancora qualche articolo e poi basta. Perché se non bastavano le accuse che si è attirato fino a oggi per la schiettezza con cui scrive, anche sul New York Times, un appello pubblicato da un gruppo di studiosi su Le Monde l'ha convinto di stare combattendo una battaglia impari.
L'accusa è quella di essere islamofobo e Daoud è stanco. "È un insulto immorale, un’inquisizione. In Francia è diventato troppo difficile esprimere le proprie opinioni". Le critiche al mondo arabo che conosce e da cui proviene, articoli contro i fatti di Colonia e contro i sauditi troppo vicini all'orrore dell'Isis gli hanno guadagnato pesanti critiche, abbastanza da fargli dire che è "immorale e insopportabile che mi vengano impartite lezioni dai caffé parigini".
"Ogni volta che scrivo qualcosa scateno reazioni eccessive, ricevo tonnellate di insulti e minacce e per fortuna anche manifestazioni di sostegno", ha scritto Daoud sul Quotidien d'Oran, pubblicazione algerina con
cui lavora da tempo. Aggiungendo: "Io non sono affatto islamofobo, dico che la religione deve essere una scelta, non un’imposizione. Ma la Francia è un Paese con molti tabù, e io adesso ne faccio le spese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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