La città di Rui’an, a sud di Wenzhou, nella provincia dello Zhejiang, vanta un ricchissimo patrimonio culturale immateriale. In particolare, la stampa a caratteri mobili su blocchetti di legno, l’Opera Guci, la danza degli scudi di giunco e la tintura con indaco della tela grezza fanno ormai parte del Patrimonio culturale immateriale di livello statale. A Taoshan le donne praticano ancora l’antico ricamo Ouxiu, a Xincheng e a Tangxia non mancano gli artigiani delle figurine di pasta di riso glutinoso “misu”, mentre i pittori di divinità della porta continuano a trasformare le porte dei templi ancestrali in una magnifica festa di colori. Non mancano gli artigiani del bambù, della pietra e dello zucchero, su cui ci soffermeremo.
L’intreccio di bambù
Li Daoyong afferra un pesante tronco di bambù, ne taglia un’estremità con una sega, lima le sporgenze e lo spacca a metà con un’accetta. Il bambù ideale è il “maozhu” (Phyllostachys heterocycla Carr.) verde di tre anni di età, dallo stelo diritto e dalle dimensioni uniformi, che egli sceglie di persona nelle foreste della zona di Gaolou. Di seguito, egli utilizza accette più piccole per ridurre le due parti del tronco in listelli sempre più sottili. Per unificarne lo spessore, i listelli vengono fatti passare tra due piccole porte di metallo sistemate su una panca di legno, un processo chiamato “guo jianmen”, e poi levigati sul filo di una lama fissata sul bordo della panca. Con questi listelli, l’artigiano del bambù Li Daoyong intreccia da una sessantina d’anni i capolavori che lo hanno reso famoso, continuando la tradizione di famiglia e del borgo dove vive, Shangcun di Xincheng, a Rui’an, i cui abitanti da oltre 300 anni si dedicano all’intreccio del bambù. Il bambù abbonda nello Zhejiang, e molti sono gli artigiani dediti all’arte. Tuttavia quelli di Shangcun si distinguono per l’intreccio a croce e per la tintura rosso porpora delle loro creazioni, un tempo soprattutto recipienti per uso domestico e attrezzi agricoli.
La famiglia di Li Daoyong pratica l’arte da cinque generazioni. Al momento della mia prima visita, Li Daoyong, un signore magro, sempre sorridente, nato nel 1950, stava intrecciando alcuni vasi da fiori, realizzati sulla base di uno stampo in legno, mentre i due figli, che da poco lo affiancano nell’attività, erano occupati a rifinire una serie di delicate bomboniere di bambù.
Li Daoyong a 15 anni affianco' il padre nel lavoro alla cooperativa di attrezzi di bambù di Xincheng, fondata nel 1952, lavorando in seguito come designer, direttore artistico e direttore della fabbrica di intreccio di bambù di Rui’an, nata nel 1972 dalla cooperativa che operava per l’esportazione. Il vecchio catalogo della fabbrica, con indicazioni in inglese, mostra l’alto livello artistico della produzione, di dimensioni ridotte, i cui pezzi migliori sono usciti tutti dalle mani di Li Daoyong. Con la chiusura della fabbrica negli anni ottanta, egli ha continuato da solo l’attività.
La svolta
Il punto di svolta arrivo' nel 2003, quando un tale di un borgo vicino gli chiese di intrecciare un “xielao’er”, un contenitore rotondo in cui le donne un tempo riponevano le suole delle scarpe e gli aghi e i fili per la loro realizzazione. In precedenza, questi si era già rivolto ad altri artigiani, ma tutti avevano rifiutato. Li Daoyong intrecciò un magnifico “xielao’er”, che da allora è parte immancabile del set di contenitori di bambù della dote di nozze delle spose della zona, comprensivo di vassoi, vasi da fiori e ceste di varie dimensioni.
Un cestello rotondo con coperchio viene utilizzato dallo zio della sposa (il fratello minore della madre) per riporvi chicchi di riso tinto di verde e di rosso, che egli lancia per terra, in segno di buon augurio, durante la cerimonia. In occasione del trasloco in una nuova casa, non può mancare una grossa cesta dal coperchio piatto, chiamata “zaiman” riempita di giuggiole, arachidi, riso e “hongbao” (denaro in buste rosse di carta), che la zia materna della sposa offre ai parenti venuti a festeggiare.
Li Daoyong realizza anche oggetti ornamentali a forma di animali (pesce, cavallo, aquila, anatra mandarina, gallo), scatole, cestini, paraventi, scaffali, le decorazioni della prua e della poppa delle barche-drago, i grandi ventagli ornamentali dei templi, e la testa e la coda delle “lanterne del cavallo al galoppo”. Molto eleganti le borsette da donna, fittamente intrecciate, di un bel colore rosso porpora antico. Egli ha appena ricevuto l’incarico di realizzare 36 scudi “tengpai” per la danza omonima. A lui si deve anche un modello del “Nest”, lo stadio dei Giochi Olimpici 2008 di Beijing. Nel prossimo futuro, egli ha in piano di intrecciare alcuni vasi ornamentali di grandi dimensioni. Dal 2009 la tecnica di intreccio del bambù di Rui’an fa parte del Patrimonio culturale immateriale della città di Wenzhou.
L’intarsio su pietra morbida policroma
Il laboratorio di scultura su pietra Taofeng (l’antico nome di Taoshan) si trova nel borgo di Xialin, a Taoshan, in mezzo a risaie e a piantagioni di canna da zucchero, per cui la zona è famosa. Di fronte all’ingresso, tra le erbacce, spuntano mucchi di pietre di vari colori, alcune ricoperte da tappeti di feltro, per proteggerle dai raggi del sole: un blocco di un bel colore verde, con chiazze bianche, simile alla giada, spicca tra alcune grosse pietre rosso porpora e azzurro, i materiali di base dell’intarsio portato avanti dalla fabbrica. Per lo più della tipologia pirofillite, alcune provengono dalla vicina zona di Qingtian, famosa per le sue rocce pregiate, altre da Xiuyan, nel nordest della Cina, nota per la sua giada, e altre ancora dal Guangxi e dalla Birmania. Secondo la testimonianza di Li Chengzhe, figlio del fondatore della fabbrica, Li Qinglong, alcune pietre pregiate, come il “jixueshi” (diaspro rosso), vengono conservate in un magazzino sotterraneo, immerse nell’olio.
Li Chengzhe, cinquant’anni, porta avanti l’attività del padre, Li Qinglong, nel 1996 nominato “maestro artigiano” dall’UNESCO e dall’Associazione degli Artisti popolari cinesi per i suoi contributi alla preservazione, creazione e diffusione della cultura popolare. Nato nel 1945, Li Qinglong si dedica all’intaglio della pietra da oltre cinquant’anni. Figlio di un insegnante elementare, egli ha iniziato con la scultura su legno presso una fabbrica di Huling, passando in seguito all’intarsio della pietra morbida per la decorazione di mobili. Alla fine degli anni settanta, ha aperto la propria fabbrica a Taoshan che, negli anni novanta, contava un centinaio di operai. Egli ricorda che, un tempo, le pietre dovevano essere trasportate a spalla lungo i sentieri di montagna, mancavano strade e mezzi di trasporto, e tutto era molto faticoso.
Nella fabbrica, egli ora sovrintende al lavoro di una decina di operai, che lavorano per committenti sia interni sia di Taiwan e del sudest asiatico. Dal magazzino escono alcuni capolavori, conservati in teche di vetro e legno, aperte apposta per me. Un Arhat (santo buddista), appartenente a una serie di 500 commissionata da Taiwan, spicca per la struttura a più livelli, la varietà dei colori e la complessità e perfezione della scultura delle numerose tipologie di pietra, alcune trasparenti come la giada. Inserita in una cornice di legno, la figura dell’Arhat emerge da una base di pietra, su cui vengono via via aggiunte le parti della composizione. I colori sono quelli originali della pietra utilizzata, resi brillanti grazie ai processi finali di levigatura e di inceratura. Da due altre teche di vetro emergono una delicata immagine di Guanyin, in pietra bianca, posata su una base di giada verde della Birmania, e alcune peonie di pietra rosa, arancione e bianca: la scultura dei petali e l’inserimento dei filamenti bianchi del pistillo di ogni singolo fiore hanno richiesto ben due settimane di lavoro.
Al laboratorio di Li Qinglong si devono anche opere per i templi di Confucio di Qufu e di Nanchino. Il famoso “Muro dei cento imperatori”, esposto nel 1991 a Foshan, nel Guangdong, è stato acquistato per alcuni milioni di yuan da un privato ed ora è esposto nel palazzo del governo della città. All’inizio degli anni novanta del secolo scorso, Li Qinglong ha introdotto la decorazione delle pareti dei templi con rilievi in pietra, un’alternativa alle pitture murali, che ora costituisce la principale attività della fabbrica. Nell’agosto 2020, Li Qinglong, il figlio Li Chengzhe e gli artigiani della fabbrica hanno iniziato la riproduzione in pietra del famoso dipinto “Scene sul fiume al tempo della commemorazione dei defunti”, di Zhang Zeduan (1085-1145), che raffigura scene di vita nella capitale del tempo, Bianliang, l’attuale Kaifeng, nello Henan. Dal 2009 la tecnica di intarsio su pietra policroma di Rui’an fa parte del Patrimonio culturale immateriale della città di Wenzhou.
Le figurine di zucchero
Lin Zhilong siede di fronte al suo banco di lavoro, sotto il portico dell’ufficio del turismo di Rui’an, nella centrale via Gongyuanlu. Sessantacinque anni, robusto, viso tondo e grossi occhiali cerchiati di nero, ha davanti un pentolino colmo di pasta di maltosio che, all’arrivo dei clienti, fa sciogliere su un fornello. Quando lo sciroppo è caldo e acquista un bel colore arancione, egli lo estrae con un cucchiaio e, con questo, tratteggia con maestria, su un ripiano di alluminio, le figure di fenici, draghi, uccelli e personaggi vari. Alla fine, immerge nel maltosio caldo una bacchetta di legno, la soprappone al disegno, lascia riposare un attimo e, con un lungo coltello, stacca il tutto dal ripiano. Dopo una decina di minuti, bambini e adulti ricevono nelle loro mani un piccolo capolavoro, le figurine di zucchero, apprezzate da secoli nella zona di Rui’an, grande produttrice di canna da zucchero.
Le figurine piatte sono un’innovazione recente, quelle tradizionali, infatti, sono tridimensionali e vengono realizzate nel modo seguente: la pasta di maltosio, di colore naturale (marrone) oppure tinta con coloranti alimentari, viene prima sciolta su una fiamma un tempo alimentata a petrolio, e ora, semplicemente, da un cerino; di seguito, l’artigiano ne estrae una parte con un bastoncino, la manipola fino a trasformarla in una pallina, che schiaccia da un lato con le dita a formare una cavità: qui inserisce una cannuccia collegata a un palloncino di gomma, tramite il quale inietta aria nella pasta, dandole la forma voluta. Un tempo, la soffiatura avveniva con la bocca, ma ora, per motivi di igiene, si è passati a quella indiretta.
Una quarantina d’annni fa, gli artigiani dello zucchero del borgo di Daixiacun, presso Taoshan, e di Xincheng, a Rui’an, percorrevano in lungo e in largo le strade della zona, guadagnandosi da vivere con le loro pesanti bancarelle di legno, che trasportavano in bicicletta o sulla motoretta, dotate di vari livelli di cassetti per il maltosio e gli attrezzi del mestiere. Secondo Lin Zhiwei, 57 anni, fratello di Lin Zhilong, in un giorno essi arrivavano a percorrere anche 25 chilometri. Un grande ombrello ricopriva l’intera bancarella, così da impedire che le figurine di zucchero si sciogliessero sotto i raggi del sole.
Da circa 17 anni i due fratelli hanno abbandonato le strade, e si esibiscono solo nel corso delle festività, oppure negli alberghi e nei ristoranti. Per la Festa del Duanwu, che nel 2020 è ricorsa il 25 giugno, Lin Zhiwei ha sistemato la sua bancarella al ristorante Tianyijiao di Wenzhou, realizzando, a una velocità incredibile, una serie di piccoli capolavori: pesci, granchi, uccelli (pappagalli, aquile, cigni), galletti, rane, cavalli, fiori (peonie, rose), oltre alla scimmia Song Wukong, tratta dal romanzo classico “Il viaggio in occidente”. Nei colori rosa, bianco e verde, le figurine hanno subito attirato una folla di bambini, che hanno seguito con attenzione l’intero processo di modellatura, gustando alla fine le figurine preferite.
Lin Zhiwei e Lin Zhilong, che vivono a Daixiacun, praticano il mestiere da una trentina d’anni, avendolo appreso da Jin Songcun, della famiglia Jin, attiva nel settore dalla fine del XIX secolo. In particolare, Lin Zhiwei si distingue per aver creato un centinaio di figurine ispirate ai romanzi classici e all’opera, di grande bellezza, utilizzando una varietà di tecniche di modellazione. Disteso su una sedia a sdraio al piano terra della casa natale, Lin Zhiwei mi fa notare con orgoglio che l’avo degli artigiani dello zucchero è addirittura il ministro Liu Bowen (1311-1375), nativo di Wencheng, non lontano da Taoshan.
Secondo una leggenda, il ministro riuscì a fuggire da una città assediata grazie all’aiuto di uno di questi artigiani, che gli prestò i propri abiti. Dal 2008 la tecnica di modellazione delle figurine di zucchero fa parte del Patrimonio culturale immateriale della città di Rui’an.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.