La Valletta come Roma. Anche Malta chiude i porti ai migranti.
In una lettera a Bruxelles il governo del premier Robert Abela ha fatto sapere che "attualmente non è possibile garantire la disponibilità di un ‘luogo sicuro’ sul territorio maltese, senza compromettere l'efficienza/funzionalità delle strutture sanitarie, logistiche e di sicurezza nazionali, che sono dedicate a limitare la diffusione della malattia, così come a fornire assistenza e cura ai pazienti di Covid-19".
Alle prese con l’epidemia di coronavirus, "le autorità maltesi non sono in grado di assicurare il salvataggio degli immigrati a bordo di barche, navi o altre imbarcazioni, né la disponibilità di un luogo sicuro sul territorio maltese per le persone salvate in mare", si legge nella missiva inoltrata alla Commissione europea. I 66 stranieri sbarcati ieri sera alle 22.30, quindi, saranno gli ultimi a mettere piede sull’isola, almeno finché non sarà cessata l’emergenza sanitaria.
La presenza dei naufraghi al largo di Malta era stata segnalata nella giornata di ieri da due Ong, Sea Watch e Alarm Phone. Entrambe avevano denunciato su Twitter di aver appreso dal racconto dei migranti che una motovedetta maltese avrebbe "reciso il cavo del motore dell'imbarcazione lasciandoli alla deriva". In serata il gruppo è stato trasportato sulla terraferma, ma, accusa Alarm Phone, il salvataggio sarebbe avvenuto "circa 41 ore dopo il primo allarme".
"Chiediamo a Malta di fermare la non assistenza e gli attacchi alle persone in difficoltà", avevano scritto gli attivisti sui social, invitando le autorità dell’isola a "non usare il Covid-19 come scusa per violare i diritti umani fondamentali". Sono 350 in totale finora i cittadini maltesi risultati positivi al coronavirus. Tredici nuovi casi sono stati registrati nelle ultime ore. Oltre a quattro operatori sanitari degli ospedali di Gozo, Zammit Clapp e Karen Grech, e un’anziana di 88 anni ricoverata in una casa di cura, tra i positivi ci sono anche otto migranti del centro di Hal Far.
Per questo nei giorni scorsi gli oltre mille ospiti del villaggio sono stati messi in quarantena. Per contenere la diffusione del virus nelle scorse settimane Malta ha disposto la chiusura degli aeroporti e, analogamente agli altri Stati europei, una serie di misure di limitazione delle libertà personali. Poi, dopo il decreto del governo italiano, anche La Valletta ha deciso di interdire l’accesso ai rifugiati nei porti dell’isola.
Resta il nodo della Alan Kurdi. La nave della Ong tedesca Sea Eye da cinque giorni è ferma al largo delle coste siciliane con 150 migranti a bordo. Uno dei profughi soccorsi è stato evacuato stanotte dalla Guardia Costiera italiana per motivi di salute. La situazione, fa sapere l’equipaggio, si sta facendo via via più tesa. "Abbiamo bisogno di cibo entro le prossime 48 ore", ha detto il capitano della nave Barbel Beuse. Ma, riferiscono dalla Ong, l’appello al Centro di Coordinamento per il Soccorso in Mare (Mrcc) di Roma per chiedere viveri, medicinali e carburante è stato rifiutato.
Il motivo, comunica Sea Eye, è che "a Lampedusa e Linosa non ci sono imbarcazioni disponibili per questo tipo di trasporto". Richiesta respinta, manco a dirlo, anche dal governo maltese.
Ora la nave sta puntando verso la Sicilia nord-occidentale per ripararsi in vista delle avverse condizioni meteo che si prevedono per i prossimi giorni. Le autorità tedesche, che seguono gli sviluppi della vicenda, si legge in una nota diramata dalla stessa Ong, sono state già informate della decisione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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