Non solo Charlie, a Londra un altro bambino rischia di morire

Non solo Charlie. Per volere dei giudici inglesi un altro bambino rischia di morire

Non solo Charlie, a Londra un altro bambino rischia di morire

Non solo Charlie Gard. Codici, norme, cavilli e sentenze. La giustizia inglese torna ad appropriarsi di quel bene indisponibile che è – o meglio dovrebbe essere – la vita.

Sir Jonathan Baker, responsabile della sezione minori dell’Alta Corte di Giustizia di Fleet Street a Londra, ha emesso il suo verdetto. Così un bambino di tre mesi, di cui non si conosce il nome, è condannato. Il piccolo, affetto da danni cerebrali irreversibili, non verrà sottoposto ad una nuova chirurgia né rianimato nel caso venga colpito da un arresto cardiaco.

Una decisione arrivata nottetempo, al termine di un’udienza straordinaria, presa “nel supremo interesse del minore”. Le condizioni del bambino, ricoverato a maggio scorso, sono peggiorate. Il suo cuore potrebbe smettere di battere da un momento all’altro. Allora, asseriscono le toghe in accordo coi dottori, bisogna lasciarlo andare. Lo dice anche un “tutore” incaricato di rappresentare “in modo indipendente” gli interessi del minore. Come fosse un orfano. Invece i genitori ci sono. Di loro si sa soltanto che sono originari dell’Africa. E che non sono d’accordo. Ma non basta.

Su di lui non verrà effettuata alcuna manovra di salvataggio. Sarebbe inutile ancor prima di provare. Secondo gli esperti non ci sono opzioni. E non ci sono nemmeno informazioni, il giudice ha imposto sulla vicenda il più stretto riserbo.

Nel tentativo di non suggestionare ancor di più l’opinione pubblica a poche ore di distanza dallo sconvolgente esito del “caso Charlie”. “Avevano promesso che gli avrebbero salvato la vita”. Le preghiere dei genitori non trovano risposta nelle aule giudiziarie. E gli appelli vengono raccolti solo dalle cronache di oggi.

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