Si stringe il cerchio sul commando che ha assaltato il London Bridge. Gli investigatori hanno identificato i tre terroristi. Uno è Khuram Shazad Butt, il 27enne pachistano che a Regent’s Park si è fatto riprendere mentre srotolava sull'erba una bandiera dello Stato islamico esortando alla lapidazione di gay, adulteri e venditori d'alcol (guarda il video). Poi c'era Rashid Redouane, 30enne mezzo marocchino e mezzo libico. Poi il terzo nome. Si tratta di Youssef Zaghba, 22enne di origine italo-marocchina fermato nel marzo del 2016 all'aeroporto di Bologna. Secondo il Corriere della Sera, "lintelligence italiana aveva segnalato la sua presenza e i suoi frequenti spostamenti sia alle autorità marocchine sia a quelle britanniche".
La pista che porta all'Italia
Ancora una volta la pista dell'intelligence rimanda all'Italia, terra di passaggio sin dagli attentati al Teatro Bataclan di Parigi e all'aeroporto "Zaventem" di Bruxelles. L'identità di Youssef Zaghba è stata segretata fino all'ultimo perché le indagini portano dritto nel Belpaese. I genitori del terzo terrorista di Londra (lui marocchino, lei italiana) avevano vissuto insieme in Marocco. Quando si sono separati, la madre è rientrata in Italia ed è andata a vivere nella provincia di Bologna. Secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, Youssef Zaghba sarebbe passato "più volte" per Bologna finché nel marzo 2016 è stato denunciato per terrorismo internazionale. Sul suo cellulare, come rivela Repubblica, erano state trovati inni allo Stato islamico. Dal momoento che aveva un passaporto italiano, non era stato possibile espellerlo ma era stato comunque inserito nelle liste dei foreign fighter e l'informazione era stata, poi, passata ai servizi inglesi.
Le falle nella sicurezza
Anche Khuram Shazad Butt era noto alla polizia e all'agenzia di spionaggio britannica MI5. Ma, fanno sapere, "non c'erano informazioni di intelligence che suggerissero che stava pianificando l'attacco" della notte fra sabato e domenica. Anche sul suo passato i servizi segreti cercano - ora - di scavare a fondo. Butt aveva lavorato per sei mesi nella Metropolitana di Londra. Più precisamente: era stato in servizio alla stazione di Westminster. Aveva, infatti, seguito un corso di formazione come assistente ai servizi utenti che aveva concluso nel mese di ottobre dello scorso anno. Questa mattina l'intelligence pachistana ha perquisito la casa della famiglia di Khuram Butt e il ristorante di un parente a Jhelum, un'ottantina di chilometri a sud est di Islamabad.
I contatti con gli imam radicali
Accanto a Khuram Shazad Butt, nel documentario di Channel 4, c'è tra gli altri anche Mohammed Shamsuddin, un predicatore radicale che vive di sussidi statali. In più di un'occasione aveva elogiato pubblicamente il supporto di Khuram Shazad Butt alla causa dello Stato islamico. I due erano insieme il 19 gennaio del 2016 quando Channel 4, girando il documentario "Il terrorista della porta accanto", li ha beccati a pregare davanti alla bandiera nera del Califfato. In quell'occasione era stati detenuti per un'oretta e poi rilasciati dal momento che il vessillo dei tagliagole era misteriosamente sparito.
Nel documentrio di Channel 4 è visibile anche Abu Haleema, un imam di origine pachistana che di lavoro fa l'autista dei pullman. Arrestato nel 2015, con l'accusa di simpatizzare per i tagliagole dello Stato islamico, era stat rilasciato nel giro di pochissime settimane. In quell'occasione, però, le autorità gli avevano ritirato il passaporto.
Come ricostruisce anche ilGiornale, Haleema potrebbe essere il punto di congiunzione tra l'attentato di Westminster avvenuto lo scorso 22 marzo e l'attacco sul London Bridge di sabato sera. "L'imam - fanno sapere fonti vicine ai servizi inglesi - avrebbe infatti fornito nozioni di integralismo a Khalid Masood, l'assassino a bordo della Hyundai Tucson grigia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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