L'Spd amica di Putin dà lezioni di libertà

Il partito tedesco ha sempre tollerato gli affari di Schroder con i russi

L'Spd amica di Putin dà lezioni di libertà

Se l'obbiettivo era delegittimare Giorgia Meloni ed esporla al biasimo europeo allora Enrico Letta ha sbagliato compagnia. Perchè se in Europa c'è un partito con un'ingombrante scheletro nell'armadio quello è la Spd tedesca. Quello scheletro si chiama Gerard Schroeder ed è, in ambito Ue, assai più attuale ed imbarazzante del fumoso «post fascismo» imputato lunedì alla leader di Fratelli d'Italia. Il 78enne ex-cancelliere socialdemocratico, oltre ad essere il politico europeo più vicino al presidente Vladimir Putin, presiede anche i Consigli di vigilanza dei consorzi di Nord Stream e Nord Stream 2, i gasdotti controllati da Gazprom grazie ai quali il metano russo attraversa il Baltico e raggiunge la Germania. Due incarichi per i quali l'ex-capo del governo tedesco incassa almeno 250mila euro all'anno. Remunerazione che si aggiungeva ai 600 mila incassati - fino alle dimissioni dello scorso maggio - in veste di presidente di Rosneft, l'industria petrolifera controllata dal governo russo.

Ma quel che più imbarazza i socialdemocratici tedeschi, e lo stesso Cancelliere Olaf Scholz, è lo stretto rapporto personale intrattenuto dall'ex-leader con il capo del Cremlino. A luglio Schroeder è stato l'ultimo politico a venir ricevuto in privato dal Presidente russo. E al termine di quel già discusso e criticato incontro non ha esitato a frasi promotore di un'iniziativa per aprire un negoziato con Mosca. Quell'iniziativa ha innescato una mezza rivolta nella base d'una social democrazia tedesca ormai poco propensa a identificarsi con un leader già criticato per la storica riforma del lavoro e del welfare dei primi anni duemila. Una riforma di cui hanno beneficiato soprattutto i governi di Angela Merkel. Ma ad imbarazzare molto di più i militanti della Spd sono le relazioni con il Cremlino, iniziate dopo le dimissioni da Cancelliere del 2005 e continuate anche dopo l'intervento russo in Ucraina.

La rivolta interna, scatenatasi dopo l'incontro con Putin di fine luglio e culminata nella stesura di 17 mozioni di sfiducia inoltrate dalle sezioni provinciali, non è bastata tuttavia ad ottenere l'allontanamento di Schroeder. Il comitato incaricato dai vertici della Spd di esaminare condotta e linea politica dell'ex-Cancelliere non ha trovato nulla da eccepire sostenendo che non erano stati violati «nè gli statuti, nè i principi, nè le regole del partito». In quell'assoluzione molti hanno intravisto lo zampino di una leadership formatasi all'ombra dell'ormai imbarazzante predecessore. Anche perchè l'attuale Cancelliere Olaf Scholz - che ne è stato l'indiscusso «pupillo» - continua a mantenere un indissolubile legame con il proprio mentore.

Ma fra i vertici sospettati di garantire un sostanziale e ininterrotto sostegno a Schroeder vi è anche Lars Klingbeil, il presidente dell'Spd protagonista di quell'anatema contro la «post fascista» Giorgia Meloni che ha mandato in brodo di giuggiole Enrico Letta. Conosciuto all'interno del partito come un entusiasta ammiratore dell'ex-capo, Klingbeil ha più volte ammesso di continuare a mantenere con lui un «buon rapporto personale».

La sua carriera politica inizia da giovane militante, nella prima metà degli anni 90, proprio dall'ufficio elettorale di Schroeder. Da lì a diventarne l'uomo ombra durante gli anni del Cancellierato e un erede nella scalata ai vertici del partito è un passo.

Ma la stretta relazione mantenuta con uno Schroeder ormai assolutamente antitetico alle posizioni sulla Russia assunte da Europa e Germania fanno di Klingbeil un accusatore assai poco credibile. Soprattutto quando sul banco degli imputati c'è una Giorgia Meloni che oltre a proclamarsi «atlantista», ha asseverato le proprie dichiarazioni votando senza tentennamenti tutte le forniture di armi all'Ucraina.

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