Sembra che una vera e propria “maledizione” abbia colpito il reality show televisivo americano Deadliest Catch, in onda dal 2005 su Discovery Channel e seguito da un nutrito pubblico sia negli Usa sia in altri Paesi. Il programma è incentrato sulla vita dei pescatori statunitensi di granchi reali, che sfidano mari mossi, acque gelide e altri pericoli mortali per raccogliere in mezzo ai flutti carichi e carichi di tale crostaceo. Lo show, nel dettaglio, documenta il duro lavoro degli equipaggi dei pescherecci Cornelia Marie, Maverick, Time Bandit e Sagache, che, da generazioni, si addentrano nel Mare di Bering, ossia quel tratto di Oceano Pacifico racchiuso a est dall'Alaska e a ovest dalla Russia, proprio per regalare al mondo il granchio citato, considerato una vera e propria leccornia dagli intenditori. Ad alimentare la leggenda nera di Deadliest Catch sarebbe il fatto che ben otto persone legate al programma, tra membri degli equipaggi su cui è basato il reality e parenti dei primi, sono morti quasi uno dopo l’altro. Un dettaglio che rende ancora più macabra la vicenda è il fatto che questi, tutti per nulla anziani, non sono deceduti a causa di incidenti verificatisi tra le furiose onde del Pacifico, bensì lontano dal lavoro, ossia in casa propria, addirittura mentre loro dormivano.
L’elenco dei soggetti legati al programma che sono morti finora comprende: Keith Anderson, Phil Harris, Justin Tennison, Joe McMahon, Tony Lara, Blake Painter, Mahlon Reyes, Nick McGlashan.
Keith Anderson, padre di Jake, attuale comandante del peschereccio Saga nonché star del reality, aveva fatto perdere le sue tracce nel 2010, durante una semplice passeggiata nei boschi, salvo poi essere rinvenuto cadavere due anni dopo la propria sparizione. Sempre il comandante Jake, in precedenza, aveva perso un altro familiare: la sorella Cheslea Dawn, stroncata nel 2009 da una polmonite a soli 37 anni di età.
Phil Harris era invece egli stesso un componente effettivo del cast di Deadliest Catch ed era il capitano del peschereccio Cornelia Marie. Harris risulta implicato nella “maledizione” citata per essere morto, a 53 anni di età, proprio durante le riprese del programma, sempre nel 2010. Un ictus lo aveva infatti colpito allora davanti alle telecamere di Discovery Channel, mentre il suo equipaggio scaricava il ricco risultato di tre giorni di pesca in mare. La sua agonia è stata registrata nell’episodio, per suo volere, e ancora oggi quella tragica puntata rimane una delle più viste.
L’elenco dei decessi prosegue quindi con la vicenda del pescatore semplice Justin Tennison, morto nel sonno nel 2011 ad appena 33 anni di età, forse per un embolo.
Il 2015 è stato invece un anno in cui la “maledizione” si è portata via il 25enne Joe McMahon e il 50enne Tony Lara. Il primo, che era uno dei produttori del reality, ucciso a colpi di pistola da un ex compagno di scuola, per motivi mai chiariti, mentre il secondo, capitano del Cornelia Marie dopo la morte di Harris, è morto a causa di un infarto.
Nel 2018 è quindi rimasto vittima della “maledizione” il 38enne Blake Painter, ex capitano del peschereccio Maverick, trovato senza vita nella sua casa in Oregon dopo che per vari giorni non si era visto in pubblico.
Quest’anno, a morire sotto i colpi della leggenda nera in questione, sono stati invece il 38enne Mahlon Reyes e il 33enne Nick McGlashan. Reyes, pescatore molto amato dai telespettatori, è deceduto a luglio per via di un collasso cardiaco, nonostante numerosi esami medici lo avessero descritto fino ad allora come un uomo in perfetta salute.
Quanto a McGlashan, è stato trovato senza vita domenica scorsa dalla polizia di Nashville in una stanza di albergo. Tale decesso, tuttavia, sembrerebbe molto meno misterioso degli altri sette, dato che la vittima, protagonista all’interno del reality di numerose scene di coraggio, era dipendente da droga e alcol.
Our deepest sympathy goes out to Nick’s loved ones during this difficult time. Nick came from a long line of crabbers and had a sharp sense of humor even in the most difficult conditions.
— Deadliest Catch (@DeadliestCatch) December 28, 2020
He will be deeply missed by all those who knew him. pic.twitter.com/3ukYq3TBre
Egli, nel 2017, aveva iniziato un percorso di disintossicazione, quasi impostogli dalla produzione del programma, dopo che era andato in overdose per ben tre volte.
Nonostante gli sforzi del lupo di mare per liberarsi dal demone della dipendenza, proprio la droga, in base alle prime ricostruzioni fatte dagli inquirenti di Nashville, avrebbe purtroppo avuto un ruolo cruciale nello stroncare McGlashan.
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