Il 10 febbraio 2015 l'allora Presidente degli Stati uniti Barack Obama annunciava alla nazione la tragica morte della cooperante Kayla Mueller. L'Isis aveva fatto sapere il 6 febbraio di quell'anno che la cooperante 26enne era morta sotto un bombardamento dell'aviazione giordana, anche se per il Pentagono non c'erano dubbi sul fatto che la morte della giovane americana fosse stata causata dall'Isis e non da un raid dei caccia giordani come sostenuto dai terroristi dello Stato Islamico. "Troveremo i responsabili del sequestro e della morte di Kayla e li porteremo di fronte alla giustizia", assicurò il numero uno Usa Obama. Una promessa mantenuta però dal suo successore Donald Trump.
I genitori di Kayla Mueller: "Se solo Obama fosse stato deciso quanto Trump..."
Com'è emerso nelle scorse ore, l'operazione militare che ha portato all'uccisione di Abu Bakr al-Baghdadi, califfo dell'autoproclamato Stato islamico (Isis/Daesh), è stata intitolata proprio a Kayla Mueller, la cooperante e attivista statunitense, catturata, torturata e uccisa dai terroristi dell'Isis, dopo essere stata stuprata (più volte) dallo stesso leader della cellula. Ma ciò che colpisce di più sono le dichiarazioni dei famigliari della giovane donna morta nel 2015: "Io dico ancora oggi che Kayla dovrebbe essere qui, e che se Obama fosse stato deciso tanto quanto il presidente Trump, forse sarebbe ancora tra noi", ha dichiarato la mamma di Kayla al giornale Arizona Republic. Un elogio, dunque, all'operato del Presidente Donald Trump e un attacco non di poco conto al suo predecessore. Altro che Premio Nobel per la Pace. "Per me ciò che conta di più - ha sottolineato la madre di Kayla - è che ora finalmente possiamo avere le risposte che abbiamo sempre chiesto. Penso che questa amministrazione possa davvero aiutarci. Non credo siano così 'chiusi' al riguardo su ciò che è davvero".
Suo marito e padre di Kayla, Carl Mueller, ha sottolineato che era molto "importante" per lui che il Presidente Donald Trump fosse a conoscenza della storia di sua figlia e ha ringraziato il Presidente per aver menzionato Kayla nel suo annunco sull'operazione che ha portato alla morte di al-Baghdadi domenica mattina. "Conosce la storia. Ne è stato informato e questo è davvero importante per me" ha spiegato all'Arizona Republic. "Penso che niente lo avrebbe fermato nella caccia a quest'uomo". I Mueller hanno grande fiducia in Trump e credono che i terroristi dell'Isis "verranno catturati tutti" dalle forze speciali americane.
Stuprata dal Califfo dell'Isis al-Baghdadi
Alcuni mesi dopo che i Mueller hanno confermato la morte della figlia nel 2015, le forze speciali statunitensi hanno ucciso uno dei leader dell'Isis, Abu Sayyaf, e arrestato sua moglie, nota come Umm Sayyaf. Emersero poi conferme sul fatto che Umm Sayyaf era stata responsabile della detenzione di Mueller, che permetteva al Califfo al-Baghdadi di violentare ripetutamente la cooperante americana. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti in seguito ha denunciato Umm Sayyaf. "I prigionieri sono stati a volte ammanettati, tenuti in stanze chiuse e Mueller è stato abusata sessualmente da al-Baghdadi". Umm Sayyaf fu consegnata al sistema giudiziario del governo curdo nel nord dell'Iraq, nonostante le proteste del senatore John McCain che mise in dubbio la decisione di non estradare la donna per i suoi crimini negli Stati Uniti.
Kayla era stata sequestrata dai jihadisti dello Stato Islamico ad Aleppo, in Siria,
nell'agosto del 2013. Originaria di Prescott, in Arizona, aveva in passato lavorato diverse volte come volontaria all'estero e decise di andare in Siria per assistere i civili, vittime del conflitto scoppiato a marzo del 2011.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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