C'è un caso che in queste ore sta scuotendo il Marocco. Si tratta di quello della giornalista Hajar Raissouni, 28 anni, arrestata a Rabat insieme al suo fidanzato mentre si trovava dal ginecologo. La giovane è una voce critica del quotidiano indipendente Akhbar al-Yaoum, in prima linea nel raccontare le proteste contro il governo sulle montagne del Rif.
Come riporta il Corriere, ora la donna è accusata di procurato aborto (un crimine nel Paese, anche se in realtà se ne praticano 800 al giorno in modo clandestino) e adulterio. Un medico e altre due persone che lavoravano nella clinica sono stati anche loro arrestati con l'accusa di essere coinvolti nell'aborto.
La giornalista - ora rischia fino a due anni - ha negato ripetutamente il fatto di essere nella clinica per abortire. Stando a quanto riferito, infatti, Hajar si trovava sul posto per curare delle emorragie. Cioè che sembra importare davvero al regime, dunque, è mettere a tacere una personalità scomoda, impedendole di continuare a scrivere. Anche il suo direttore, infatti, è stato accusato di molestie sessuali. Un suo collega, invece, è stata incarcerato per terrorismo e un reporter è finito dentro per una ambigua storia di corna.
Il giro di vite è chiaro e i giornalisti nel mirino sono sempre più numerosi. "Questo caso è un forte richiamo all'urgente necessità di abrogare le leggi del Marocco che criminalizzano il sesso al di fuori del matrimonio e l'aborto", ha affermato Heba Morayef di Amnesty in una nota.
I manifestanti fuori dal tribunale all'inizio del processo della giornalista hanno chiesto il rilascio della 28enne. Alcuni hanno anche esibito cartelli con slogan come "Il mio corpo, la mia libertà". Il processo è stato rinviato al 16 settembre e la donna rimarrà in custodia fino ad allora.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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