Andrés Manuel López Obrador, neoeletto presidente messicano, ha avanzato, durante un comizio nella capitale del Paese, una proposta controversa: un’amnistia generale per i “signori della droga”. Il provvedimento di clemenza caldeggiato da López Obrador sarebbe rivolto a criminali responsabili della morte di circa 30mila persone innocenti. L’esponente della sinistra non è ancora ufficialmente in carica, ma è già riuscito ad attirare su di sé l’astio di gran parte della popolazione.
López Obrador, nell’esporre ai propri connazionali la sua strategia anti-narcotraffico, ha affermato: “Accanto alla repressione delle pratiche criminali vi deve essere l’impegno delle istituzioni per la verità e la riconciliazione. La violenza non va combattuta con altra violenza. I familiari delle vittime non possono certo dimenticare il dramma subito ad opera dei trafficanti di droga e degli squadroni della morte. Tuttavia, io esorto i parenti delle persone uccise a perdonare i carnefici.” Il politico socialista ha quindi annunciato di volere varare, all’indomani del proprio insediamento, un’“amnistia generale” nei confronti di coloro che si sono macchiati di gravi crimini durante la “guerra della droga”, la quale insanguina dal 2006 il Paese centroamericano. Ad avviso dell’esponente della sinistra, il provvedimento di clemenza sarebbe l'unico strumento legislativo idoneo a “riportare la pace” nel Paese: “Una volta divenuto ufficialmente presidente, inaugurerò la politica del perdono. Il Messico non può continuare a vivere nel rancore e nel desiderio di vendetta. Solo con la politica del perdono il nostro Paese potrà finalmente avere la pace.” Dopo l’insediamento, previsto per il prossimo primo dicembre, López Obrador, contemporaneamente all’amnistia, disporrà anche l’istituzione di una “commissione per la verità e la riconciliazione”, analoga a quella voluta da Nelson Mandela dopo la fine dell’apartheid.
I parenti delle persone uccise dai narcotrafficanti, tramite l’associazione Movimiento por Nuestros Desaparecidos en México, hanno respinto con indignazione la proposta del politico di sinistra. In una nota, l’associazione ha espresso tutto il proprio disappunto circa l’ipotesi di un'amnistia generale: “È assurdo che un uomo delle istituzioni si dichiari favorevole a provvedimenti di clemenza a vantaggio di criminali che non hanno mai scontato un giorno di carcere, che non hanno mai rivelato il luogo in cui hanno sepolto i resti delle vittime e che non hanno mai espresso vicinanza nei confronti dei familiari delle persone trucidate. Invece di fare dichiarazioni imbarazzanti su un’irrealizzabile amnistia, le autorità dovrebbero impegnarsi nell’identificazione delle migliaia di corpi ritrovati nei covi dei narcotrafficanti, corpi martoriati a causa di torture prolungate. Il governo, inoltre, dovrebbe accelerare i processi a carico di quei brutali assassini e dovrebbe infliggere loro pene esemplari ed effettive. Verità e giustizia non sono negoziabili.”
È dal 2006 che le autorità messicane stanno conducendo una vera e propria “guerra” contro i “signori della droga”.
Secondo i vertici della polizia e dell’esercito, sarebbero poco più di 30mila le vittime del conflitto, ma le associazioni per i diritti umani contestano i dati “ufficiali”. Ad avviso delle ong, i decessi collegati alle violenze perpetrate dai narcotrafficanti sarebbero 200mila.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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