Migranti, la Libia accusa le Ong: "Sono responsabili dell'aumento dei flussi"

La Guardia Costiera libica svela le colpe delle Ong: "Fanno credere ai migranti che verranno comunque soccorsi". E accusa: "Questo li spinge a imbarcarsi aggravando la crisi"

Migranti, la Libia accusa le Ong: "Sono responsabili dell'aumento dei flussi"

Nuove accuse incgiodano le organizzazioni non governative. Questa volta arrivano dal capo della Guardia Costiera libica per la regione centrale, Rida Aysa. In una intervista esclusiva all'agenzia Aki-Adnkronos International, spiega chiaramente che le Ong fanno credere agli immigrati in Libia che verranno comunque soccorsi. "E questo - spiega - li spinge a imbarcarsi aggravando la crisi". Accuse pesantissime che vanno ad aggiungersi all'indagine portata avanti dal pm di Catania, Carmelo Zuccaro, che per primo ha messo in chiaro che quelli che soccorrono i clandestini, che si imbarcano alla volta dell'Italia, "non sono tutti filantropi" e, soprattutto, puntano a "destabilizzare l'Italia economicamente".

Nel corso dell'intervista all'Aki-Adnkronos International, Rida Aysa parla di "centinaia di migliaia di migranti clandestini" pronti a imbarcarsi per l'Europa, anche se "non esistono cifre precise". "La maggior parte di questi migranti proviene dai Paesi dell'Africa orientale e occidentale, come Eritrea e Somalia". Il capo della Guardia Costiera libica esprime, poi, "irritazione" nei confronti di queste Ong affermando che "le organizzazioni presenti nel Mar Mediterraneo con la missione di salvare i migranti hanno dato loro ad intendere che saranno inevitabilmente soccorsi e questo ha aggravato la crisi, aumentando il numero di migranti". Il funzionario libico spiega, quindi, che "abbiamo comunicato tutto questo sia all'Ue sia ai comandanti dell'Operazione Sophia, che hanno manifestato irritazione verso queste organizzazioni, ma finora non hanno preso alcuna misura al riguardo".

La Guardia Costiera libica ha fermato alcuni gommoni all'interno delle acque territoriali libiche, per poi imbattersi in alcune organizzazioni umanitarie che si sono lamentate del fatto che quei gommoni appartenevano a loro, benché non l'avessero comunicato alla Guardia Costiera, violando così le acque territoriali libiche. Lo stesso Aysa ricorda l'episodio di un "gommone tedesco fermato a nord di al-Zawiyah (30 chilometri a ovest di Tripoli, ndr) che poi si è rivelato di proprietà di un'organizzazione umanitaria chiamata 'Sea Watch'", oppure del caso di "una nave allontanata con alcuni colpi di avvertimento per aver violato le acque territoriali libiche. Dopo essere saliti a bordo e averla ispezionata - prosegue Aysa - è emerso che apparteneva a Medici senza Frontiere".

Quanto alle accuse rivolte alla Guardia Costiera libica di aver attaccato le navi delle ong, Aysa risponde che "tali imbarcazioni entrano in acque territoriali libiche senza avvisare la Guardia Costiera, che è l'organo preposto ad autorizzare questo e di conseguenza è logico rispondere per proteggere le nostre acque e le nostre coste".

"Quando le navi delle organizzazioni - conclude Aysa - si fermano a 12 miglia dalla costa libica, in una zona visibile dalla costa, le loro luci notturne segnalano ai trafficanti che possono iniziare a imbarcare i migranti e questa è una delle cause delle ondate migratorie cui si assiste periodicamente".

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