La minaccia dei mezzi di soccorso riconvertiti in autobombe

Le difese delle nostre città concepite per arrestare i tir. Lo scenario di un mezzo di soccorso riconvertito in VBIED dovrebbe essere preso in considerazione in Occidente

La minaccia dei mezzi di soccorso riconvertiti in autobombe

14 anni fa Issa al-Hindi, operativo di al Qaeda catturato in Gran Bretagna, scrisse un documento di 39 pagine (ancora oggi disponibile sulla rete) dal titolo Rough Presentation for Gas Limo Project. L’uomo proponeva la riconversione in VBIED di tre limousine cariche di bombole di gas infiammabile da utilizzare per compiere attentati negli Stati Uniti o in Gran Bretagna.

“Le limousine possono accedere nelle riservate strutture di parcheggio sotterranee, i vetri oscurati nasconderanno alla vista gli ordigni esplosivi all’interno delle auto. Le Limo hanno un carico utile maggiore rispetto le berline e non richiedono particolari abilità di guida. Servirebbero a malapena tre limousine per distruggere dalle fondamenta un edificio di medie dimensioni. Ogni auto dovrebbe essere caricata con dodici bombole di gas infiammabile, opportunamente colorate di giallo per diffondere terrore nei soccorritori, convinti di operare in presenza di sostanze tossiche. L’obiettivo è quello di causare il massimo numero di vittime innocenti e ritardare i soccorsi”.

Sabato scorso, sette giorni dopo la strage all’hotel Intercontinental, un’ambulanza riconvertita in VBIED ha causato morte e distruzione a ridosso dell’edificio che ospita l’Alto Consiglio di Pace che sorge nei pressi di un ospedale, a Kabul. Il bilancio è di almeno 95 morti e 158 feriti.

La tattica Trojan Horse

Il contesto plasma le tattiche, le procedure e le tecniche assimilate negli anni. L’apprendimento militare sul campo è più rapido in risposta alle necessità strategiche piuttosto che a fattori organizzativi. La minaccia dinamica impone una costante rivalutazione dei protocolli di controllo ed accesso e la conseguente dotazione specifica di difesa. Un vehicle-ramming attack richiede particolari protocolli di risposta poiché le armi di piccolo calibro delle forze di polizia non riuscirebbero ad arrestare la minaccia. Il paradigma muta notevolmente in presenza di una formazione di veicoli (non ancora avvenuta in Occidente la protezione balistica del mezzo). La strategia, già testata in Iraq e Siria, prevede un primo VBIED (con componente IED a bordo) utilizzato per sfondare il perimetro difensivo e detonare così da lasciare sgombera l’area. Il secondo VBIED, con un carico esplosivo nettamente maggiore, si dirigerebbe indisturbato verso il punto stabilito. Scenari che impongono una rivalutazione dei protocolli di e risposta armata nell’equazione difensiva. L’equazione di un attentato è sempre dinamica.

L’equazione VBIED: le mutazioni

La minaccia specifica su ruote rientra nello sterminato ventaglio generico degli ordigni esplosivi improvvisati. Basti pensare, ad esempio, a svariati asset di trasporto come barche (Boat Borne Improvised Explosive Device), droni ed animali (Animal Borne Improvised Explosive Device) che possono essere trasformati in inconsapevoli sistemi esplosivi improvvisati oltre alle possibili combinazioni degli IED con sostante tossiche.

VBIED livello I

La tattica di lanciare dei tir contro la folla risale agli anni ’20, per una naturale evoluzione asimmetrica dell’autobomba. Con il termine VBIED, acronimo per Vehicle Borne Improvised Explosive Device, intendiamo tecnicamente un Ordigno Esplosivo Improvvisato su un mezzo ruotato. Tale iterazione, esplosivo-mezzo, è considerata di livello I. In quanto statica, non presuppone la presenza di un attentatore suicida a bordo, ma di un semplice autista che abbandona il mezzo nella posizione prescelta. Non associati ad operazioni suicide, questi mezzi di livello I, sono stati ampiamente utilizzati in tutto il mondo, soprattutto in Occidente. L’efficacia di un attentato con VBIED di livello I può essere ulteriormente massimizzata con la presenza di dispositivi secondari a tempo cosi da infliggere perdite anche alle forze militari e di soccorso giunte sulle aree adiacenti dopo la prima detonazione. Per oltre 70 anni (tra gli ultimi quelli delle World Trade Towers nel 1993 ed Oklahoma City nel 1995), i sistemi VBIED di livello I, associati ad una maggiore flessibilità operativa dei sistemi di attivazione, sono stati utilizzati con mortale efficacia. Contro la minaccia di livello I, la possibile permanenza prolungata sul luogo prescelto per la detonazione e l’eccessivo carico rispetto alla portata standard del mezzo.

VBIED di livello II

L’evoluzione della minaccia VBIED di livello II avviene negli anni ’80 nell’area Medio orientale. Il mezzo si evolve per scardinare le difese perimetrali nemiche passive e raggiungere l’obiettivo. Nella minaccia VBIED di livello II vi sono due caratteristiche principali: il conducente suicida (S-VBIED dove S sta per suicide) e la presenza a bordo di un certo quantitativo di esplosivo. Tale tecnica, diffusa poi nel resto del mondo come l’attentato avvenuto a Grozny nel dicembre del 2002, è stata poi ottimizzata sulle precedenti esperienze con l’impiego di due o più veicoli. La strategia VBIED di livello II è concepita per colpire le strutture fortificate da diverse posizioni nonostante le perdite subite. Gli attentati avvenuti in Europa rientrano in tale categoria, sebbene manchi la componente IED a bordo. In tale stadio di livello II è presente l’attentatore suicida a bordo che, una volta superate le linee di difese (rivelatesi inadeguate in Europa), lancia il mezzo contro la folla. Contro la minaccia di VBIED livello II, vi è da considerare il principale fattore determinato dalla fragilità del mezzo prescelto che, una volta sfondate le difese perimetrali, verrebbe (o dovrebbe essere colpito) dalle forze sul campo in un tempo ragionevolmente breve. Ciò significa che un mezzo ad uso civile potrebbe anche sfondare le linee di difesa, ma non riuscirebbe a raggiungere il punto stabilito per la deflagrazione degli ordigni esplosivi che potrebbero anche essere colpiti e, quindi, detonare.

A Londra la prima mutazione VBIED di livello II

Nell’attentato del tre giugno scorso avvenuto a Londra il ruolo del conducente suicida negli attentati VBIED si è evoluto. Non più un semplice autista di un mezzo scagliato contro la folla, ma un moltiplicatore di forze che sfrutta sul campo lo shock iniziale per massimizzare la sua efficacia anche dopo la folle corsa del mezzo. Si tratta del primo esempio di rivalutazione del concetto di sopravvivenza a medio termine sul campo.

VBIED di livello III

L’ultima evoluzione della minaccia VBIED è di livello III diviso in due stadi. E’ localizzata nell’area Medio orientale: a centinai i veicoli di livello III utilizzati dallo Stato islamico. L’ultima naturale evoluzione dell’autobomba è caratterizzata dalla blindatura del mezzo concepita per aumentare le probabilità di sopravvivenza e raggiungere il bersaglio. Il veicolo kamikaze blindato è progettato per superare le barriere difensive attive e passive e raggiungere infrastrutture di elevato valore. La loro sopravvivenza è nettamente superiore ai mezzi di livello II poiché concepita per la protezione balistica contro le armi in dotazione fino al 7,62 mm (in alcuni casi anche per il calibro ’50). Un dispositivo di livello III garantirebbe anche di moltiplicare gli effetti IED standard, associando all’ordigno esplosivo improvvisato un carico infiammabile (ad esempio) all’interno del mezzo. La blindatura, per quanto possibile, avverrebbe all’interno del veicolo cosi da lasciare inalterato il design esterno del mezzo (prerequisito che sarebbe imperativo per un attentato nelle aree urbane). Il secondo stadio prevede la riconversione dei mezzi civili, militari (altamente improbabile in un contesto urbano) e di soccorso sequestrati sul posto. Nel caso di un mezzo militare il problema è determinato dal quantitativo superiore di esplosivo a bordo che deve essere in grado di sfondare la blindatura standard del mezzo.

Monster VBIED

Ogni veicolo può essere riconvertito in VBIED. La differenza principale tra VBIED e SVBIED è il modo in cui vengono impiegati tatticamente sul campo di battaglia. A causa della sua staticità un VBIED è raramente utilizzato negli scontri attivi. In un SVBIED la presenza di un conducente gli conferisce la capacità di scegliere il bersaglio in contesti offensivi. Le operazioni VBIED funzionano come un più grande IED statico, mentre quelle SVBIED sono più adatte per operazioni offensive. Tuttavia solo il mezzo pesante garantisce un immediato grado di sopravvivenza del mezzo contro le armi di piccolo calibro che attualmente equipaggiano le forze di polizia. Il mezzo pesante (come quello di Nizza) conferisce sopravvivenza e letalità sacrificando la manovrabilità. Parliamo di mezzi il cui design esterno non è stato in alcun modo alterato. Molti paesi hanno adottato sistemi d’arma individuali con maggiore potere d’arresto, veicoli pesantemente corazzati concepiti per speronare un MVBIED (dove M sta per Monster) e svariati asset in grado di arrestare un mezzo pesante in corsa come il Talon.

Armored VBIED

Ad oggi non si è mai verificato l’impiego urbano di un AVBIED (dove A sta per Armored). L’esperienza dell’Isis nell’utilizzare SVBIED blindati per resistere alle armi di piccolo calibro deve essere presa seria in considerazione nei contesti urbani. L’attuale equipaggiamento delle forze di polizia sarebbe del tutto irrilevante nel caso venisse utilizzato un tir blindato (esternamente o internamente). Anche un leggero livello di blindatura improvvisata garantirebbe un ulteriore grado di sopravvivenza in possibili attentati in Europe e negli Stati Uniti. In un simile scenario, l’AVBIED avrebbe una alta probabilità di raggiungere la sua destinazione ed innescare la detonazione prevista.

Le difese delle nostre città potrebbero già essere obsolete

Dopo i tragici attentati che hanno colpito l’Occidente negli ultimi tre anni, nei punti nevralgici delle città sono stati collocati dei sistemi di protezione passivi lungo dei perimetri ideali. La visione di un blocco di calcestruzzo a ridosso di un’arteria principale è ormai entrata nell’ottica comune. Analizziamo soltanto il loro scopo e non la teorica architettura complessiva di difesa. Sono delle barriere, asset concepiti per impedire che un mezzo pesante possa entrare all’interno di un’area ed acquisire una mortale velocità di impatto. I blocchi di calcestruzzo nei check point dove è consentito l’accesso ai soli mezzi autorizzati, devono rispettare una precisa collocazione così da determinare un’inclinazione che potrebbe innescare l’IED occultato a bordo. Superati i controlli il mezzo autorizzato rallenta e procede lungo il percorso compiendo delle obbligatorie virate. A sua volta i perimetri in calcestruzzo dovrebbero essere collocati (non sempre avviene purtroppo) anche per impedire al possibile IED a bordo del mezzo di colpire l’area sensibile. Non avrebbe senso, infatti, collocare blocchi di calcestruzzo davanti una piazza, un edificio sensibile o un passaggio pedonale poichè l’onda d’urto dell’esplosione e relative schegge avrebbero un effetto devastante.

Pensare come i terroristi: immaginare l’inimmaginabile

Dobbiamo concepire gli attentati come organismi adattabili ed in costante mutazione, non come strutture fisse. Ciò significa che l’attuale visione di sicurezza urbana potrebbe già essere obsoleta poiché l’approccio tattico è dinamico. Nella maggior parte dei casi, le città occidentali presentano una singola linea perimetrale statica concepita per arrestare la potenza bruta dei mezzi pesanti. Tuttavia, lo scenario di un mezzo di soccorso riconvertito in VBIED dovrebbe essere preso in considerazione anche in Occidente. Parliamo di un mezzo con accesso in aree sensibili: i bersagli potenziali sarebbero praticamente infiniti per un profilo di minaccia totalmente imprevedibile. Poiché l’ambiente operativo è complesso sarebbe opportuno predisporre il necessario processo di adattamento militare senza cui potrebbero esserci nel prossimo futuro gravi conseguenze.

Ecco perché l'esigenza di una mentalità di difesa dinamica per colmare l'imagination gap. È proprio quell’incapacità di immaginare l’inimmaginabile che continua, ancora oggi, a minare gli sforzi nell’elaborare una efficace prevenzione.

Il jihadismo di quartiere non potrà mai essere eliminato totalmente considerando lo sterminato playbook delle minaccia terrorista. Il rischio però si può attenuare, rivalutando la sicurezza degli spazi aperti senza trasformare le città in fortezze. Così come i terroristi, è essenziale immaginare l’inimmaginabile.

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