Stiamo valutando tutte le piattaforme della Marina Militare Usa potenzialmente in grado di lanciare missili da crociera con testata nucleare. E’ quanto ha dichiarato il generale John Hyten, a capo del Comando Strategico degli Stati Uniti durante un incontro al Centro per lo Studio delle Armi di Distruzione di Massa dell'Università Nazionale della Difesa a Washington.
“StratCom sta valutando tutte le unità della US Navy comprese le cacciatorpediniere classe Zumwalt”.
Un problema di definizioni
Nella parte non classificata della Nuclear Posture Review pubblicata all’inizio del mese, si menziona il sistema SLCM acronimo per Sea-Launched Cruise Missile o Missile da crociera con testata nucleare lanciato dal mare. La confusione nasce dalla due interpretazioni possibili poiché SLCM è anche l'acronimo di Submarine-Launched Cruise Missile cioè Missile da crociera lanciato da sottomarini. Eppure di quest'ultima definizione nella NPR non vi è traccia. Ecco spiegato il motivo per cui StratCom sta vagliando tutte le possibili piattaforme navali di superficie e non in grado di ricevere ad esempio il T-LAMN, variante nucleare del Tomahawk. E tra le piattaforme vagliate dal Comando Strategico ci sono anche le cacciatorpediniere Zumwalt (i requisiti primari sono stati nuovamente modificati forse alla luce della NPR). Sappiamo che le tre Zumwalt riceveranno il Maritime Strike Tomahawk (si modificheranno i Block IV durante la fase di controllo di mezza età) ad integrazione dei missili SM-6 a lungo raggio della Raytheon. La variante nucleare del Tomahawk (tatticamente insignificante, il concetto scalare si basa su conclusioni assolutamente errate) andrebbe a completare il ventaglio deterrente garantito dalle 80 celle di lancio verticali MK57 che armano le cacciatorpediniere ombra classe Zumwalt. Se la US Navy ricevesse tali capacità, un potenziale avversario potrebbe tranquillamente confondere una raffica di missili convenzionali come preludio ad un attacco nucleare, innescando uno scenario da giorno del giudizio.
La definizione che raggruppa “le armi nucleari non strategiche” è una reliquia della guerra fredda. In base al concetto scalare di un asset tattico, il suo impiego è teoricamente ritenuto isolato, limitato e proporzionale. Tuttavia ogni arma nucleare impiegata è strategica. Ciò è dovuto al crescente riconoscimento che qualunque utilizzo del nucleare avrebbe conseguenze strategiche. Ed è sotto la lente strategica che bisogna valutare il loro reale fine, cioè convincere l’avversario di non poter raggiungere i propri obiettivi pena una rappresaglia devastante. E’ questa la deterrenza, scopo primario delle armi nucleari negli arsenali degli Stati nazionali che li possiedono. La deterrenza è essenzialmente un’arma psicologica attiva sulle percezioni del potenziale avversario, ma perderebbe la sua efficacia senza una capacità credibile. I giudizi non possono essere determinati dalla moda, ma l’unica utilità positiva delle armi nucleari è il loro non impiego. Il concetto Dial-a-yield è puramente teorico e si basa sulla facilità di impiego a causa delle resa esplosiva relativamente piccola. Le armi nucleari sono per natura indiscriminate e ogni loro utilizzo comporta il rischio di un'escalation incontrollata.
Nuclear Posture Review
La risposta “flessibile” agli attacchi nucleari “limitati” di un avversario
Nella nuova dottrina di riferimento, l’amministrazione Trump vuole riportare in inventario le armi nucleari a basso rendimento. “Poiché i nostri avversari utilizzerebbero le armi tattiche (è una percezione, non una conferma) in conflitti scalari isolati, abbiamo bisogno di ulteriori opzioni per colmare questo vuoto di credibilità immaginato”. Ovviamente chiunque può inventare uno scenario che richiede una nuova arma. Difficile è invece spiegare l’inefficacia delle capacità nucleari esistenti.
In realtà la richiesta di budget del Pentagono per l'anno fiscale 2019 include solo una piccola quantità di fondi destinato allo studio del nuovo sistema d'arma che potrebbe entrare in servizio tra il 2025 ed il 2028. Ciò solleva ulteriori riflessioni sull'enfasi del Pentagono nel promuovere asset a basso rendimento.
Nella NPR 2018 si parla di integratori in riferimento alle armi tattiche. Come abbiamo più volte rilevato, il termine tattico è ambiguo e pericoloso poiché ogni arma nucleare impiegata è in realtà strategica. L’effetto di una resa tattica sarà sempre strategica. Se qualcuno attaccasse gli Stati Uniti con armi nucleari tattiche per definizione, la risposta sarebbe certamente strategica e non tattica. Il punto è che superando la linea, l’ultima volta nel 1945, la risposta sarà affidata alla rappresaglia termonucleare. Nel documento si spiega che “gli integratori miglioreranno la deterrenza”. Con il termine integratori ci si riferisce alle armi tattiche, le medesime (così come spiegato nella NPR) che utilizzerebbe la Russia nei conflitti regionali scalari.
Secondo i sostenitori della nuova Nuclear Post Review di Trump, in qualsiasi conflitto con la Russia sul fianco orientale della Nato, Mosca utilizzerebbe delle armi nucleari tattiche. I russi, secondo la visione statunitense, utilizzerebbero tali asset a potenza scalare puntando sulla riluttanza americana nell’impiegare la linea leggera e pesante Trident imbarcata sugli Ohio per un conflitto termonucleare che non avrebbe un domani.
“Correggere questa errata percezione russa è un imperativo strategico. Per affrontare queste sfide e preservare la stabilità della deterrenza, gli Stati Uniti miglioreranno la flessibilità delle opzioni. Le opzioni a basso rendimento sono importanti come deterrente nelle aggressioni regionali. . Alzando la soglia nucleare i potenziali avversari non percepiranno alcun vantaggio nei conflitti scalari. Di conseguenza gli Stati Uniti manterranno la doppia capacità con l’F-35, lavorando con la Nato per migliorare la prontezza, la sopravvivenza e l’operatività della flotta DCA in Europa”.
Si legge nella NPR: “A breve gli Stati Uniti modificheranno un piccolo numero di testate SLBM per garantire un’opzione d’attacco a lungo termine. Svilupperemo inoltre un missile da crociera garantendo ulteriore diversità nelle piattaforme per capacità e sopravvivenza ed una preziosa copertura per i futuri scenari nucleari. La testata a basso rendimento SLBM garantirà un’opzione di risposta rapida. Con tale capacità contrasteremo ogni percezione errata di un gap sfruttabile nella deterrenza regionale. L’SLCM fornirà una capacità di risposta immediata nei contesti regionali. Il sistema SLCM per decenni ha contribuito alla deterrenza a protezione degli alleati in particolare in Asia. Inizieremo immediatamente gli sforzi per ripristinare questa capacità. La deterrenza invierà ai potenziali avversari un chiaro messaggio: il limitato impiego nucleare non offrirà alcun vantaggio sfruttabile”.
Il Pentagono e altre agenzie governative degli Stati Uniti non sono stati in grado di spiegare definitivamente perché l’attuale capacità nucleare non è più in grado di scoraggiare le nuove minacce russe e cinesi attraverso la certezza strategica della distruzione completamente assicurata.
Sarebbe corretto dare le opportune definizioni.
Perché le Zumwalt?
Cacciatorpediniere classe Arleigh Burke ed incrociatori classe Ticonderoga hanno una capacità missilistica superiore alla Zumwalt rispettivamente con 96 e 122 celle di lancio. Mancano però delle capacità a bassa osservabilità dello Zumwalt Squadron One che sarà destinato ai pattugliamenti ombra nel teatro del Pacifico. Le capacità stealth delle Zumwalt (teoricamente) le renderebbero come le migliori unità di superficie della US Navy da armare (in numero credibile) con missili da crociera con testata nucleare per “attacchi nucleare flessibili durante una crisi in aree ad alta densità”. Si tratta di un'estensione logistica del desiderio precedentemente annunciato dalla US Navy di riconvertire le Zumwalt in ruolo hunter killer di superficie contro navi nemiche e bersagli terrestri fissi. I missili da crociera nucleari garantirebbero certamente un'opzione superiore a quella convenzionale anche se non esiste la proporzionalità avviati lanci di asset con testate nucleari. Le opzioni nucleari Arleigh Burke e Ticonderoga andrebbero viste come capacità dimostrative deterrenti, le medesime che svolge l’Air Force quando schiera nel globo i bombardieri B-2 e B-52 (la flotta B-1 è stata denuclearizzata).
Progettata (tra le altre cose) per sostenere gli sbarchi anfibi del Corpo dei Marine, la classe Zumwalt avrebbe dovuto compensare il fuoco di sbarramento a distanza fornito dalle corazzate di classe Iowa ritirate dal servizio attivo. Lo scorso novembre la US Navy ha accettato formalmente le pressioni del Comando del Pacifico che richiedeva piattaforme con sistemi a lungo raggio per controbilanciare la crescente minaccia della tecnologia missilistica cinese. Nella richiesta formulata per l’anno fiscale 2019, la Marina chiede 90 milioni di dollari per iniziare la riconversione delle unità con ruolo primario la lotta antinave.
Le Zumwalt si inseriranno nell’architettura stratificata della Marina formata da satelliti, droni MQ-4 Triton, pattugliatori P-8 Poseidon, navi di superficie e sottomarini. La capofila della classe Zumwalt risulta in servizio attivo con la Marina. Afflitta da numerosi problemi tecnici e di progettazione, la USS Zumwalt (DDG-1000) si trova attualmente a San Diego per manutenzione e per l’installazione di non meglio identificati sistemi di combattimento. La seconda unità, la USS Michael Monsoor (DDG-1001) ha completato i test di accettazione pochi giorni fa. La terza e ultima nave della classe, la USS Lyndon B. Johnson (DDG-1002), sarà consegnata il prossimo dicembre. Le tre cacciatorpediniere classe Zumwalt saranno schierate nel teatro del Pacifico.
Reintrodurre i TLAM-N: strategicamente insignificante
L’esempio dell’Europa
L’idea sarebbe quella di armare l'ultima versione dei missili da crociera Tomahawk con testate nucleari e schierarli sui sottomarini della Marina al largo delle coste europee. La mossa rafforzerebbe la deterrenza estesa sul continente ed avverrebbe in risposta alla presunta violazione russa del Trattato sulle forze nucleari intermedie. L'ultima volta che la Casa Bianca ha perseguito tale strategia è stata negli anni '80, quando Stati Uniti ed Unione Sovietica schierarono centinaia di armi nucleari in Europa, sollevando i timori di una guerra termonucleare globale e scatenando massicce proteste. La crisi si è conclusa solo nel 1987 quando Ronald Reagan ed il presidente dell'Unione Sovietica Mikhail Gorbachev siglarono il trattato INF portando all'eliminazione di tutti i missili terrestri con un'autonomia compresa tra i 500 ed i 5500 km. Il presidente George H.W. Bush ha continuato lo smantellamento degli obsoleti arsenali della guerra fredda ritirando tutte le armi nucleari dalle navi della Marina. Il processo storico è stato concluso durante l'amministrazione Obama, con lo smantellamento dei missili da crociera nucleari Tomahawk. Il trattato sulle forze nucleari intermedie si basa sul principio che a causa degli effetti indiscriminati e del rischio di escalation, le cosiddette armi nucleari sul campo di battaglia sono irrilevanti per le operazioni militari del mondo reale. Gli Stati Uniti credono che la Russia abbia violanto il Trattato INF dispiegando un nuovo missile da crociera all'interno del raggio proibito. La Russia sostiene che il Vertical Launching System (VLS) presso i siti di difesa antimissile terrestri Aegis Ashore in Polonia e Romania costituisce una violazione americana del trattato. L'accusa russa ha a che fare con la natura polifunzionale dei tubi di lancio: il VLS può essere usato sia per gli intercettatori che per i missili da crociera Tomahawk. Come ha affermato lo scorso anno il presidente Putin “i tubi di lancio dove sono immagazzinati questi missili sono gli stessi utilizzati sulle navi militari per trasportare i Tomahawk. Puoi sostituire i missili intercettori con i Tomahawk in poche ore. Tutto ciò di cui hanno bisogno è cambiare il software”.
L’efficacia del TLAM-N: lo squilibrio in Europa
Secondo i sostenitori del Tomahawk Land Attack Missile-Nuclear ritirato nel 2013, quest'arma nucleare sarebbe utile nell'attuale clima globale come un'opzione aggiuntiva nel negare le minacce in evoluzione. Tatticamente parlando, in Europa vi è un chiaro squilibrio tattico nucleare tra gli Stati Uniti (NATO) e la Russia. Non vi è alcun accordo internazionale tra Mosca e Washington sull’aspetto qualitativo e quantitativo delle testate nucleari tattiche. Il trattato START, attualmente in vigore, si rivolge specificatamente alle testate strategiche ed ai loro lanciatori. Tuttavia quelle 150 bombe nucleari tattiche B-61 a potenza scalare possiedono una resa esplosiva indifferente se paragonata alle 1850 testate che la Russia, secondo gli Stati Uniti, avrebbe a disposizione solo in quel teatro. Più che una forza di reazione rapida (non sarebbero sufficientemente potenti per decapitare la linea di comando nemica, mentre il concetto scalare è prettamente letterale), le B61 dovrebbero rappresentare un deterrente strategico ritenuto in grado di dissuadere anche gli stessi alleati dallo sviluppare armi nucleari fatte in casa. Vanno quindi intese come una garanzia politica degli Stati Uniti, che ne detengono la proprietà e la discrezionalità, a protezione dell’Europa. L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord è stata concepita per supportare logisticamente la presenza in Europa degli Stati Uniti. Parliamo di una strategia che proviene direttamente dalla guerra fredda. La responsabilità condivisa per le armi nucleari si basa sulla solidarietà degli alleati della Nato e l’unità di intenti a protezione dell’integrità territoriale.
Da un punto di vista tattico, ridistribuire il TLAM-N in un numero selezionato di unità navali potrebbe colmare questa lacuna senza violare il trattato INF. Il TLAM-N fornirebbe alla NATO un'opzione di attacco praticabile, a differenza della B-61, anche in caso di invasione russa degli Stati Baltici. Secondo i sostenitori della nuova Nuclear Post Review, la ridistribuzione del TLAM-N fornirebbe una chiara rassicurazione agli alleati degli Stati Uniti, come opzione superiore a quella convenzionale. La ridistribuzione del Tomahawk nucleare (TLAM-N) offrirebbe agli Stati Uniti nuove opzioni per affrontare le sfide che le armi convenzionali potrebbero non essere in grado di contrastare. A livello strategico, il TLAM-N potrebbe avere un maggiore effetto deterrente per i potenziali avversari ed un effetto rassicurante per gli alleati. La testata necessaria potrebbe sfruttare il programma di estensione della B-61 o per il sistema LRSO. Tale capacità fornirebbe (secondo i sostenitori della NPR) un'opzione credibile e duratura per un'estesa deterrenza in Europa e nel Pacifico.
L’attacco nucleare simulato: la ridondanza tattica Usa
Qualsiasi sottomarino d'attacco della US Navy potrebbe trasportare i T-LAMN così come gli Ohio e successivamente i Columbia, sebbene altamente improbabile considerando il loro ruolo primario. Spetterebbe ai sottomarini d'attacco classe Virginia e Los Angeles, alle tre unità per le operazioni speciali classe Seawolf ed alle quattro piattaforme SSGN classe Ohio entrare potenzialmente a far parte della ridondanza strategica tattica. Quattro dei diciotto Ohio (USS Ohio, USS Michigan, USS Florida ed USS Georgia), sono stati riconvertiti nel 2003 per lanciare missili Tomahawk Land Attack. Ogni unità SSGN ha una capacità di 154 TLAM. Le unità prescelte, non è un dato da dimenticare, dovranno essere armate con un numero credibile di T-LAMN.
Consideriamo un ipotetico scenario di crisi dove le capacità nucleari del Tomahawk (T-LAMN) sono state ripristinate per l’intera flotta d’attacco ed SSGN degli Stati Uniti. Sarebbe opportuno rilevare che la postura strategica statunitense non prevede il No-First-Use, riservandosi risposte nucleari ad azioni avversarie convenzionali. La Casa Bianca ordina ad uno dei sottomarini armati con equipaggiamento convenzionale e nucleare, di schierarsi per un possibile attacco di precisione contro le infrastrutture sensibili di una nazione ostile. La capacità di colpire bersagli a mille miglia di distanza rende il Tomahawk il sistema d’arma di precisione tatticamente preferito dal Pentagono. Resta anche quello politicamente corretto. La rotta via mare non richiede un corridoio aereo autorizzato, per lo stesso principio delle rotte circumpolari dei missili strategici. Il Presidente degli Stati Uniti ordina l’attacco ed iniziano i lanci a sciame. Parliamo di sistemi d’arma che ancora non esistono, ma è facile ipotizzare una configurazione a bassa osservabilità, probabilmente supersonica con tecnologia ramjet con velocità massima stimata di Mach 3.2 (per intenderci la stessa dell'SR-71 Blackbird, l'aereo più veloce mai costruito). Missili cruise di per sé difficilmente rilevabili rispetto alla firma infrarossa degli SLBM/ICBM, in grado di eludere le difese nemiche e progettati per penetrare lo spazio aereo nemico a quote molto basse. Dopo pochi minuti dal lancio, uno sciame di missili Tomahawk colpisce i bersagli.
Cosa accadrebbe?
Sarebbe impossibile per un potenziale nemico determinare la differenza tra una attacco missilistico convenzionale ed il preludio ad una rappresaglia nucleare all’interno di una brevissima finestra temporale decisionale. Quale sarebbe la reazione del paese che subisce un attacco da missili da crociera in configurazione stealth, che volano Mach 3, a bassa quota e potenzialmente armati con una testata nucleare? Teoricamente ogni sottomarino d’attacco degli Stati Uniti potrebbe ricevere il T-LAMN elevandolo a minaccia strategica con conseguente corsa agli armamenti per mettere in campo contromisure e sistemi comparabili.
Il sei aprile dello scorso anno, la Casa Bianca ha lanciato dal mare 59 missili Tomahawk contro obiettivi militari in Siria siti nella Shayrat Air Base, 25 miglia a sud di Homs.
TLAM-N: conclusioni
I militari statunitensi puntano per reintrodurre nei Tomahawk la capacità nucleare, ma le armi tattiche nucleari non sono l'unica cosa che si frappone tra la NATO e la sconfitta convenzionale contro le preponderanti forze russe (che non sono quelle dell'Unione Sovietica) in Europa. Gli Stati Uniti mantengono un ampio margine convenzionale sull'esercito russo e potrebbero infliggere ingenti danni a Mosca in caso di conflitto convenzionale. Per i sostenitori del ripristino delle capacità nucleari del Tomahawk, tale asset darebbe maggiore credibilità alla NATO, colmando il divario tra armi convenzionali e strategiche. Tuttavia, esiste una guerra nucleare limitata? Esiste la proporzionalità avviati lanci di asset con testate nucleari? La risposta è no poiché le armi nucleari sono per natura indiscriminate e ogni loro utilizzo comporta il rischio di un'escalation incontrollata. Se la NATO vuole dissuadere la Russia deve concentrarsi sul costruire reali capacità che gli permettano di prevalere in un conflitto armato. Ciò non significa nuove capacità nucleari, ma piuttosto il continuo potenziamento delle capacità convenzionali della NATO. Reintrodurre asset solo perchè un avversario mantiene qualcosa di simile è assolutamente controproducente. I Tomahawk nucleari non sono fondamentali per soddisfare i nuovi requisiti strategici.
Il vero scopo della Nuclear Posture Review
La tempistica del nuovo SLCM è ignota. Sette, forse dieci anni, ma non c'è alcuna garanzia sul suo sviluppo. Tuttavia esiste la possibilità che il Pentagono possa utilizzare la NPR come tattica per spingere i potenziali avversarsi (Russia o Cina) ad abbandonare i nuovi progetti destabilizzanti come lo Status-6 di Mosca. La stessa enfasi pubblica del Pentagono nel promuovere le testate a basso rendimento rientrerebbe in una precisa strategia di negoziazione.
Sarebbe opportuno ricordare il passaggio del Segretario alla Difesa Jim Mattis in audizione al Congresso lo scorso sei febbraio: “Non voglio sminuire la posizione dei nostri negoziatori, ma credo che dobbiamo dare loro qualcosa su cui trattare”.“Non c'è nulla di simile ad un'arma nucleare tattica. Non esiste un'arma nucleare tattica. La resa di ogni arma nucleare utilizzata in qualsiasi momento sarà sempre strategica”.
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