È morto Shimon Peres, colonna dello Stato di Israele

Capo dello Stato dal 2007 al 2014, in precedenza era stato più volte ministro e premier. Parlamentare per 55 anni, da "falco" era diventato "colomba", vedendosi assegnare, nel 1994, il Nobel per la Pace dopo gli Accordi di Oslo. Premio che vinse con Rabin e Arafat

È morto Shimon Peres, colonna dello Stato di Israele

Si è spento a 93 anni Shimon Peres, una delle colonne d'Israele, più volte ministro, premier e capo dello Stato (dal 2007 al 2014). A dispetto dell'età si sentiva ancora giovane. In una recente intervista, infatti, ebbe a dire: “Calcola quanti risultati hai raggiunto nella vita e quanti sogni hai avuto. Se il numero dei tuoi sogni supera quello dei risultati, sei giovane”. E lui di sogni ne aveva ancora tanti: la pace in Medio Oriente, in primo luogo, e il superamento dei vecchi schemi (destra e sinistra) con l'avvento di una nuova era, che basa la politica non più sulla terra e la guerra bensì su scienza e tecnologia.

La sua biografia è un pezzo di storia d'Israele. Nato nel 1923 a Višneva (Polonia, poi annessa all'Unione sovietica con la II Guerra Mondiale), si trasferì con la famiglia in Palestina nel 1934. Dopo aver vissuto diversi anni in due kibbutz, poco più che ventenne fu scelto da Levi Eshkol per organizzare il movimento giovanile laburista, di cui divenne poi segretario. In questa veste nel 1946 partecipò al Congresso mondiale sionista, dove conobbe David Ben Gurion. Queste due grandi personalità politiche (entrambi divennero premier) ebbero un ruolo fondamentale nella formazione del giovane Peres. Che, in particolare, beneficiò dell'ala protettiva dell'indiscusso padre fondatore d'Israele, Ben Gurion.

L'impegno di Peres per Israele prima che politico fu militare. Nel 1947 fu scelto, insieme ad altri giovani, per il reclutamento del personale e soprattutto l'acquisto delle armi per la futura Difesa. L'anno successivo fu posto a capo della Marina israeliana, durante la guerra d'indipendenza. A conflitto terminato guidò la delegazione della Difesa negli Stati Uniti, dove ebbe modo di perfezionare gli studi a New York e Harvard. Rientrato in patria, a soli 30 anni divenne direttore generale del ministero della Difesa, nella cui veste pose le basi per la creazione di una forza militare compatta e ben equipaggiata, soprattutto nell'aeronautica.

La carriera politica vera e propria di Peres iniziò nel 1959, quando fu eletto per la prima volta alla Knesset (parlamento israeliano), nelle file del Partito dei lavoratori (Mapai). Continuò altresì a lavorare al ministero della Difesa, dove incontrò e strinse una forte collaborazione con Moshe Dayan, già capo di stato maggiore, poi, una volta dimessosi, entrato anche lui in politica.

Inizialmente considerato un “falco”, con il passare del tempo ammorbidì le proprie posizioni, sforzandosi di mettere da parte le derive confessionali e cercando un dialogo con i palestinesi, anche mediante significative concessioni territoriali (sempre contestate dai coloni e dall'estrema destra) senza però mai venir meno all'esigenza, primaria, della sicurezza dello Stato e dei propri cittadini. La sua lunga vita politica fu costellata da una lotta continua contro un rivale altrettanto forte, il compagno di partito Yitzhak Rabin. I destini dei due si intrecciarono numerose volte, tra gli anni Settanta e i primi anni Novanta. In seguito agli storici accordi di Oslo, nel 1994 a entrambi fu assegnato il Nobel per la Pace, insieme al leader dell'Olp, Yasser Arafat. L'anno seguente, dopo l'assassinio di Rabin per mano di un estremista di destra israeliano, Peres succedette brevemente al collega. Nel 1996, però, nelle prime elezioni dirette per il primo ministro della storia d'Israele, Peres fu sconfitto da Benjamin Netanyahu.

Qualche anno dopo per superare una grave impasse politica guidò i laburisti nel governo di unità nazionale con il leader del Likud (centrodestra), Ariel Sharon, con cui non smise mai di condividere la linea dura contro i kamikaze palestinesi. La sicurezza del Paese fu il suo punto di riferimento costante, ma senza mai illudersi che la sola forza bastasse a risolvere l'annoso conflitto arabo-israeliano. Nel 2006 lasciò il partito laburista per fondare, con Sharon, la formazione centrista Kadima. Fu un primo importante passo verso quel superamento dei concetti di destra e sinistra, che considerava vecchi arnesi ideologici del passato. "Bisogna andare avanti in una nuova epoca", diceva, indicando con chiarezza la differenza tra la vecchia e la nuova era: "Il passato era basato sulla terra, sui campi e le case. Per avere più terra si faceva la guerra e per difendere i confini si costruivano gli eserciti". E la politica, giocoforza, girava intorno alla terra e alla guerra. Ma nella nuova era, quella della visione di Peres, i confini tendono a sparire "perché la scienza non ne ha". La sua speranza di pace si basava sui numeri: "Accanto a 70-80 mila terroristi in Medio Oriente - disse lo scorso giugno in un'intervista al Corriere - ci sono centinaia di migliaia di studenti che possono diventare innovatori e costruire una nuova vita. Nessuno li fermerà".

Questo ottimismo nel futuro, questo sogno di pace a occhi aperti, si basava su un ricordo del passato: "Quando lavoravo al ministero della Difesa qualcuno diceva che 'ebrei e arabi

non possono vivere insieme'. Poi facemmo la pace con l'Egitto, il più grande dei paesi arabi, e la Giordania". Era stato raggiunto un risultato considerato sulla carta impossibile. Perché, dunque, non continuare a sognare?

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