Nella Via Crucis di papa Francesco il dolore per i cristiani perseguitati

Migliaia di persone al Colosseo con il Papa per il momento più significativo del Venerdì Santo. Il pensiero del Papa a chi soffre per la fede: "In Kenya una brutalità insensata"

Nella Via Crucis di papa Francesco il dolore per i cristiani perseguitati

È arrivato al Colosseo verso le nove e mezza, per la tradizionale Via Crucis del Venerdì Santo. Migliaia di persone hanno salutato l'arrivo di papa Francesco per quello che è uno dei momenti più rilevanti del triduo pasquale, accogliendolo con un lungo applauso.

Un'atmosfera suggestiva, illuminata dalle lanterne, con il Pontefice ad assistere dalla balconata che si affaccia sull'anfiteatro, prima di ricordare nelle meditazioni che accompagnano le tappe della Via Crucis un sacrificio dei cristiani perseguitati che non potrebbe essere tema più attuale.

Il dolore della persecuzione, ha ricordato chi leggeva la meditazione, si può "intravedere nella tristezza e nell'angoscia di Cristo che va incontro alla morte". E nella meditazione c'è spazio per ricordare chi è perseguitato per la religione, ma anche lo sfruttamento minorile, il dramma dei soldati bambini. Tra le testimonianze quella di Shahbaz Bhatti, ministro pakistano che pagò con la vita la sua difesa della cristianità.

"In te, Divino Amore, vediamo i nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per a loro fede in te, sotto i nostri occhi o spesso con il nostro silenzio complice", ha detto il Papa. "Nella crudeltà della tua passione, Signore, vediamo la crudeltà delle nostre azioni. Nel tuo sentirti abbandonato vediamo tutti quelli abbandonati dai familiari, dalla società, quanti sono privati della solidarietà. Nel tuo corpo ferito, squarciato, vediamo quelli che sono sfigurati dalla nostra negligenza e dalla nostra indifferenza".

Il tema del dolore della cristianità anche in un telegramma che il Segretario di Stato del Vaticano ha inviato oggi al presidente della conferenza episcopale del Kenya, in cui il Papa ha voluto ricordare una "brutalità senza senso", che ha tolto la vita a 147 studenti per mano degli

estremisti somali di al-Shabaab.

Ancora una volta, durante la Via Crucis, la richiesta di perdono da parte della Chiesa alle vittime degli abusi, che già nel 2005 era stata fatta dall'allora vescovo di Roma, Joseph Ratzinger.

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