Sul movente dell'attentato di New York non c'erano dubbi: Sayfullo Saipov, il 29enne uzbeko che il 31 ottobre si è lanciato con un pick up lungo una pista ciclabile a Manhattan, ha più volte detto di aver agito in nome dell'Isis e ha chiesto di avere una bandiera nera in ospedale.
Ma nella notte è arrivata un'altra conferma. Quella del Califfato che ha rivendicato responsabilità per l'attacco tramite il settimanale di propaganda islamica Al-Naba: "Uno dei soldati dello Stato Islamico in America ha attaccato martedì dei crociati in una strada di New York, vicino al monumento dedicato a quanti persero la vita nell'incursione dell'11 settembre", scrivono, "Grazie ad Allah, l'operazione ha generato la paura nell'America dei crociati costringendola ad accrescere le misure di sicurezza e a intensificate i dispositivi contro i migranti".
Nonostante sembri che l'attentato sia frutto di un'azione coordinata, l'Isis non ha però fornito alcuna prova che fosse al corrente dell'attacco prima che accadesse o che comunque fosse coinvolto nella pianificazione.
Saipov, subito dopo l'arresto, aveva detto alle autorità di aver agito in nome dello Stato Islamico e che a ispirarlo sarebbero stati proprio i video dell'Isis.
Da quello che è emerso nei giorni seguenti all'attacco, l'uomo sarebbe totalmente devoto al gruppo terroristico, tanto da aver chiesto alle forze dell'ordine che nella sua stanza d'ospedale venisse appesa una bandiera del Califfato- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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