"Non si può escludere l'origine del Covid in laboratorio. Ce lo dice la sua struttura genetica"

Gli studiosi austriaci hanno avanzato la tesi dell'origine in laboratorio del Covid usando moderne tecnologie basate su piattaforme di genetica sintetica

"Non si può escludere l'origine del Covid in laboratorio. Ce lo dice la sua struttura genetica"

A cura dell’università di Innsbruck è stato realizzato di recente uno studio scientifico secondo cui non si potrebbe affatto escludere apriori il fatto che il Covid possa avere avuto origine in un laboratorio. Tale affermazione è stata formulata dagli accademici austriaci, in particolare dai ricercatori del dipartimento di Microbiologia dell’ateneo, facendo riferimento ad alcune peculiari caratteristiche del coronavirus. Il dossier citato è stato pubblicato dagli esperti in questione, il 17 novembre, sulla piattaforma web Wiley Online Library, specializzata in divulgazione scientifica.

In particolare, a spingere gli scienziati dell’università di Innsbruck a non escludere un’origine artificiale del Covid sarebbe stata l’analisi della capacità del morbo di adattarsi sia alle cellule umane sia a quelle animali, nonché lo studio approfondito della struttura genetica del virus incriminato.

Nel dettaglio, esaminando la struttura chimerica dell’agente patogeno, gli scienziati di Innsbruck hanno raccolto importanti indizi tali da mantenere in piedi, quale spiegazione plausibile circa l’origine del coronavirus, la tesi della nascita di quest’ultimo in un laboratorio. Gli esperti in questione avrebbero utilizzato per lo studio del morbo, spiega il loro dossier, moderne tecnologie basate su piattaforme di genetica sintetica, che consentono la ricostruzione dei virus in base alla sequenza genomica di questi ultimi, senza la necessità di un isolato naturale.

Le caratteristiche del microbo che hanno indotto gli esperti austriaci a non privare di credito la teoria dell’origine artificiale del Covid sono stati quindi alcuni peculiari tratti genetici dell’agente infettivo. I risultati delle analisi suggerirebbero, per la precisione, che il Sars-Cov-2 potrebbe derivare dalla combinazione del coronavirus RaTG13, trovato nei pipistrelli, e del recettore RBD, tipico del coronavirus che infetta i pangolini.

A delineare meglio le possibili procedure artificiali che avrebbero condotto alla creazione in provetta del coronavirus ha quindi provveduto, con le seguenti parole, Rossana Segreto, in servizio presso il medesimo dipartimento di Microbiologia: “Potrebbe essere il risultato di esperimenti di mutagenesi. Può darsi che la prima infezione sia avvenuta accidentalmente e abbia contagiato gli sperimentatori”.

Sempre a detta della scienziata, il recente studio di Innsbruck non sarebbe affatto il primo a ventilare l’ipotesi di un’origine antropica del Covid, ma, in realtà, tale tesi sarebbe stata presentata come plausibile da importanti ricerche precedenti, come un articolo apparso sulla rivista Nature a giugno.

La stessa esperta ha poi esortato la comunità scientifica a non nutrire pregiudizi verso la teoria dell’origine artificiale del coronavirus e a non lasciare inesplorato alcun sentiero di ricerca: “L’origine in laboratorio di SARS-CoV-2 non è una teoria del complotto infondata che deve essere condannata. La scienza possiede la responsabilità di considerare ogni possibile genesi del virus.

È assolutamente necessaria un'indagine approfondita sulle sequenze genetiche disponibili e sui dati di ricerca in tutti i laboratori che possiedono tali informazioni. Allo stesso tempo, non bisogna tralasciare alcun aspetto di questa pandemia, le cui origini potrebbero essere sia naturali che artificiali, non possiamo escludere nulla”.

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