Odessa è una città sospesa. Secondo le autorità ucraine le navi da guerra russe di stanza nel Mar Nero potrebbero sferrare da un momento all’altro l’offensiva sulla costa. Dalla periferia ovest della città arriva l’eco delle esplosioni. Probabilmente, come riferisce il corrispondente della Bbc, è il sistema di difesa ucraino che ha abbattuto alcuni missili.
Qui la guerra non è ancora arrivata, ma è attesa a breve. La conquista del principale porto ucraino, infatti, è strategica per Mosca, che in questo modo toglierebbe a Kiev un importante sbocco sul mare e lo snodo da cui transitano la maggior parte delle importazioni ed esportazioni del Paese. Per questo non ci si domanda quando, ma piuttosto da dove partirà l’offensiva. I russi avanzano da Kherson e dai quartieri residenziali di Mykolaiv. In 100mila sono già fuggiti verso il confine con la Romania o per raggiungere la parte ovest del Paese. Chi resta, invece, cerca di condurre una vita normale, per quanto possibile.
"Sentiamo sempre avvisi di incursioni aeree e di tanto in tanto sparatorie. È molto inquietante ma al momento, grazie a Dio, la città è relativamente calma. Dormiamo in un rifugio seminterrato, ma durante il giorno siamo qui e possiamo liberamente pregare e lavorare", racconta il vescovo cattolico della città, monsignor Stanislav Szyrokoradiuk. Le cantine delle chiese, spiega ancora il presule in un video messaggio inviato alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, sono diventate rifugi per le persone. I sacerdoti distribuiscono viveri, prodotti essenziali e pasti caldi, oltre a celebrare messe e pregare assieme a quelli che sono rimasti.
A 280 chilometri dalla città la chiesa locale ha messo a disposizione dei bambini un bunker per proteggersi dai bombardamenti. Con il passare dei giorni i sotterranei si sono riempiti di profughi. "Giovani famiglie con bambini, - racconta monsignor Szyrokoradiuk - che vivono lì". "Ci prendiamo cura di queste persone", dice ad Acs-Italia, che dall’inizio del conflitto ha inviato ai sacerdoti che gestiscono parrocchie, orfanotrofi o case per anziani, un pacchetto di aiuti da 1,3 milioni di euro.
Ogni giornata viene scandita dalla messa in requiem per tutti coloro che, da una parte e dall’altra hanno perso la vita. "Preghiamo ogni giorno per la pace. Per noi è importante pregare per tutti", spiega il vescovo che sottolinea la "grande unità tra i credenti". "La guerra – assicura - ci ha resi molto uniti, non solo i cattolici, ma anche persone di altre confessioni e culture". Intanto, in città spostarsi è diventato sempre più difficile per via dei numerosi posti di blocco dell’esercito ucraino.
Carla Melki, coordinatrice dell'emergenza di Medici Senza Frontiere racconta di negozi chiusi, divieti di acquistare alcolici, limiti all’acquisto di carburante e al prelievo di contanti. Odessa, insomma, si prepara all’assedio mentre ogni sera scatta il coprifuoco e la routine è interrotta dal suono delle sirene.
"La stragrande maggioranza del personale sanitario – racconta la volontaria - è rimasto in città e non ha intenzione di partire. Tutti stanno lavorando sodo e sono determinati ad affrontare la situazione, qualunque cosa accada".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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